[di Linda Giugovaz]
Cosa succederebbe se qualcuno riuscisse ad operare in termini di circolarità anche in un settore, quello industriale, per sua natura ostile alle tendenze “green”? È la storia di MaterialScan
Sinossi
Nel 2015, cinque ingegneri dei materiali sperimentano un modello economico circolare per il recupero di scarti industriali, altrimenti non riciclabili. Partendo dalla polvere dei materiali di scarto triturati riescono a delineare un processo di produzione capace di generare un isolante prestazionale ed eco-sostenibile. La schiuma ottenuta si dimostra adatta a diversi usi industriali, grazie alla sua modulabilità e alle capacità isolanti. Motivati dai risultati ottenuti con questo progetto decidono di continuare ad investire sulla loro idea. È così che si auto-finanziano, dando vita a MaterialScan. Dietro a questo spin-off dell’Università di Trieste tanta capacità e motivazione, per un’azienda che oltre all’attività di ricerca si occupa anche di consulenza alle imprese. Attualmente, oltre alla formulazione di questo materiale green, l’azienda vanta anche la produzione di un sensore per monitorare lo stato di sicurezza delle costruzioni e nuove ricerche ancora in fase di sviluppo. All’attivo anche importanti collaborazioni nell’ambito di progetti internazionali.
MaterialScan è una realtà giovane che, a distanza di pochi anni, si presenta come una delle poche aziende del nord-est ad operare secondo una logica di economia circolare. In particolare, concentrandosi nel settore industriale, componente non trascurabile dell’economia italiana, l’azienda va a toccare un contesto in cui i materiali di scarto non conoscono ancora un valido processo di riciclo. Sono le imprese del settore che devono provvedere al costoso smaltimento degli scarti, che non sempre procede secondo copione. Si crea infatti lo spazio per le discariche abusive, con prevedibili ripercussioni ambientali. Da qui l’idea di occuparsi di questi scarti, spesso scomodi e costosi per le industrie, trasformandoli in qualcosa di nuovo.
“Utilizziamo materiali destinati alla discarica: vetroresina, ma anche fibra di carbonio e mattoni” sottolinea Luca Cozzarini, socio dell’azienda. Lo scarto viene inizialmente triturato: il procedimento prevede che la polvere ottenuta, con l’aggiunta di acqua e di un polimero naturale e biodegradabile, venga trasformata in una schiuma modulabile. Il materiale ottenuto presenta delle ottime qualità di isolamento, particolarmente accentuate per quanto riguarda l’acustica. Inoltre, la schiuma creata da MaterialScan non rilascia fibre, il che fa presuppore un possibile uso in sostituzione della lana di roccia, materiale largamente utilizzato nel settore industriale e navale, ma che negli ultimi tempi ha fatto sorgere dei dubbi circa le ripercussioni sulla salute di chi si trova esposto quotidianamente al materiale.
Grazie all’assenza di emissioni nocive, basse temperature di processo e il recupero dell’acqua utilizzata, anche il processo produttivo garantisce eco-sostenibilità, introducendo sul mercato un prodotto che eccelle per le sue qualità di recupero, oltre che per l’efficienza. D’altro canto, nel laboratorio di MaterialScan vaschette di gelato e scatoloni diventano porta-provette e contenitori: i “padri” di questa schiuma, infatti, l’hanno ideata in un ambiente piccolo ed essenziale, dove l’impegno al riciclo e al recupero dei materiali è all’ordine del giorno.
MaterialScan, infatti, non nasce come azienda di produzione in scala. L’alta qualità della schiuma e la meticolosità del suo processo produttivo comporta dei costi troppo elevati per un laboratorio universitario, che non permettono la competitività sul mercato. È qui che entra in gioco l’altra faccia dell’azienda, che si dedica appunto alla consulenza. Uno degli obiettivi perseguiti è proprio legato alla possibilità di assistere le imprese, che già affrontano il problema dello smaltimento degli scarti, nell’investimento nei macchinari necessari alla produzione della schiuma. In altre parole, l’azienda si propone di fornire le conoscenze necessarie per un proficuo recupero degli scarti, offrendo un servizio da non sottovalutare.
Questa seconda faccia di MaterialScan e la sua intraprendenza le hanno permesso di allargare i propri orizzonti. Al momento, infatti, l’azienda è impegnata anche a livello europeo, in particolare seguendo un progetto in ambito navale.
MaterialScan sicuramente non ha seguito la via dell’economicità dei materiali, la strada più facile. Non ha pensato di offrire un servizio appetibile in termini di semplicità di produzione, e neppure ha scelto un settore influenzato da tendenze “green”. Ha trovato invece un modo per valorizzare ciò che già esiste, trasformando un problema in risorsa. Le persone che operano dietro all’azienda hanno voluto pensare all’ambiente e al futuro. Hanno deciso di impegnarsi in un progetto tutto in salita, consci dell’immensa fatica che ciò avrebbe comportato. La passione per il proprio lavoro ha portato questi ingegneri ad essere tra i pochi a mettere in atto un progetto di circolarità economica abbattendo il muro degli interessi economici industriali, che spesso lasciano poco spazio ai progetti green ed eco-sostenibili.
L’intraprendenza e il coraggio che hanno fatto nascere MaterialScan possano essere d’esempio per continuare a mitigare il binomio industria-inquinamento.