“Quando pensi a chi ami, diffondi amore: per le persone, per il pianeta, scegli un natale circolare”. Lo slogan scelto da Emmaus, la onlus che si rifà al movimento fondato dall’Abbé Pierre nel 1949 in Francia, fa coincidere economia circolare con economia solidale. Non dovrebbe essere questo il senso profondo delle festività natalizie?
Ecco allora l’idea di Emmaus Italia di valorizzare le 18 comunità e gruppi sparsi in Italia, che per autosostenersi da anni hanno messo su mercati dell’usato che però, allo stesso tempo, sono anche solidali, nel senso che i proventi delle vendite sono reinvestiti nell’autosostegno e nel recupero di persone messe ai margini della società (tossicodipendenti ed ex carcerati), che invece grazie al lavoro in Emmaus riacquistano prima di tutto dignità.
“Scegliere di acquistare nei nostri mercatini vuol dire dare nuova vita e storia a oggetti che sono ancora utili e belli, evitando di sprecare merce – si legge nell’annuncio dell’iniziativa – Acquistare un oggetto usato, che ha avuto nuova vita attraverso i nostri mercatini, vuol dire non solo evitare tutti gli impatti ambientali del fatto che vengono buttati via anche se non hanno niente che non va, ma anche evitare di alimentare un meccanismo che continua a produrre cose, oggetti, di cui il pianeta è saturo”.
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“Il riuso fa bene al pianeta e alle persone”
“È da molti anni che diciamo che il riutilizzo dei materiali fa bene al pianeta e alle persone. Da quasi 50 anni realizziamo le nostre attività, ospitando persone in difficoltà grazie a un’economia circolare che per noi è anche solidale”. Massimo Resta è il presidente di Emmaus Italia, e quando gli chiediamo di commentare l’iniziativa del Natale Circolare fa appello alla storia di un’associazione, diventata poi un’organizzazione non governativa, laica e indipendente da istituzioni governative, religiose e bancarie che si autofinanzia tramite la raccolta di merce usata proveniente dalla donazione della cittadinanza.
Sono tante comunque le iniziative messe in campo da Emmaus Italia. Come la recente vendita straordinaria di quasi 40mila euro, soldi messi a disposizione per gli obiettori di coscienza russi e ucraini. “Purtroppo sembra, così ci dicono i nostri contatti, che la rotta balcanica sia di nuovo in fibrillazione – aggiunge Massimo Resta, presidente di Emmaus Italia – e che stiano riprendendo i passaggi delle persone per entrare in Europa. È per questo che stiamo immaginando di organizzare una raccolta fondi per la Bosnia, come abbiamo fatto già altre volte in passato”.
A Emmaus, dunque, davvero l’economia circolare fa rima con solidale. E le potenzialità di questi mercati sono notevoli, se solo fossero messi in grado di operare concretamente, come insegna la vicenda del decreto sul riutilizzo, atteso nel nostro Paese da oltre 10 anni. “Ci vorrebbero molti più centri del riuso in Italia – conferma Resta – e anche noi, nel nostro piccolo, vorremmo attrezzare dei laboratori per la riparazione degli oggetti, compatibilmente con le nostre forze. Ma predomina ancora un’ottica lineare, per cui il nuovo è sempre meglio dell’usato, così come prevalgono gli interessi di chi i rifiuti li produce e ci guadagna”.
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