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lunedì, Dicembre 16, 2024

L’Unione europea torna a spingere per il caricabatterie universale. E si rinnova lo scontro con Apple

Con l'obiettivo di ridurre i rifiuti elettronici, l'Ue da più di 10 anni spinge per adottare un caricabatteria universale per tutti i dispositivi elettronici mobili. Ma il colosso tecnologico statunitense continua a opporsi

Simone Fant
Simone Fant
Simone Fant è giornalista professionista. Ha lavorato per Sky Sport, Mediaset e AIPS (Association internationale de la presse sportive). Si occupa di economia circolare e ambiente collaborando con Economia Circolare.com, Materia Rinnovabile e Life Gate.

Da più di dieci anni Bruxelles tenta di rendere obbligatorio il caricabatterie universale ma Apple ha sempre continuato a farla franca. Da oggi, però, la storia potrebbe cambiare. Secondo fonti vicine al dossier, la Commissione europea infatti presenterà una proposta legislativa per l’introduzione di un punto di ricarica comune USB-C per tutti i dispositivi mobili richiedendo anche protocolli software di ricarica interoperabili tra marchi.

Nel mirino della nuova legislazione c’è il gigante tecnologico statunitense Apple – i cui prodotti sono alimentati dai cavi Lightning – che per anni ha respinto i tentativi dell’UE di standardizzare i caricabatterie attraverso requisiti vincolanti, sostenendo che la norma ostacolerebbe l’innovazione. Con l’obiettivo di ridurre i rifiuti elettronici, la proposta incentiverebbe le aziende anche a smettere di vendere caricabatterie nuovi per ogni dispositivo, dando ai consumatori la possibilità di usare i loro vecchi cavi. Una proposta che si allinea perfettamente alle logiche di economia circolare di cui a Bruxelles si parla tanto.

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I retroscena tra Apple e UE

“Speriamo che la Commissione continui a cercare una soluzione che non limiti la capacità del settore di innovare“, diceva Apple poco più di un anno fa, dopo che legislatori avevano fatto presente al Parlamento europeo che sarebbe stato essenziale un caricabatterie universale per ridurre i famosi Raee (rifiuti elettronici), sempre difficile da recuperare.

Apple aveva addirittura commissionato uno studio alla Copenhagen Economics per dimostrare che il danno ai consumatori derivante da un passaggio obbligato a un caricabatterie comune sarebbe costato almeno 1,5 miliardi di euro, superando i 13 milioni di euro di benefici ambientali associati. Tuttavia il Parlamento europeo lo scorso anno ha votato a stragrande maggioranza a favore di un caricatore comune, citando i vantaggi ambientali e la convenienza economica.

La Commissione europea, che funge da esecutivo per l’UE, sta spingendo per un caricabatterie comune da oltre un decennio. Nel 2009 quattro società – ovvero i colossi del settore Apple, Samsung, Huawei e Nokia – firmarono un memorandum d’intesa volontario per uniformare i caricabatterie dei nuovi modelli di smartphone in arrivo sul mercato nel 2011. Ma poi l’approccio volontario non aveva funzionato e l’arrivo di una legge sembrava essere nell’aria. “Data la limitazione per l’applicazione di norme alle apparecchiature radio (RED) , qualsiasi azione attraverso la procedura legislativa ordinaria, come le misure di attuazione ai sensi della direttiva sulla progettazione ecocompatibile, dovrebbe essere ulteriormente esplorata e valutata a fondo”, un funzionario aveva avvisato.

Secondo uno studio di valutazione d’impatto della Commissione del 2019, la metà dei caricabatterie venduti con i telefoni cellulari nell’Unione europea nel 2018 aveva cavi USB micro-B, il 29% un USB C (usati da dispositivi Android), mentre il 21% usava cavi Lightning (Apple).

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