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martedì, Dicembre 3, 2024

Olimpiadi Parigi, atleti in pista contro l’usa e getta e il greenwashing

Gli atleti scendono in campo non solo per gareggiare alla Olimpiadi, che si aprono domani a Parigi, ma anche per difendere l’ambiente, con messaggi contro gli imballaggi usa e getta e contro il greenwashing

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Redazione EconomiaCircolare.com

Usare le olimpiadi – domani la cerimonia inaugurale di Parigi 2024 – per lanciare un messaggio politico e ambientale contro l’usa e getta e contro il greenwashing. Oltre 100 atlete atleti ed ex atleti (di cui 22 gareggeranno a Parigi) e 11 organizzazioni sportive hanno preso (metaforiamente) carta e penna per scrivere ai CEO di Coca-Cola (uno degli sponsor delle olimpiadi di Parigi) e PepsiCo e ricordargli che “il mondo ha bisogno di più imballaggi riutilizzabili e di meno plastica monouso che inquina il nostro pianeta”.

Gli atleti chiedono ai “leader delle più grandi aziende di bevande e dei principali sponsor del mondo, di unirsi nello spirito delle Olimpiadi e dello sport e di impegnarsi a riutilizzare di più e a ridurre la plastica monouso”.

I Giochi Olimpici e Paraolimpici di Parigi 2024, si legge nella lettera aperta. “saranno l’occasione perfetta per voi e per le vostre aziende per innescare un cambiamento epocale nel modo in cui il mondo concepisce gli imballaggi e accendere la fiaccola del riutilizzo”. Infatti, come abbiamo raccontato, saranno “il più grande evento sportivo mai realizzato con il riutilizzo su scala. I Giochi serviranno bevande in bicchieri riutilizzabili, sostituendo potenzialmente oltre 13 milioni di contenitori di plastica monouso”.

olimpiadi monouso usa e getta

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Le atlete e gli atleti ‘circolari’

Tra i firmatari della lettera a favore di una maggiore circolarità degli imballaggi troviamo la windsurfer francese medaglia d’oro olimpica Charline Picon, l’irlandese medaglia d’argento nell’equitazione Sarah Ennis e il nuotatore americano e due volte medaglia d’oro olimpica Zach Apple, e poi tante altre medaglie olimpiche o paralimpiche (Alana Nichols, pallacanestro in carrozzina; Alexander Megos, arrampicata sportiva; Eliza McCartney, salto con l’asta; Elizabeth Beisel, nuoto; Etienne Stott, canoa; Genevra L. Stone, canottaggio; Hannah McLoughlin, hokey; Jamal Hill, nuoto; Lara Dallman-Weiss, vela; Mallory Franklin, canoa, e tanti altri provenienti da Austria, Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Filippine, Francia, Irlanda, Nigeria, Portogallo, Repubblica ceca, Stati Uniti, Ucraina).

Due i nomi di italiani in calce al documento: Alessia Zecchini, apneista, pluriprimatista mondiale e già campionessa del mondo; e Alberto Rondina, kitesurfer, già terzo posto del circuito mondiale kitesurf freestyle PKRA.

Tra le associazioni che hanno sostenuto la lettera aperta, soprattutto quelle di sportivi legati al mare, come la Professional Windsurfer Association, Sail Canada, Yachting New Zelanda o British Triathlon e Champions for Earth.

Come atleti, sottolineano i firmatari, viviamo un “profondo legame con la natura. La riconosciamo non solo come sfondo delle nostre attività, ma anche per il ruolo che svolge nelle nostre prestazioni e nel nostro benessere. Il crescente inquinamento da plastica rappresenta una minaccia significativa per la natura, compromettendo la salute dell’ambiente e, di conseguenza, la nostra salute e le nostre prestazioni”.

Oltre a ricordare i cambiamenti “senza precedenti, catastrofici e irreversibili a causa della crisi della plastica e del clima”, all’ubiquità delle micro particelle di plastica (aria, suolo, oceani ma anche cuore polmoni cervello e placente) e ai rischi per la salute legati agli additivi usati nella produzione dei polimeri (“sostanze chimiche collegate a malattie come il cancro, le malattie respiratorie, l’infertilità e l’alterazione del sistema endocrino”) gli atleti e le atlete sottolineano i limiti del riciclaggio (“solo il 9% di tutti i rifiuti di plastica mai prodotti è stato riciclato”) e invitano a puntare sulla riduzione e sul riutilizzo degli imballaggi: “Dobbiamo ridurre e riutilizzare. Un aumento di appena 10 punti percentuali degli imballaggi per bevande riutilizzabili a livello globale da qui al 2030 potrebbe eliminare oltre 1.000 miliardi di bottiglie e bicchieri di plastica monouso, evitando che 153 miliardi di questi contenitori inquinino le nostre acque e gli oceani. Gli imballaggi riutilizzabili possono anche essere migliori per il clima rispetto alla plastica monouso”.

L’appello

“I principali inquinatori globali di plastica e i principali sponsor sportivi, come Coca-Cola e Pepsi, devono agire ora per affrontare il problema della plastica”, si legge nella lettera appello. A dui colossi delle bevande, cui va ricondotta larga parte dell’inquinamento da plastica legato all’abuso di imballaggi monouso i firmatari della lettera aperta chiedono di “mantenete accesa la fiaccola del riutilizzo anche dopo le Olimpiadi” e impegnarsi per:

– “Fare in modo che il riutilizzo sia un’opzione per tutti i vostri clienti in tutto il mondo e aumentare drasticamente gli imballaggi riutilizzabili entro il 2030”;

– “Fare in modo che le future Olimpiadi e altri eventi sportivi si svolgano all’insegna del riutilizzo anziché del monouso”;

– “Sostenere l’inclusione di obiettivi giuridicamente vincolanti e di altri meccanismi per aumentare gli imballaggi riutilizzabili nelle legislazioni nazionali e nel trattato delle Nazioni Unite sulla plastica”.

olimpiadi monouso usa e getta

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Basta greenwashing alle olimpiadi

Tra gli atleti c’è anche chi poi punta il dito contro le politiche di sponsorship delle Olimpiadi. È Jennifer Casson, campionessa e recordwoman canadese di canottaggio, che gareggerà a Parigi e che qualche giorno fa sul Canada’s National Observer ha accusato di greenwashing l’organizzazione dei Giochi. “Gli sponsor olimpici devono essere all’avanguardia nella decarbonizzazione, non usare i Giochi per il greenwashing”: questo il titolo dell’intervento. “Come atleta olimpico che trascorre la maggior parte del tempo in acqua, il mio allenamento è stato direttamente influenzato dalla crisi climatica”, scrive Casson: “Ho perso il conto dei modi in cui le mie sessioni di allenamento di canottaggio hanno dovuto cambiare per ridurre gli impatti del cambiamento climatico, dal caldo torrido dell’estate alle surreali tempeste di vento che si scatenano dal nulla”. Come singoli individui, continua, abbiamo un potere limitato di ridurre le emissioni che causano la crisi climatica, soprattutto se paragonato “a quello di grandi aziende come quelle che sponsorizzano i Giochi Olimpici di Parigi 2024”. Come Toyota, primo “partner per la mobilità” dei Giochi Olimpici.

Se i Giochi vengono raccontati dal CIO e dagli organizzatori come i più “verdi” di sempre – soprattutto perché “sono state costruite pochissime nuove sedi, grazie al fatto che Parigi ha ospitato due Olimpiadi precedenti” – tuttavia “l’asticella dell’azione per il clima delle Olimpiadi è molto, molto bassa”. E la partnership con Toyota “è una delle ragioni principali”. L’accusa che l’atleta rivolge agli organizzatori e all’azienda automobilistica è impiegare a Parigi una flotta di 2.650 veicoli Toyota, a disposizione degli atleti e dei partecipanti accreditati, che includono veicoli elettrici, ibridi e a idrogeno. Perché, si domanda Casson, non puntare su zero emissioni con soli veicoli elettrici? “Toyota ama difendere le proprie credenziali ecologiche nelle pubblicità”, scrive, mentre “meno dell’uno per cento delle vendite di auto Toyota è costituito da veicoli elettrici”. Secondo la canoista, Toyota “ha scatenato una massiccia attività di lobbying globale contro le politiche che promuovono i veicoli elettrici”. Per questo “il fatto che i Giochi di Parigi 2024 abbiano Toyota come uno dei suoi partner principali è il prezzo irrecuperabile del greenwashing”.

Se, come sembra, l’accordo di partnership Toyota-CIO terminerà alla fine dei Giochi di Parigi, il Comitato olimpico, afferma l’atleta, “ha l’opportunità di trovare un nuovo partner per la mobilità, in tempo per i Giochi invernali di Milano Cortina 2026 e Los Angeles 2028, che sia veramente impegnato nei veicoli elettrici e nella decarbonizzazione del settore automobilistico”.

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