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domenica, Novembre 17, 2024

Tassare i ricchi per contrastare crisi climatica e disuguaglianze. La petizione di Oxfam

La proposta di Oxfam, Avaaz e WeMove Europe: c’è tempo fino al 9 ottobre per firmare l’appello “Tax the Rich” e mobilitare la Commissione europea

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Redazione EconomiaCircolare.com

Una tassa europea ai super ricchi per contrastare la crisi climatica e ridurre le disuguaglianze. Far pagare ai peperoni per la loro impronta carbonica. Nasce per questo “Tax the Rich” (in Italia #LaGrandeRicchezza) campagna e iniziativa dei cittadini europei (ICE, vedi sotto) avviata da Oxfam EU, Avaaz e WeMove Europe.

“Sebbene l’obiettivo dell’Unione europea sia quello di promuovere il benessere dei suoi popoli, combattere l’esclusione sociale e garantire la giustizia e la protezione sociale e le sue istituzioni siano impegnate a garantire una maggiore equità, in particolare in termini di tassazione, le disuguaglianze hanno continuato a crescere, al punto che oggi l’1% più ricco del pianeta possiede quasi la metà della ricchezza mondiale, e quello stesso 1% emette anche più CO2 della metà più povera del pianeta”. E la crisi climatica rischia di accrescere queste disuguaglianze.

L’obiettivo della campagna è introdurre una tassa progressiva sulla ricchezza dei più ricchi, ovvero l’1% della popolazione dell’Unione Europea. L’iniziativa ha ricevuto sostegno da economisti come Thomas Piketty e attiviste come Marlene Engelhorn, co-fondatrice del gruppo “Taxmenow”. Inoltre, più di cento membri del Parlamento Europeo la supportano.

Per raggiungere l’obiettivo del milione di firme e vincolare la Commissione a tenere conto delle richieste degli attivisti, c’è tempo per firmare (qui: https://eci.ec.europa.eu/038/public/#/screen/home) fino a mercoledì prossimo, 9 ottobre.

Ad oggi le firme raccolte sono poco più di 337 mila. Ancora lontane dell’obiettivo. Solo tre Paesi – Francia, Germania, Danimarca – hanno raggiunto il proprio obiettivo calcolato ovviamente in base alla popolazione. In Italia i sostenitori sono circa 35 mila, a fronte di un obiettivo di 53 mila.

Leggi anche: Ridurre le emissioni dei ricchi per contrastare la crisi climatica. Lo studio su Science Direct

Disuguaglianze e fallimenti politico economici

Da oltre un decennio, ricordano gli organizzatori della campagna, “l’Unione europea si trova ad affrontare un numero crescente di crisi: economiche, sociali, sanitarie, geopolitiche, ambientali e così via. Queste crisi sono sintomatiche del fallimento delle politiche economiche, fiscali e sociali perseguite dai governi nazionali e dall’Unione Europea, che hanno indebolito i sistemi sanitari, i servizi pubblici, la protezione dell’ambiente, la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. Per affrontare queste sfide, “è urgente riorientare radicalmente l’Unione Europea verso una transizione climatica equa e democratica”. Con la redistribuzione delle ricchezze attraverso una tassazione che chiede di più a chi è in grado di darlo.

patrimoniale clima Tax The Rich

Diversi studi tra cui uno realizzato dal Laboratoire sur les inégalités mondiales (WORLD INEQUALITY REPORT 2022), affermano gli organizzatori, “hanno dimostrato che tale tassa accelererebbe la lotta contro il cambiamento climatico e le disuguaglianze”. Secondo Oxfam EU, Avaaz e WeMove Europe questa tassa genererebbe un gettito che permetterebbe di cofinanziare le politiche di transizione ecologica e sociale perseguite dall’Unione e dagli Stati membri, senza lasciare indietro nessuno.

patrimoniale clima Tax The Rich
“Top 10%” indica il 10% più ricco sul Pianeta. “bottom 50%” il 50% più povero

La destinazione dei fondi

L’introduzione nell’Unione Europea di un’imposta sui grandi patrimoni potrebbe generare “una grande ricchezza di cui tutti potremo beneficiare”, sostengono i promotori. L’imposta immaginata dalle tre associazioni sarà progressiva e si applicherà ai patrimoni netti di chi occupa posizioni al vertice della piramide sociale in ciascun Paese Ue. Potrà avere diversi scaglioni e aliquote marginali crescenti e sarà sostitutiva, per gli individui ricchi che la verseranno, delle imposte di tipo patrimoniale esistenti.

Le nuove risorse dovrebbero essere impiegate in tre ambiti:

  • Finanziare misure di contrasto alla povertà e politiche di inclusione sociale negli stati membri dell’Unione;
  • Finanziare e spingere ogni stato membro ad accelerare la transizione ecologica giusta prima che sia troppo tardi;
  • Incrementare le risorse dell’Unione destinate alla cooperazione internazionale allo sviluppo e alla finanza climatica.

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Leggi anche: È davvero possibile abolire i jet dei ricchi? “Dopo la denuncia lavoriamo alle proposte”

 L’Italia

In Italia, “in 50.000 hanno ricchezza tre volte superiore a quella di 25 milioni di Italiani poveri”, sottolinea Oxfam Italia: “Un divario dannoso e pericoloso. Un divario figlio di una partita truccata in cui alla lunga perdono tutti”.

La pandemia, la crisi energetica accelerata dalla guerra in Ucraina e l’impennata dei prezzi si sono innestati su fratture di lungo corso e rischiano di aggravare ulteriormente le disuguaglianze tra i cittadini, afferma l’associazione. Divari di lungo corso “che oggi superano il livello di guardia” e che “non sono casuali, ma il risultato delle scelte di politica pubblica che hanno prodotto negli ultimi decenni profondi mutamenti nella distribuzione di risorse tra i cittadini”. Per questo, sollecita l’associazione, “abbiamo l’opportunità di cambiare le regole del gioco, di chiedere di ridistribuire la ricchezza per una società più giusta e solidale: firma la petizione #LaGrandeRicchezza e chiedi all’Unione Europea l’introduzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni. Se applicata ad esempio a quei 50 mila italiani più ricchi, con un patrimonio netto al di sopra dei 5,4 milioni di euro, l’imposta potrebbe produrre risorse fino a 16 miliardi di euro all’anno. Redistribuiamo questa grande ricchezza per il bene di TUTT*!”

Lo strumento dell’ICE

L’iniziativa dei cittadini europei è uno strumento “per contribuire a plasmare l’UE, chiedendo alla Commissione europea di proporre nuovi atti legislativi”. Quando un’iniziativa raccoglie un milione di firme la Commissione decide quale azione intraprendere. Ci sono 12 mesi per raccogliere il numero minimo di dichiarazioni di sostegno, che poi vanno certificate dalle autorità nazionali e presentare alla Commissione. Entro sei mesi la Commissione illustrerà “l’eventuale azione che intende proporre in risposta all’iniziativa e i motivi della decisione di agire o no. Tale risposta assumerà la forma di una comunicazione formalmente adottata dal collegio dei commissari e pubblicata in tutte le lingue ufficiali dell’UE”.

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