giovedì, Novembre 6, 2025

Contraccettivi in fumo: la battaglia del governo Usa contro aborto e anticoncezionali

L'amministrazione Trump ordina la distruzione di contraccettivi USAID per 9,7 milioni di dollari, bloccando aiuti sanitari vitali alle donne in 18 paesi. Una scelta politica che minaccia salute, diritti e autonomia femminile, con gravi effetti umanitari e ambientali

Enrica Muraglie
Enrica Muraglie
Giornalista indipendente, ha scritto per il manifesto, Altreconomia, L'Espresso. Fa parte della rete FADA.

Sono bloccati da mesi in un magazzino di Geel, in Belgio, e verranno distrutti. L’amministrazione Trump ha stabilito l’incenerimento di contraccettivi per un valore di 9,7 milioni di dollari (circa 8,3 milioni di euro) di proprietà del programma dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID). I contraccettivi erano destinati a organizzazioni benefiche internazionali per essere distribuiti alle donne di almeno 18 paesi, molti dei quali africani, per programmi di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili: 26 milioni di preservativi, 950 mila dispositivi sottocutanei o intrauterini, 2 milioni di confezioni di pillole anticoncezionali e di dosi di iniezioni ormonali. 

Una nuova minaccia alla salute, al futuro e alla vita delle donne, quelle che avrebbero utilizzato questi prodotti e che dovranno affrontare invece gravidanze indesiderate, difficoltà finanziarie o persino conseguenze letali, nelle zone prive di servizi di aborto sicuro. E all’ambiente, visto che centinaia di migliaia di prodotti – per realizzare i quali sono state usate materie prime ed energia – verranno inceneriti prima ancora di essere utilizzati.

Senza USAID 

Istituita dal presidente John Fitzgerald Kennedy per dare una struttura definitiva al sistema di aiuti internazionali, USAID è l’agenzia del governo statunitense che gestisce i programmi di aiuti all’estero. All’indomani della sua seconda elezione, Donald Trump ha deciso di “rivalutare tutti i finanziamenti” internazionali, con immediate ripercussioni sulle operazioni delle organizzazioni umanitarie. Risultato: decine di dirigenti di USAID in congedo forzato, licenziamenti, pagine social dell’Agenzia oscurate, tagli di oltre l’80% dei programmi umanitari.

Le ong internazionali che si occupano di salute avevano già esortato l’Unione europea a intervenire per proteggere le iniziative sanitarie salvavita, in quello che considerano un “momento di resa dei conti” a causa dei tagli di Washington agli aiuti esteri. Poi, l’ennesimo colpo inferto alla salute sessuale e riproduttiva.

La fornitura di contraccettivi è stata acquisita da USAID durante il mandato del predecessore di Trump, Joe Biden, e non saranno distribuiti come inizialmente previsto a causa del ripristino di una politica statunitense che vieta l’invio di aiuti alle organizzazioni che forniscono servizi di aborto. La Mexico City Policy, che prende il nome dal luogo in cui fu annunciata nel 1984, impone infatti il divieto di finanziare con fondi federali le ong straniere che praticano o promuovono l’aborto, anche se utilizzano risorse proprie. È stata ripristinata dal presidente Donald Trump a gennaio 2025, nei primi giorni del suo secondo mandato. Il Guardian riporta però che quelli bloccati in Belgio sarebbero soprattutto contraccettivi a lunga durata, come la spirale intrauterina. 

Paese destinatario per l’incenerimento del carico di contraccettivi, la Francia “non può essere complice, nemmeno indirettamente, di politiche retrograde, né può tollerare che risorse mediche vitali vengano distrutte quando potrebbero salvare vite umane, prevenire gravidanze indesiderate e contribuire a una maggiore autonomia delle donne”, ha detto Marine Tondelier, leader dei verdi francesi, in una lettera indirizzata al presidente Emmanuel Macron. 

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Foto: Canva

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I costi in vite umane 

Secondo le stime della Reproductive health supplies coalition i contraccettivi presenti nel magazzino belga avrebbero potuto prevenire 362 mila gravidanze indesiderate, 161 mila nascite non pianificate, 110 mila aborti non sicuri e circa 718 morti materne prevenibili. 

Ma anche gli effetti a catena all’interno della filiera sono devastanti. Quando manca il contraccettivo di prima scelta una donna è costretta a ripiegare su uno di seconda scelta, spesso meno adatto o meno efficace. L’aumento della domanda potrebbe portare all’esaurimento delle scorte di quel prodotto, e tutto il sistema finirebbe sotto pressione. Quando le scorte di prodotti per la “pianificazione familiare” sono compromesse, l’intera filiera è a rischio, richiedendo nuovi finanziamenti, tempo e un coordinamento che non possono concretizzarsi in tempi brevi. 

La “pianificazione familiare”, ossia le attività educative, mediche e sociali per la gestione sicura della fertilità delle donne, è una componente fondamentale della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi, come definito dalla Commissione Guttmacher – Lancet, una collaborazione tra esperti provenienti da Africa, Asia, Europa, Medio Oriente, Nord e Sud America sui diritti sessuali e riproduttivi. Gli Stati Uniti si sono distinti finora come leader mondiale e come il maggiore donatore di programmi sanitari globali, mentre l’USAID ha sostenuto l’erogazione dei servizi, la fornitura di contraccettivi, il monitoraggio e la valutazione, tra le altre attività. Ha inoltre cercato di integrare la pianificazione familiare con interventi per la salute materna e infantile, programmi per l’HIV e sforzi per porre fine ai matrimoni precoci e alla violenza di genere. Risparmiare 9,7 milioni di dollari di contraccettivi dall’incenerimento non risolverà il problema dei finanziamenti messi a rischio dai tagli dell’amministrazione Trump, ma potrebbe prevenire ulteriori disastri. 

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Incenerimento come decisione politica

“Questo fa seguito al recente incenerimento di 500 tonnellate di aiuti alimentari finanziati dai contribuenti, destinati a sfamare i bambini in Afghanistan e Pakistan. In entrambi i casi, la scelta di bruciare aiuti salvavita rappresenta un profondo spreco che aggrava la sofferenza umana, nega la dignità e nega le cure a chi ne ha più bisogno”, la condanna dell’Alleanza globale per le alternative all’incenerimento (GAIA). La visione di giustizia ambientale di GAIA riconosce l’interconnessione tra tutte le forme di ingiustizia: “Sappiamo che l’incenerimento non è mai un atto neutro. Si tratta di un metodo di smaltimento tossico, ingiusto e miope che non solo danneggia la salute pubblica, ma accelera anche il cambiamento climatico e rafforza i sistemi di oppressione. Bruciare aiuti salvavita è una decisione politica”. 

Sebbene la giustificazione addotta dall’amministrazione statunitense sia quella di voler recuperare il valore di mercato, per alcuni prodotti “era già diminuito perché avevano superato la data di scadenza”, ci racconta Sarah Shaw, direttrice dell’advocacy di MSI reproductive choices. Più a lungo rimangono sugli scaffali, più il loro valore diminuisce: il fatto che gli Stati Uniti siano disposti a spendere ulteriori fondi pubblici (circa 160 mila dollari) per l’incenerimento in un impianto in Francia “indica chiaramente che la necessità di recuperare il valore per garantire un buon rapporto qualità-prezzo non regge”. 

Se l’annullamento della sentenza Roe vs Wade ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto nel giugno 2022, “questo è un ulteriore sviluppo e indica che (gli Usa) sono anche contrari alla contraccezione”, dice Sarah Shaw. Un tassello che si aggiunge alla guerra ai corpi delle donne, ai tentativi di limitare i loro diritti e riportarle indietro nel tempo: “Per decenni il governo degli Stati Uniti ha avuto una storia davvero orgogliosa nel consentire l’accesso alla pianificazione familiare alle donne dei paesi con reddito più bassi”. Ostacolare la contraccezione, insieme ai tagli a USAID “cambierà per sempre il corso della vita di una generazione di donne. Significa che le ragazze adolescenti abbandoneranno la scuola perché non possono proteggersi dalla gravidanza, il che avrà un effetto a catena sul resto della loro vita. Assisteremo a un aumento degli aborti non sicuri e, a causa di questi, della mortalità materna”. 

Un’opportunità per stigmatizzare la contraccezione e impedire alle donne di accedere alle scelte riproduttive. Ma non soltanto: “Gli effetti della perdita del programma di pianificazione familiare rallenteranno lo sviluppo sociale ed economico, impedendo alle donne di istruirsi e di essere indipendenti”, aggiunge Shaw. “Ci vorranno generazioni per superare questa situazione”. 

Foto: Canva

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