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giovedì, Febbraio 13, 2025

I dubbi sul Pacchetto Omnibus: semplificazione o deregolamentazione selvaggia?

Tutte le perplessità sull’annunciato Omnibus Simplification Package della Commissione Ue. Entro febbraio la prima proposta dedicata alle normative ambientali. La denuncia: “Consultazioni poco trasparenti e poco democratiche”

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

Molte critiche si sono sollevata all’indirizzo della proposta dell’Omnibus Simplification Package. E non solo dai soliti ambientalisti. “L’UE ha impiegato otto anni di lavoro per costruire con cura le leggi in questione: la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD), la tassonomia europea. Ci si chiede se l’Omnibus semplificherà davvero queste leggi o se invece le deregolamenterà pesantemente e attaccherà il quadro del Green Deal”. Le parole che il WWF ha affidato ad una nota stampa sintetizzano le preoccupazioni di molti tra quelli che in questi anni hanno guardato con favore le norme europee in tutela dell’ambiente, ma anche di chi non ha il pallino della sostenibilità ambientale.

Alla fine dell’anno scorso, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che il nuovo esecutivo avrebbe presentato una proposta di modifica di tre pilastri fondamentali del Green Deal europeo attraverso una legge Omnibus. Di semplificazioni e dell’Omnibus si è tornati a parlare pochi giorni fa in occasione della presentazione del Competitiveness Compass (la bussola della competitività europea) che proprio nella semplificazione identifica una delle leve strategiche.

Cos’è l’Omnibus Simplification Package

Il “Pacchetto Omnibus di Semplificazione” è, appunto, un’iniziativa della Commissione Europea per snellire e semplificare le normative dell’UE, con l’obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese e migliorare la competitività dell’industria europea.

Il programma prevede una serie di pacchetti Omnibus, tra cui:

  • Primo pacchetto Omnibus sulla sostenibilità (previsto entro i primi tre mesi dell’anno, dovrebbe essere pubblicato il 26 di questo mese): mirato a semplificare le normative relative alla sostenibilità, in particolare la Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità delle Imprese (CSDD), la Direttiva sulla Rendicontazione di Sostenibilità delle Imprese (CSRD) e il Regolamento sulla Tassonomia;
  • Secondo pacchetto Omnibus sulla semplificazione degli investimenti (primo trimestre 2025): focalizzato sulla riduzione delle complessità nelle normative sugli investimenti;
  • Terzo pacchetto Omnibus (secondo trimestre 2025): includerà misure per le piccole e medie imprese e la rimozione di requisiti cartacei, oltre a un pacchetto digitale e uno per la semplificazione della Politica Agricola Comune.
omnibus semplificazione
Foto: Canva

Leggi anche: La bussola per la competitività europea: sostenibili ma senza lacci e lacciuoli

Semplificazione o deregolamentazione?

Scrive il think tank ECCO: “Se da un lato la semplificazione può migliorare l’efficienza e ridurre gli oneri burocratici, dall’altro, esiste il rischio concreto di una deregolamentazione che potrebbe minare i progressi fatti finora in ambito di sostenibilità. La revisione delle normative ESG, finora presentata come un intervento tecnico per facilitare il rispetto degli obblighi da parte delle imprese, potrebbe innescare un effetto più ampio di incertezza normativa”.

Infatti il 4 febbraio l’Institutional Investors Group on Climate Change (associazione europea di investitori istituzionali impegnati a promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio), lo European Sustainable Investment Forum (Eurosif: organizzazione che promuove l’investimento sostenibile e responsabile) e Principles for Responsible Investment (PRI, iniziativa delle Nazioni Unite che promuove l’integrazione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento), insieme a 163 investitori che rappresentano circa 6,6 trilioni di euro di asset in gestione hanno chiesto alla Commissione europea “di preservare l’integrità e l’ambizione del quadro di riferimento dell’UE per la finanza sostenibile, in vista delle attuali discussioni su una ‘legislazione omnibus’ per modificare i regolamenti chiave”.

Gli investitori sostengono, ovviamente, l’obiettivo generale di semplificare e migliorare il quadro normativo dell’UE in materia di finanza sostenibile. Tuttavia, “la riapertura di questi regolamenti nella loro interezza rischia di creare incertezza normativa e, in ultima analisi, di compromettere l’obiettivo della Commissione di riorientare i capitali a sostegno del Green Deal europeo”. Una mossa autolesionista, visto che la Commissione ha sempre sostenuto che la transizione ecologica sarebbe stata alimentata soprattutto dai privati.

Le imprese e gli operatori dei mercati finanziari, ricordano infatti i firmatari del documento inviato all’esecutivo UE, “hanno bisogno di stabilità politica a lungo termine per sostenere i loro sforzi di attuazione. Studi recenti, tra cui quelli pubblicati dalla Piattaforma per la Finanza Sostenibile dell’UE, dimostrano che la maggiore trasparenza creata da queste normative sta iniziando ad avere un impatto”.

Le raccomandazioni delle imprese

Come ricorda ancora ECCO, qualche giorno prima della lettera degli investitori, era stata la volta di multinazionali come Nestlé, Ferrero, Uniliver, Primark, DP World (logistica), L’Occitane: che in un testo congiunto hanno ricordato che “gli investimenti e la competitività si fondano sulla certezza delle politiche e sulla prevedibilità giuridica. L’annuncio che la Commissione europea presenterà un’iniziativa ‘omnibus’, che potrebbe includere la revisione della legislazione esistente, rischia di compromettere entrambe le cose”. Apprezzando la continuità sul cammino del Green Deal annunciata dalla presidente della Commissione, queste imprese si dicono preoccupate “per la possibilità che altri utilizzino questo processo per chiedere la riapertura della legislazione per una rinegoziazione politica. Alcune parti della legislazione sono già in vigore e le aziende hanno già investito risorse significative per prepararsi e soddisfare i nuovi requisiti. La prevedibilità è fondamentale per la capacità di tutti gli attori, comprese le imprese, di prendere decisioni informate”.

Particolare preoccupazione desta, affermano, “la potenziale riapertura della direttiva Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD)”. Quando, spiegano, “il passo più concreto che la Commissione europea può compiere per sostenere la competitività futura è quello di concentrarsi sullo sviluppo di una guida chiara e pratica per sostenere le imprese nell’attuazione della CSDDD”.

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Foto: Canva

Leggi anche: Semplificare l’UE per una vera finanza sostenibile: cosa dice la relazione rivolta alla Commissione

“Un processo di consultazione inadeguato”

“Domani la Commissione europea ospiterà la seconda delle due tavole rotonde sulla sua proposta di ‘semplificazione omnibus’, alla quale parteciperanno molti rappresentanti dell’industria e pochi della società civile, tra cui il WWF. L’incontro è stato convocato con brevissimo preavviso e gli invitati non hanno ricevuto alcuna informazione specifica sul contenuto della proposta in preparazione”, denunciava il WWF il 5 febbraio. Il giorno prima, sempre il WWF, insieme a numerose altre associazioni – tra cui, solo per citarne alcuni, ActionAid International, Climate Action Network (CAN) Europe, Clean Clothes Campaign (CCC), Deutsche Umwelthilfe (DUH), Environmental Coalition on Standards (ECOS), European Coalition for Corporate Justice (ECCJ), European Environmental Bureau (EEB), Fairtrade International, Friends of the Earth Europe, Global Witness, Oxfam EU, Transport & Environment – in una lettera aperta a Ursula von der Leyen e al commissario per l’Economia, produttività, attuazione e semplificazione Valdis Dombrovskis, denunciava “profonda preoccupazione”  per l’”inadeguato processo di consultazione”: “Riteniamo che il processo alla base della proposta Omnibus stia privando il pubblico dei diritti democratici sanciti dai Trattati”.

L’incontro di cui parlava il WWF (“consultazione esclusiva e a porte chiuse”, la definiscono le associazioni nella lettera) “non è in grado di garantire un processo politico e legislativo trasparente, basato su dati concreti e inclusivo, come richiesto dal diritto dell’UE e dalle linee guida della Commissione per una migliore regolamentazione (Better Regulation Guidelines)”.

Un altro documento, pubblicato il 14 gennaio e sottoscritto da oltre 170 organizzazioni della società civile e sindacati – tra le quali le associazioni citate ma, appunto, anche la European Trade Union Confederation, Confederazione europea dei sindacati) – manifesta la preoccupazione che “la proposta Omnibus creerà una costosa confusione e una minore protezione per le persone e il pianeta”.  Motivo per cui la presidente von der Leyen viene esortata a “mantenere la legislazione dell’UE in materia di responsabilità aziendale, tra cui la direttiva sulla due diligence per la sostenibilità aziendale (CSDD), la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) e il regolamento sulla tassonomia”.

“Green Deal a rischio”

“Il processo omnibus, affrettato e caotico, rischia di compromettere sia gli obiettivi dell’UE in materia di Green Deal sia la sua credibilità come leader nella finanza sostenibile. Senza un quadro solido e standardizzato, gli investitori sono lasciati all’oscuro, le aziende che sono all’avanguardia sono punite, i ritardatari sono premiati e la transizione verde diventa sempre più vulnerabile a ritardi e passi indietro”, ha dichiarato Sebastien Godinot, economista senior dell’Ufficio politiche europee del WWF. “Una corsa al ribasso nelle catene globali del valore non farebbe altro che indebolire il vantaggio competitivo dell’Europa nel mercato globale, mettendo a rischio il suo ruolo di standard”.

“La locomotiva dell’UE si muove, ma chi è a bordo?”, si chiede lo European Environmental Bureau (EEB). La nuova Commissione europea “ha messo in moto la sua macchina, guidata dalla cosiddetta Bussola della competitività. La Presidente von der Leyen ha insistito sul fatto che la nuova traiettoria non farà deragliare gli obiettivi del Green Deal. Ma ora che la fumata bianca dei motori si sta diradando, sta emergendo una curva preoccupante nel percorso, che allontana l’Europa dalla prosperità sostenibile e la porta dritta nelle tasche delle imprese ritardatarie”.

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