Grazie alla loro magnificenza hanno reso celebri meravigliose vallate, fanno bella mostra di sé sulle tavole italiane per tanti mesi l’anno e sono ingredienti meravigliosi nella preparazione di dolci e tanti altri piatti: le arance sono preziosi tesori dell’area mediterranea.
Se vi chiedessimo che utilizzi ne fate, probabilmente direste che le mangiate così come sono, che a volte invece ne ricavate spremute, che usate la buccia nella preparazione di alcuni dolci o – qualora ne aveste in abbondanza – producete meravigliose marmellate.
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Eppure se ne può ricavare molto di più, specie dagli scarti. Sono infatti tante le aziende che, negli anni, hanno provato a scoprire come riutilizzare ogni parte del meraviglioso agrume. Riportiamo qui alcuni esempi davvero fenomenali di economia circolare.
Tessuti dai vestiti
Si chiama Orange Fiber e nasce dalla brillante idea di Adriana Santanocito che, insieme a Enrica Arena, ha fondato l’azienda italiana. La Orange Fiber ha brevettato e produce tessuti di qualità e sostenibili utilizzando un sottoprodotto dell’industria di trasformazione agrumicola (quella dei succhi) – che altrimenti andrebbe smaltito (con evidenti costi in termini economici e ambientali) – dal quale si estrae la cellulosa poi trasformata in filato che può essere tessuto.
“Orange Fiber, oggi PMI innovativa, continua a perseguire l’obiettivo che da sempre la guida – afferma Adriana Santanacoto a EconomiaCircolare.com – Ovvero quello di contribuire a rendere l’industria della moda più sostenibile, creando materiali innovativi ottenuti a partire dai sottoprodotti dell’industria di spremitura delle arance. L’azienda è impegnata da fine 2019, dopo la campagna di successo di equity crowdfunding, nello scale up industriale e nell’aumento della propria capacità produttiva e si appresta a presentare una nuova collezione di tessuti sostenibili capaci di soddisfare le esigenze del comparto moda-lusso”.
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Oli essenziali e canditi… per deliziare palato e olfatto
Con sede a Barcellona Pozzo di Gotto, la Canditfrucht sa davvero il fatto suo quando si parla di agrumi, di arance e della valorizzazione in ogni loro parte. Tra le (davvero) tante attività, una volta estratto il succo – che verrà concentrato (fino a 6 volte, per poi diventare l’ingrediente “segreto” di note aranciate) – dà una seconda vita alle bucce in maniera assolutamente fenomenale: viene estratto l’olio essenziale, senza rovinare la buccia, che potrà poi essere candita. Gli scarti finali della ditta? Finiscono in un impianto di biomasse.
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Carta a base di arance
La cartiera Favini da anni stupisce per la capacità di raccogliere e vincere la sfida nella produzione di carta sostenibile, emblema dell’economia circolare. In principio furono le alghe e da lì ne hanno fatta di strada, anzi di carta, ricorrendo anche all’utilizzo di scarti vegetali come le bucce dell’arancia, vinacce, olive o i gusci di nocciola.
Ad oggi la carta crush, prodotta coi residui del settore agroindustriale, è realtà. La buccia d’arancia viene ridotta a una sorta di farina che viene utilizzata per realizzare la carta, consentendo un risparmio della cellulosa.
Dal presidio slow food allo shower gel
Dalle arance del presidio slow food agrumi del Gargano nascono meravigliosi prodotti. Un esempio? La marmellata prodotta dall’azienda agricola Ricucci. Tuttavia anche a seguito della produzione del succo o della marmellata si producono scarti di lavorazione, non utilizzabili in cucina o in gastronomia in alcun modo. Cosa farci?
La risposta è arrivata dalla Bioclin che ha avviato un progetto di recupero e riqualificazione di materiali di scarto provenienti dall’industria alimentare in collaborazione con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, organismo operativo di Slow Food per la tutela della biodiversità alimentare. Così, con l’acqua estratta dalla lavorazione delle arance del Gargano, oggi si dà vita a uno shower gel, arricchito con un prezioso olio essenziale di arancia.
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E questi sono solo alcuni esempi di economia circolare dall’inconfondibile profumo agrumato.
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