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sabato, Gennaio 18, 2025

Il settore del vetro resiste alla crisi energetica, col packaging italiano che cresce

Materiale potenzialmente riciclabile all’infinito, col riciclo permette di tagliare i consumi energetici e le emissioni. Il settore italiano cresce, ma affronta il problema dei costi dell’energia e di quelli del rottame, che oggi sono più alti del vetro vergine

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Per un settore energivoro come il vetro il 2022 è stato – dopo il biennio del Covid – un altro anno di sfida, quest’ultima vinta grazie a salute, gusto e sostenibilità ovvero i tre driver che hanno spinto il “made in Vetro” del packaging, con bottiglie e vasetti che hanno registrato un segno positivo.

L’aggiornamento dei dati di produzione del packaging in vetro e il check up sullo stato di salute del settore è stato fornito da Assovetro – l’Associazione nazionale dei produttori di vetro aderente a Confindustria – durante l’evento dedicato al “dibattito politico sul Regolamento Imballaggi e la crescente attenzione verso la decarbonizzazione spingono sempre più verso un’economia circolare a zero waste”.

Come emerso durante l’incontro, la produzione di bottiglie è aumentata dell’1,5% e quella di vasetti del 2,5%. Motore dell’incremento – nonostante le recenti crisi energetiche e pandemiche – è stata la ricerca da parte dei consumatori di sicurezza e sostenibilità ambientale ma anche il successo dei prodotti a marchio Italia all’estero (come vini e spumanti, richiestissimi oltre confine) che prediligono il packaging come contenitore per le sue qualità sia nel garantire la conservazione degli alimenti che per la resistenza ma anche per le caratteristiche estetiche (come il poter garantire la trasparenza o la personalizzazione dell’imballaggio).

Il vetro risulta essere l’unico materiale da imballaggio ad aver registrato in Europa negli ultimi tre anni una crescita media dell’8% rispetto agli altri materiali da imballaggio, che hanno invece assistito a un calo. Tra le caratteristiche apprezzate vi sono sicurezza alimentare, sostenibilità e riciclabilità (per approfondire: Indagine InSites 2022).

Riciclo e riuso: l’economia circolare del vetro

Riciclo e riuso sono due pratiche fondamentali per affermare la piena circolarità nel settore del packaging alimentare in vetro e per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei. Vediamo i dati del Beplaese.

Riutilizzo dei contenitori di vetro: quando conviene

La bozza di Regolamento Ue sugli imballaggi punta in maniera significativa a far vincere la sfida del riuso dei packaging con l’obiettivo di incidere sulle abitudini dei consumatori, ma anche sulla logistica e la creazione di nuovi modelli di business. Nel perseguire gli obiettivi UE, il vetro – essendo un materiale facilmente lavabile e resistente (anche agli agenti chimici) – si presta quindi ad essere un materiale ideale in diversi impieghi (pensiamo già oggi a filiere come quella dell’acqua ma anche del latte). Per avere una stima – e comparare i progressi degli anni a venire – nel 2021 il riuso ha interessato 186.000 tonnellate di contenitori in vetro.

Bisogna tener presente – spiegano gli esperti – che affinché il riutilizzo generi un vantaggio ambientale, tale buona pratica deve avvenire all’interno di distanze limitate (100 chilometri), tenendo anche conto delle difficoltà legate alla morfologia del territorio e si adatta poco alla personalizzazione commerciale (pensiamo a bottiglie o vasetti con forme o stampigliature relative a una ricorrenza o una specifica campagna).

Tra i case study presentati, vi è stato quello di Levico Acque che sta sperimentando – per incentivare il vuoto a rendere delle bottiglie vuote – il progetto AcquaLocker presso alcuni supermercati Coop. Dopo aver consumato le bevande è infatti possibile, tramite una app del cellulare, aprire gli armadietti, depositare il reso e vedersi accreditato un importo da consumare per i prossimi acquisti.

Leggi anche: SPECIALE | Regolamento Imballaggi

Italia campione di riciclo del vetro

Il vetro è un’eccellenza italiana in termini di economia circolare, con un tasso di riciclo del 76,6% nel 2021, superiore al target europeo del 75% al 2030, anno in cui l’industria del settore italiana si è impegnata ad arrivare al 90%.

Tuttavia, la circolarità del settore è a rischio a causa dell’aumento senza precedenti del costo del rottame di vetro, anche se, ad oggi, il settore resiste e punta sul futuro.

I fattori critici oggi dell’industria del vetro

I dati in crescita non vogliono dire che la crisi energetica e la recente pandemia non abbiano lasciato il segno. In particolar modo, hanno spiegato all’evento di Assovetro, “per riportare il settore sulla strada della normalità ci sono ancora alcuni fattori critici: la volatilità dei prezzi energetici e l’aumento del prezzo del rottame a livelli mai raggiunti in precedenza, passando da circa 25 Euro/ton a 200 Euro/ton” in pratica l’800% in più. Questo aumento, oltre ad incidere sul costo dei contenitori (il rottame rappresenta, nella media, circa la metà delle materie prime usate per la produzione di vetro e un terzo del costo di produzione), pone un rischio in termini di mantenimento degli obiettivi di riciclo e di circolarità del settore: il costo di utilizzo del rottame ha ormai superato, infatti, quello della materia prima.

“Nonostante il perdurare di fattori critici, l’industria del packaging in vetro – ha dichiarato Roberto Cardini, Presidente della sezione contenitori di Assovetro –  ha continuato a crescere. Il 2023 dovrebbe essere un anno di assestamento per permetterci di affrontare le sfide del futuro dell’industria del packaging in vetro, come quella della decarbonizzazione con la ricerca di nuovi vettori energetici.”

Vediamo quindi i numeri di oggi e alcuni dati del domani.

Quante sono le industria italiane del packaging del vetro e quanti lavoratori del settore

Una crisi del settore – oltre ad incidere negativamente in termini di sostenibilità – penalizzerebbe, in Europa, particolarmente l’Italia. L’industria italiana dei contenitori in vetro è infatti prima manifattura europea, con 16 aziende (tutte aderenti ad Assovetro) e 39 stabilimenti ed è presente in quasi tutte le regioni d’Italia, da Nord a Sud, con una maggiore concentrazione al Nord. Conta 7.800 addetti, la quasi totalità con contratto a tempo indeterminato. Il fatturato è valutato in 2,5 miliardi di euro l’anno. Nel 2022 l’import di bottiglie e vasi è aumentato dell’11,3% e l’export è diminuito del 4,4%. Tali dati dipendono dal boom dell’agroalimentare italiano che ha fatto registrare una crescita della domanda interna degli imballaggi in vetro.

Un settore che, nonostante la crisi, punta al futuro. 5 nuovi forni di fusione (dal costo totale di circa 400 milioni di euro) saranno realizzati nel Belpaese entro il 2024 che garantiranno un incremento della capacità produttiva del 12%; tre di questi entreranno in funzione già nelle prossime settimane del 2023.

Leggi anche: Regolamento imballaggi, la bocciatura della commissione Politiche Ue del Senato

Il settore del vetro e l’efficienza energetica

Incrementare il risparmio energetico è da anni uno degli obiettivi principali dell’industria del vetro che nel suo complesso consuma ogni anno circa 1,1 miliardi di metri cubi di gas (circa l’1,5 per cento del consumo nazionale). Per questo, anno dopo anno, è diminuito il peso delle bottiglie. Un rinnovato studio del design delle stesse ha fatto sì che le bottiglie di vino abbiano ridotto il loro peso del 12% e quelle di spumante del 18%, così da richiedere minor ricorso alle materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO2 (anche nei trasporti). Anche un sempre maggiore utilizzo del rottame di vetro per la produzione di bottiglie, che in molti casi oggi raggiunge il 90%, fa la differenza: ogni 10% di rottame utilizzato in sostituzione delle materie prime permette un risparmio del 2,5% di energia e una riduzione delle emissioni di CO2 del 5%.

Oggi anche il lavoro di questi anni ha consentito al settore di far fronte alla crisi energetica in atto.

Finiamo l’approfondimento con due curiosità.

Curiosità: 1) la storia del vetro

La storia del vetro e dell’uomo risale a migliaia di anni fa. Dai manufatti in Mesopotamia e nell’antico Egitto al grande utilizzo che ne fecero i romani, tale materiale ha, da allora, accompagnato sempre l’umanità. Nel corso dei secoli, la tecnologia del vetro si è evoluta e si è diffusa in tutto il mondo. L’industria del vetro moderna ha le sue radici nel XIX secolo, quando furono sviluppate le prime tecniche di produzione di massa, grazie all’invenzione della pressa per vetro.

Risale al 1903 la prima macchina per la realizzazione delle bottiglie su scala industriale, invenzione dovuta a Michael J. Owens, fondatore di O-I, multinazionale del vetro che proprio in Italia ha diverse sedi di produzione degli imballaggi in tale materiale.

2) Materiali permanenti come il vetro

Il vetro è detto materiale permanente. Come mai? In quanto non perde le sue proprietà (quali le caratteristiche chimiche e fisiche) nel tempo e può essere riciclato all’infinito senza degradarsi. Da un kg di rottami di vetro possono ricavarsi imballaggi per un totale di un kg di prodotti. Questa proprietà rende il vetro un materiale sostenibile dal punto di vista ambientale, poiché il suo riciclo riduce l’uso di risorse naturali e l’emissione di CO2.

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