Si avvicina la notte di San Silvestro ed è in questi momenti che fa bene al cuore – e non solo – fermarsi e concentrare l’attenzione su alcune cose positive successe nell’anno. Sicuramente nel 2024 di cose negative ne potremmo fare una lunga lista, ed è proprio per non farsi schiacciare totalmente da questa sensazione di difficoltà (tra l’altro legittima, perché muove all’azione), ecco qui 10 buone notizie del 2024 che riguardano animali e ambiente.
1# La città di Berkeley ha vietato gli allevamenti intensivi
Berkeley, in California, è diventata la prima città negli Stati Uniti (e nel mondo) a vietare la costruzione e l’espansione degli allevamenti intensivi.
Il divieto, noto come “Measure DD”, è stato approvato con oltre il 60% dei voti e impedisce la costruzione di nuovi CAFOs (Concentrated Animal Feeding Operations, che altro non sono che enormi allevamenti) all’interno dei confini della città. Nonostante la città non abbia queste strutture, l’ultima è stata chiusa a giugno di quest’anno, questa scelta è un passo fondamentale per arginare una volta per tutte le molte problematiche etiche e ambientali legate ai grandi allevamenti intensivi.
Una delle cose più interessanti è che l’iniziativa è nata da una campagna di associazioni dal basso. Organizzazioni come Direct Action Everywhere e Compassionate Bay, hanno fatto una campagna notevole, prima lanciando una serie di iniziative di sensibilizzazione, poi informando elettrici ed elettori sui danni ambientali e sul maltrattamento animale causati da questi sistemi. Sono così riusciti a raccogliere oltre 4.500 firme, portando così a un divieto storico.
Attualmente in Italia diverse associazioni, tra cui Greenpeace Italia, WWF e Terra!, hanno depositato un disegno di legge che chiede appunto moratorie per nuovi allevamenti e lo stop dell’ingrandimento di quelli esistenti. Speriamo di essere sulla buona strada!
2# Addio alle centrali al carbone nel Regno Unito
Se ripenso alle mie lezioni di storia sulla “rivoluzione industriale”, ricordo benissimo nel mio libro l’immagine del Regno Unito come la patria delle centrali a carbone – e sono sicuro che molte persone si troveranno d’accordo con me.
Fa perciò piacere scoprire che proprio in queste stesse terre nel 2024 si è spenta l’ultima centrale di carbone ancora attiva – la centrale di Ratcliffe-on-Soar, nel Nottinghamshire. Si tratta di una scelta chiave per allontanarci dalle fonti fossili e ridurre l’impatto ambientale dell’energia. La struttura, che nel 2008 era stata identificata come la 18° centrale elettrica più inquinante d’Europa, sarà smantellata e riconvertita per la produzione di idrogeno verde. Un’operazione che creerà ben 8 mila posti di lavoro. Il Regno Unito, per quanto responsabile di una grande quantità di emissioni di CO2 in atmosfera (molte delle quali anche dal carbone), ha intrapreso nel 2008 un lungo percorso di eliminazione del carbone, e con la chiusura di questa centrale ha dimostrato che politiche più ambiziose nel campo del clima sono possibili!
3# Dai Paesi Bassi si diffonde il divieto della pubblicità per la carne e i combustibili fossili
Nel 2022 la città olandese di Haarlem aveva fatto qualcosa di storico: vietare le pubblicità pubbliche di carne, con l’obiettivo di ridurre i consumi e diminuire così il contributo alla crisi climatica. Il divieto è diventato realtà quest’anno, ma grazie a questo primo segnale c’è stato un vero e proprio effetto a catena. Anche Utrecht e Bloemendaal hanno introdotto il divieto nei loro spazi pubblicitari a partire dal 2024.
La pubblicità è infatti un fondamentale mezzo su cui le amministrazioni posso intervenire per non dare spazio a industrie inquinanti. Ed è per questo che sempre Bloemendaal ha esteso il divieto anche ai prodotti legati ai combustibili fossili, come auto a motore termico e voli aerei. E come Bloemendaal sono tante le città che nei Paesi Bassi e in altre nazioni hanno fissato restrizioni o vietato l’advertisement con pesante impronta carbonica. Come ha fatto l’Aia, prima città al mondo a vietare sia negli spazi comunali che in quelli provati la promozione di carburanti come benzina e diesel, di settori come l’aviazione e le crociere, e poi di elettricità e calore generati da combustibili fossili, auto a combustione interna e relativi leasing.
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4# Il piano della Danimarca per ridurre l’impatto del suo sistema alimentare
La Danimarca, a partire dal 2030, introdurrà la prima tassa al mondo sulle emissioni di CO2 e metano provenienti dagli allevamenti, con l’obiettivo di ridurre i gas climalterantii. La misura, nata da un accordo preso tra il Governo e i rappresentanti degli agricoltori, dell’industria e dei sindacati, è un vero e proprio apripista in Europa.
Come funzionerà questa tassa? Gli allevatori in Danimarca dovranno pagare circa 90 euro per ogni mucca o maiale allevato, una forma di compensazione delle emissioni provenienti dagli allevamenti, che contribuiscono in modo determinante alla crisi climatica. La Danimarca, grande esportatore di prodotti lattiero-caseari e di carne, vede nell’allevamento una delle principali fonti di emissioni inquinanti del Paese. Secondo i calcoli del governo, questa misura riuscirà a ridurre le emissioni di gas serra del 70% entro il 2030 e permetterà alla Danimarca di avvicinarsi in modo chiave alla neutralità climatica.
E alla COP29 il Paese ha rafforzato questo sforzo, proponendo di convertire il 15% delle sue terre agricole in foreste e habitat naturali così da intervenire ancora più seriamente sulla riduzione dei gas climalteranti.
5# Climate litigation: la vittoria delle “Anziane per il clima” alla Corte Europea
Le climate litigation, cioè la giustizia climatica in tribunale, sono uno degli strumenti legali più importanti per contrastare la crisi climatica – con queste cause cittadini, associazioni o comunità portano governi, aziende o istituzioni di fronte alla giustizia per denunciare la loro inazione climatica e obbligarle a ridurre le emissioni di gas serra.
Una delle prime vittorie sul tema è stata realizzata dalle “Anziane per il clima” contro il Governo Svizzero presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu). Un gruppo di 2.300 donne over 65 ha dimostrato che lo Stato svizzero non ha fatto abbastanza per proteggere la loro salute e il loro diritto a una vita sicura, violando la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La sentenza impone a tutti i Paesi europei di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni basati sulla scienza e allineati con l’Accordo di Parigi, creando un precedente legale storico.
Chissà che non succeda qualcosa di simile con le varie cause intentate in Italia – come Giudizio Universale, la causa intentata allo stato italiano o La Giusta Causa, intentata a Eni da ReCommon e Greenpeace Italia, insieme a dodici cittadini.
6# Negli Stati Uniti arrivano i divieti per gli allevamenti di polpi
Due Stati americani hanno introdotto il divieto di allevamento dei polpi nei loro territori. Questa scelta, che nasce anche grazie a diverse campagne di pressione, rappresenta un importante passo in avanti per i diritti degli animali.
Non esistono attualmente allevamenti di polpi per fini alimentari. Mentre in Spagna ne potrebbe sorgere uno, per limitare la sua diffusione questi divieti sono fondamentali.
Le ragioni per dire di no all’allevamento di polpi sono tante. In primo luogo sono crudeli per gli animali: i polpi hanno un’intelligenza e capacità straordinarie, rinchiuderli in vasche sterili, senza stimoli esterni, sarebbe una crudeltà. Inoltre sono animali solitari che sono spesso aggressivi l’un l’altro quando si ritrovano in spazi ristretti. Sulla base delle ricerche recenti, un gruppo di scienziati nel Regno Unito ha concluso che allevare i polpi mantenendo alto il loro benessere è impossibile.
L’allevamento inoltre viene presentato come un metodo efficace per ridurre la pressione sulle riserve ittiche dei mari e degli oceani, ma i polpi sono carnivori: andrebbero alimentati con grandi quantità di animali acquatici, che andrebbero pescati in mare.
7# Regolamento Ecodesign: verso una progettazione ecocompatibile
Anche l’UE ci stupisce dando una spinta all’economia circolare, perché ha approvato in via definitiva il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile (conosciuto come regolamento Ecodesign), una legge che punta a rendere i prodotti più sostenibili, migliorando la loro progettazione e riducendo l’impatto ambientale.
Con questa normativa sono introdotti dei requisiti obbligatori per molti beni di consumo, come elettrodomestici, mobili ed elettronica, che le industrie dovranno fare propri nei prossimi mesi. Questi requisiti coprono un’ampia gamma di informazioni, dalla durabilità, alla riutilizzabilità, fino all’efficienza energetica, l’impronta di carbonio e l’impronta ambientale.
Uno degli aspetti più innovativi è l’introduzione di un “passaporto digitale” per i prodotti, che consentirà a consumatrici e consumatori di accedere a informazioni dettagliate, anche sulla loro riparabilità e riciclabilità. Oltre a promuovere la trasparenza, questa misura spingerà i produttori a garantire che i loro beni siano più duraturi, efficienti dal punto di vista energetico e realizzati con materiali riciclati. Restiamo ora in attesa degli atti delegati che la Commissione europea dovrà emanare per fissare i requisiti specifici di ecoprogettazione per ciascuna tipologia di prodotto.
8# Nuove norme più severe contro il greenwashing nel mondo
Il greenwashing è un enorme ostacolo alla lotta della crisi climatica. Nonostante nella nostra vita di tutti i giorni vediamo sempre esempi di questo fenomeno, diverse normative in tutte il mondo stanno iniziando a mettere un freno a questa piaga.
Dopo che l’UE l’anno scorso ha approvato la direttiva “Empowering consumers for the green transition”, quest’anno sta continuando a lavorare sulla Direttiva Green Claims. Questa imporrà rigidi standard per le dichiarazioni ambientali, vietando termini vaghi come “sostenibile” o “ecologico” se privi di una base scientifica verificabile. E queste prove dovranno essere presentate preventivamente da parte delle aziende. Per l’approvazione delle nuove norme manca solo l’accordo nel trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione .
Anche in India sono state introdotte regole molto simili per obbligare le aziende a fornire prove concrete delle loro affermazioni ambientali, limitando così il marketing ingannevole; nel Regno Unito, invece, la Competition and Markets Authority (CMA) ha ideato la guida Green claims in fashion, che racchiude nuove linee guida per il settore della moda, il cui impatto è sempre più preoccupante.
9# La più grande compagnia di navigazione greca cambia le sue rotte per protegge i capodogli
A volte, basta poco per fare una grande differenza. Per questo è interessante vedere cos’ha fatto l’Arcadia Shipmanagement. Si tratta della prima e più grande compagnia di navigazione greca che ha deciso di modificare le rotte delle sue navi – non proprio piccole – per evitare la Fossa Ellenica, un habitat critico per i capodoglio che si trovano nel Mediterraneo.
La collisione con queste navi infatti è la principale causa di morte di questi mammiferi marini, la cui sottopopolazione nel territorio del mediterraneo orientale ora conta meno di 200 individui – quindi, a rischio estinzione.
Chissà quante aziende italiane potrebbero prendere esempio!
10# Grandi e piccole città del mondo in campo per ampliare le offerte di cibo vegetale
Oltre 30 città in tutto il mondo, tra cui Los Angeles, Amsterdam e Tavira, hanno firmato nel 2024 il Plant-Based Treaty, un’iniziativa globale che punta a trasformare i sistemi alimentari per ridurre le emissioni di gas serra e arrestare la distruzione degli ecosistemi.
Il trattato ha l’obiettivo di bloccare la costruzione di nuovi allevamenti e macelli, incentivare invece le produzioni di cibi a base vegetale e contribuire così a ripristinare gli ecosistemi.
Anche se firmare il trattato non è legalmente vincolante, esso funziona come un appello globale, sottoscritto da politici, scienziati e cittadini e può diventare il primo passo – chissà – per un anno di cambiamenti.
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