mercoledì, Novembre 5, 2025

Città circolari, a Ecomondo il dibattito per farne organismi viventi, sostenibili e sistemici

La vera circolarità non è la somma di buone pratiche ma la connessione tra i sottosistemi urbani: così l’architetta Danila Longo, professoressa all’Alma Mater Studiorum di Bologna, spiega l’importanza di creare città circolari. In Italia e nel resto d’Europa non mancano le sperimentazioni, anche basate sull’IA

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Redazione EconomiaCircolare.com

Una città circolare è una città che funziona come un organismo vivente: tutto è connesso e ogni parte sostiene l’altra. Significa ripensare il modo in cui ci muoviamo, produciamo energia, gestiamo i rifiuti e costruiamo gli spazi urbani.

“La vera circolarità non è la somma di buone pratiche, ma la connessione tra i sottosistemi urbani come energia, acqua, rifiuti, cibo, mobilità che dialogano tra loro e si rigenerano in modo sistemico”, spiega l’architetta Danila Longo, professoressa all’Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Da Amsterdam a Bologna: il progetto TALEA che crea una rete verde sostenibile

Oggi questo modello resta ancora un traguardo da raggiungere. Esistono buone pratiche e progetti innovativi, dai quartieri a basse emissioni ai sistemi di raccolta intelligente dei rifiuti, ma non una vera e propria città pienamente circolare che non può concentrarsi solo sul centro storico ma deve includere le periferie come nodi attivi della rete urbana. “Le città circolari si fondano su tre principi operativi quali la prossimità, la rigenerazione e le infrastrutture sociali. Solo così la circolarità diventa anche equità territoriale,” sottolinea Longo. 

In Europa diverse città stanno già sperimentando modelli circolari. Alcune tra queste sono considerate circular frontrunners nei report europei (Circular Cities Declaration, 2024). Amsterdam è un laboratorio di logistica a emissioni zero e politiche per il cibo locale; Copenaghen e Helsinki puntano su pianificazione energetica e mobilità sostenibile; Lubiana è un riferimento per la gestione dei rifiuti.

In Italia, Milano, Bologna e Prato stanno testando percorsi virtuosi su cibo, energia e rigenerazione urbana. Nasce proprio a Bologna, città tra le più colpite dall’aumento delle temperature e dalle isole di calore, il progetto di ricerca TALEA, finanziato dall’Unione Europea, coordinato dal Comune di Bologna e sviluppato da un consorzio che vede il Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum, di cui fa parte la professoressa Longo, come core-partner. L’obiettivo è rendere la resilienza climatica una priorità concreta.

Bologna manuale città

Il progetto ha dato vita alle TALEA Green Cells (TGC), moduli verdi di connessione ecologica e microclimatica, integrati con tecnologie di sensoristica e che collegano spazi urbani e naturali: piantumazione di alberi, corridoi ecologici e aree ombreggiate, combinati con strumenti tecnologici come sensori ambientali e mappe digitali trasformano lo spazio pubblico in una rete di rifugi climatici. “Le cellule verdi connettono il tessuto urbano creando una rete verde continua, più vivibile e sostenibile –spiega Longo -. Tutti i dati raccolti confluiranno in una piattaforma che alimenterà il Digital Twin di Bologna, il modello digitale della città, per ampliare l’impatto e replicare le soluzioni in altre aree della città”. 

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AI e norme comunitarie: un supporto alla circolarità

In questo scenario anche l’intelligenza artificiale può diventare un alleato decisivo. Grazie all’analisi dei dati e ai modelli predittivi, l’AI aiuta le città a monitorare i consumi, ottimizzare i trasporti, simulare scenari ambientali e prevenire criticità. “L’intelligenza urbana non è solo artificiale ma nasce dall’interazione tra persone, tecnologia e ambiente – sottolinea la professoressa -. La tecnologia, se aperta, etica e condivisa, diventa lo strumento che amplifica la capacità del progetto di percepire (raccogliendo dati reali), adattarsi (correggendo le prestazioni in esercizio) e trasformarsi (abilitando aggiornamenti e manutenzione evolutiva lungo il ciclo di vita)”.

intelligenza artificiale 2

Anche il quadro normativo europeo si sta muovendo in questa direzione. I nuovi Regolamenti Ecodesign per Prodotti Sostenibili (ESPR) introducono criteri di durabilità, tracciabilità e riuso dei materiali (Passaporto digitale dei prodotti). “Servono però indicatori chiari e standard condivisi per misurare i risultati e ridurre l’incertezza per progettisti e investitori”, osserva l’architetta. È una visione che trova eco nel manifesto della Biennale Architettura 2025, curata da Carlo Ratti, “Intelligens. Natural. Artificial. Collective.”: un’idea di intelligenza urbana ibrida in cui naturale e digitale cooperano perché il progetto diventi un processo continuo, capace di migliorare la città nel tempo.

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Un dibattito aperto: a Ecomondo le città circolari come organismi viventi

Alla vigilia di Ecomondo 2025, dove il tema delle città circolari sarà al centro del confronto tra istituzioni, imprese e mondo della ricerca, l’attenzione si concentra sulla complessità del concetto di urban circularity. Tra gli appuntamenti in programma, il convegno “Circular Cities. Strategie per la rigenerazione urbana e sociale”, in calendario giovedì 6 novembre alle ore 14.00 e organizzato nell’ambito del progetto PNRRCreative competencies for the social change: tradition and future of Made in Italy”.

L’incontro sarà dedicato alle esperienze e ai modelli di centri urbani che adottano un approccio sistemico all’economia circolare. “La sostenibilità non è più un settore, ma una cultura del progetto – conclude Danila Longo. Eventi come Ecomondo sono fondamentali per connettere le conoscenze e costruire visioni comuni”.

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