Il timore di vedere affossata la legge europea sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) – e con essa parte del Green Deal europeo – è stato fugato ieri a Strasburgo dove la plenaria dell’Europarlamento ha approvato, con modifiche, la legge presentata dalla Commissione.
Risicata la maggioranza: 336 voti favorevoli (Socialisti & Democratici, sinistra GUE/NGL, Verdi, non iscritti come il M5S e anche alcuni popolari, non italiani pare, andati contro le indicazioni del partito), 300 contrari (centrodestra e destra: Ppe, Ecr e Id) e 13 astenuti. Il prossimo passo sarà l’avvio dei negoziati con Consiglio sul testo definitivo (procedura legislativa ordinaria). Che ovviamente non sarà quello presentato nel giugno 2022 dalla Commissione, visto che il Parlamento ha emendato in più punti la norma (alcuni centrali, come l’articolo 9 sul ripristino dei suoli agricoli, cancellato).
La bocciatura nelle commissioni competenti (Pesca, Agricoltura, soprattutto Ambiente) aveva preannunciato un voto delicato. Il cui esito incerto ha offerto un assaggio di quella che potrebbe essere la geopolitica dell’Europarlamento dopo le elezioni del giugno 2024, col partito popolare (PPE, il partito da cui, peraltro, viene la presidente della Commissione) alleato del fronte più conservatore.
Cosa prevede la Nature Restoration Law della Commissione
La decisione dalla Commissione del giugno dell’anno scorso prende le mosse dalla constatazione che oltre l’80 % degli habitat europei versano in cattive condizioni, con zone umide, torbiere, pascoli e dune tra gli habitat più colpiti. La proposta di regolamento (dunque una norma applicativa al momento dell’entrata in vigore) presentata dalla Commissione ha messo in campo obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura, a integrazione delle normative esistenti, e in particolare prevedeva:
- misure di ripristino per almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’UE entro il 2030; per arrivate al 100% degli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050;
- l’inversione del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e, successivamente, l’aumento di queste popolazioni;
- riduzione del 50% l’uso dei pesticidi chimici entro il 2030; divieto di tutti i pesticidi nelle aree sensibili (quali le aree verdi urbane, compresi i parchi o giardini pubblici, i campi ricreativi o sportivi, i sentieri pubblici e le zone protette Natura 2000 e qualsiasi area ecologicamente sensibile da preservare per gli impollinatori in pericolo);
- nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, un aumento del 5 % entro il 2050, una copertura arborea minima del 10% in ogni città, piccola città e periferia europea e un guadagno netto di spazi verdi integrati negli edifici e nelle infrastrutture;
- negli ecosistemi agricoli, l’aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per le farfalle, l’avifauna, il carbonio organico nei suoli coltivati e gli elementi caratteristici del paesaggio ad alta diversità sui terreni agricoli;
- il ripristino e la riumidificazione delle torbiere drenate a uso agricolo e nei siti di estrazione della torba;
- negli ecosistemi forestali, l’aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per quanto riguarda la connettività delle foreste, il legno morto, la percentuale di foreste disetanee, l’avifauna forestale e le riserve di carbonio organico;
- il ripristino degli habitat marini quali le colture marine o i fondali di sedimenti e il ripristino degli habitat di specie marine emblematiche quali delfini e focene, squali e uccelli marini;
- l’eliminazione delle barriere fluviali in modo che almeno 25 000 km di fiumi siano trasformati in fiumi a flusso libero entro il 2030.
“Il ripristino – sottolineava la Commissione – non preclude l’attività economica. Il ripristino consiste nel vivere e produrre insieme alla natura, riportando una maggiore biodiversità ovunque, anche nelle zone in cui si svolge un’attività economica, come ad esempio le foreste gestite, i terreni agricoli e le città”. Ogni euro investito in azioni di ripristino della natura apporta, secondo la Commissione, un valore economico compreso tra 8 e 38 euro, “grazie ai servizi ecosistemici che favoriscono la sicurezza alimentare, la resilienza degli ecosistemi e l’attenuazione dei cambiamenti climatici, nonché la salute umana”.
Entro due anni dal completamento dell’iter legislativo, gli Stati avranno l’obbligo di adottare dei Piani nazionali di Ripristino, da sottoporre al controllo della Commissione, inviando rapporti annuali sui progressi e l’attuazione delle misure previste. In caso di mancato rispetto degli obiettivi prefissati, gli Stati potrebbero essere esposti ad azione legale.
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Cosa prevede la Nature Restoration Law emendata dal Parlamento Ue
Quella descritta, però, è solo la proposta della Commissione, che, con l’obiettivo del compromesso e grazie ad alcuni emendamenti (tra i circa 140 presentati), è stata alleggerita di alcuni passaggi indigesti soprattutto agli agricoltori. Spiega infatti il WWF: “Il Parlamento europeo ha adottato l’emendamento basato sull’orientamento generale del Consiglio (approvato il 20 giugno scorso col voto contrario di Italia, Austria, Belgio, Finlandia, Olanda, Polonia e Svezia e caratterizzato da maggiore gradualità e flessibilità, ndr), che ha già indebolito in modo significativo il livello di ambizione della proposta di legge, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi di ripristino dell’ambiente marino, delle torbiere e delle foreste, e cancellando l’articolo sull’accesso alla giustizia”.
È saltata la norma forse più detestata: gli emendamenti “hanno cancellato l’articolo che avrebbe ripristinato la natura nei terreni agricoli, comprese le torbiere, rinunciando ad un elemento essenziale per aumentare la capacità dell’Europa di sequestrare il carbonio, ignorando che oggi in Europa è proprio l’agricoltura intensiva – che dipende dalle sostanze chimiche di sintesi e che semplifica gli agroecosistemi – la prima causa di perdita della biodiversità”. Festeggia infatti Coldiretti: “Il Parlamento Europeo – ha detto il presidente Ettore Prandini -salva l’agricoltura nell’applicazione della proposta di regolamento sul Ripristino della natura votando l’esclusione degli ecosistemi agricoli come richiesto da Coldiretti a tutti i livelli”. Ancora: “È particolarmente grave la cancellazione delle azioni dedicate alla tutela degli impollinatori, fondamentali per contribuire alla sicurezza alimentare”.
Altra crepa nel testo della commissione è dovuta al fatto che il Parlamento – come spiega una nota della stessa Eurocamera – propone anche che la normativa si applichi “solo una volta che la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e dopo che i Paesi dell’UE avranno quantificato le aeree da ripristinare per raggiungere gli obiettivi per ogni tipo di habitat”. Il Parlamento vuole anche introdurre la possibilità di rinviare gli obiettivi di ripristino “in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali”. Infine, entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà valutare “l’eventuale divario tra le esigenze finanziarie del ripristino e i finanziamenti UE disponibili e studiare soluzioni per colmare tale divario, in particolare attraverso un apposito strumento UE”.
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Le reazioni
L’europarlamentare di Forza Italia-Gruppo PPE, Massimiliano Salini, membro della Commissione Ambiente (ENVI) parla di “legge irresponsabile, che danneggia famiglie e imprese. Un testo che minaccia di ridurre il suolo agricolo e la quantità di cibo in Europa. Un brutto segnale che sacrifica gli interessi dei cittadini in ossequio al radicalismo ultra-green”. E poi una coda politica: “La richiesta di cambiamento nelle politiche Ue è forte, e conferma la strada da percorrere: dobbiamo lavorare ad una nuova maggioranza di centrodestra alle europee 2024”. La legge sul ripristino della natura “è figlia del ‘Green Chic’ non del Green Deal, un testo fatto da persone che dalle loro Ztl parlano di natura senza mai averci messo piede”, ha commentato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini (commissione Ambiente). Sul fronte opposto Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, anche lei in commissione Ambiente: “Hanno vinto la natura e la salute dei cittadini sulle logiche del mero profitto. Non solo: il ripristino della natura aiuterà anche gli agricoltori a garantire che i terreni agricoli abbiano la necessaria capacità produttiva per i decenni a venire”.
Plauso unanime degli ambientalisti. Il citato WWF, che ricorda come “la biodiversità è cruciale per la sicurezza alimentare, poiché rende i sistemi agricoli più resilienti ai cambiamenti climatici, ai parassiti e alle malattie. Grazie alla natura si possono avere suolo, acqua e aria puliti e una maggiore capacità di contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico come alluvioni e desertificazione”. Poi Greenpeace (“legge storica”) e Legambiente (“misura necessaria per garantire la tutela della biodiversità messa a rischio dai cambiamenti climatici e da uno sfruttamento eccesivo delle risorse naturali e del mare”.
Utili a comprendere il peso politico del voto di ieri il commento di due commissari: il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans: “È stato un voto cruciale per il futuro del Green Deal e per gli obiettivi di neutralità climatica. Quando parliamo del Green Deal però ora pensiamo alla prossima generazione e non alle prossime elezioni”. E il commissario per l’Economia Paolo Gentiloni, che ha twittato: “Il Parlamento europeo ha votato la legge sul ripristino della natura. Una buona notizia e un risultato politico per la Commissione”. Il capodelegazione di FdI a Strasburgo, Carlo Fidanza, ha detto invece che il voto di ieri “non è una battuta d’arresto per una nuova alleanza Ue” anzi, ieri “è emersa una nuova consapevolezza del Ppe su alcune scelte dell’attuale esecutivo che erano evidentemente sbagliate”.
La vicenda della Nature Restoration Law ci dice, dunque, che sempre più le questioni ambientali saranno al centro delle contrapposizioni tra gli schieramenti politici e avranno un ruolo di primo piano nella definizione dell’identità dei partiti.
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