giovedì, Novembre 6, 2025

PFAS al bando negli Stati di California, Minnesota, New York e (dal 2026) in Francia

Diversi i prodotti in cui viene vietata la presenza di PFAS, da quelli tessili ai cosmetici ai prodotti per la pulizia alle pentole

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

Lo scenario internazionale mostra una crescente attenzione normativa ai PFAS, le sostanze per- e polifluoroalchiliche già sotto la lente della ricerca scientifica per la pericolosità riscontrata in particolare in alcune molecole di queste enorme e sempre più ampia famiglia chimica. In particolare, negli ultimi mesi sono entrati in vigore divieti, di ampiezza diversa, negli Stati americani di New York, California, Minnesota, mentre in Francia sono state approvate importanti limitazioni vigenti dall’anno prossimo.

Leggi anche lo SPECIALE | PFAS

Le norme sui PFAS nello Stato di New York

Lo Stato di New York ha introdotto restrizioni sui PFAS negli indumenti. Dal 1° gennaio di quest’anno, è infatti vietata la vendita di capi d’abbigliamento con PFAS aggiunti intenzionalmente (utilizzati cioè per conferire specifiche proprietà tecniche come impermeabilità, resistenza alle macchie, ecc.). Sono interessati dal divieto tutti gli indumenti, tra cui camicie, pantaloni, vestiti, intimo, giacche, completi, sciarpe e abbigliamento per outdoor e poi tutine, bavaglini e anche i pannolini. Dal 1° gennaio 2028, il divieto si estenderà agli indumenti per condizioni di umidità estrema come quelli destinati a proteggere da piogge intense. Sono esclusi dalla legge uniformi professionali e dispositivi di protezione individuale (come i camici ospedalieri).

La legge impone ai rivenditori di certificare la conformità dei prodotti.

Le norme sui PFAS in California

Anche in Californiana è vietata la produzione, la distribuzione o la vendita di qualsiasi nuovo “articolo tessile” contenente “PFAS regolamentati”. Ma il perimetro del divieto è ben più ampio di quello di New York.

La definizione di “articolo tessile” indica un prodotto tessile “di tipo abitualmente e normalmente utilizzato nelle famiglie e nelle imprese”, che comprende, ad esempio, “abbigliamento, accessori, borse, zaini, tendaggi, tende da doccia, arredi, tappezzerie, biancheria da letto, asciugamani, tovaglioli e tovaglie” e poi anche costumi, abbigliamento sportivo, calzature, uniformi da lavoro e, dal primo gennaio 2028, “abbigliamento da esterno per condizioni di bagnato intenso”. Fanno eccezione i dispositivi di protezione individuale o gli articoli di abbigliamento destinati all’uso esclusivo delle forze armate degli Stati Uniti.   

Più ampio anche il novero di sostanze messe al bando. I citati “PFAS regolamentati” oggetto della normativa sono, come nello Stato di New York, le sostanze per e polifluoroalchiliche aggiunte a un prodotto per raggiungere una particolare prestazione; ma anche tutti i PFAS presenti (anche se non intenzionalmente aggiunti) in concentrazione di fluoro organico (il legame carbonio-fluoro è tipico, ma non esclusivo, dei PFAS)  in quantità pari o superiore a 100 parti per milione (dal 1° gennaio 2025) o 50 parti per milione dal 1° gennaio 2027. Sarà responsabilità dei produttori fornire a venditori e distributori certificati di conformità.

 

Leggi anche: Inchiesta giornalistica denuncia le argomentazioni “false, fuorviati, disoneste” usate dalle lobby dei PFAS

Le norme sui PFAS in Minnesota

Ma lo Stato americano con le norme vigenti più ampie relative ai PFAS è il Minnesota. A partire dal 1° gennaio, in Minnesota è vietato aggiunti intenzionalmente PFAS in undici categorie di prodotti: tappeti o moquette, prodotti per la pulizia, pentole, cosmetici, filo interdentale, trattamenti per tessuti, prodotti per l’infanzia, prodotti per le mestruazioni, arredi tessili, cera per sci, mobili imbottiti. “Sebbene i PFAS siano spesso presenti in queste categorie di prodotti, le alternative prive di PFAS sono già ampiamente disponibili”, spiega la  Minnesota Pollution Control Agency.

PFAS
Foto: Canva

Le norme sui PFAS in Francia

Anche la Francia, come abbiamo accennato, ha adottato una norma ambiziosa per regolamentare i PFAS. Il provvedimento vieta, a partire dal 2026, la produzione, importazione ed esportazione di PFAS (“polluants éternels”) in cosmetici, scioline da sci e tessuti d’abbigliamento (con un’estensione a tutti i tessuti entro il 2030). Mentre l’iniziale proposta di vietare i PFAS negli utensili da cucina è stata esclusa durante l’iter parlamentare: “Con un’intensa attività di lobbying da parte di SEB, leader mondiale nel settore delle padelle antiaderenti insieme a Tefal, e con il sostegno dei parlamentari francesi di destra e di estrema destra – scrive Le Monde – le pentole sono state rimosse dal disegno di legge durante la sua prima lettura all’Assemblée Nationale nell’aprile 2024”.

La normativa impone anche il monitoraggio monitoraggio obbligatorio dei PFAS nell’acqua potabile e impone alle autorità sanitarie regionali di pubblicare mappe aggiornate sulla contaminazione. E impone una tassa sulle industrie che rilasciano PFAS nell’ambiente.

PFAS
Foto: Canva

Leggi anche: Greenpeace: “Positivo ai PFAS l’80% dei campioni di acqua potabile raccolti in Italia”

Aggiornamento del 13 marzo 2025

Anche in Europa qualcosa si muove, anche se molto lentamente. Nel gennaio 2023 cinque paesi Ue (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno presentato all’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA-European Chemicals Agency) una proposta per la “Restrizione alla produzione, all’immissione sul mercato e all’uso dei PFAS”.

Come previsto dalla normativa europea, alla proposta ha fatto seguito una consultazione di 6 mesi durante la quale le parti interessate hanno fornito più di 5 600 commenti e informazioni aggiuntive. Commenti che l’ECHA deve valutare insieme alla proposta di restrizione. “A causa della complessità della proposta di restrizione e dell’elevato numero di commenti ricevuti – spiegava a ottobre scorso l’Agenzia – l’ECHA non è in grado di fornire i pareri finali entro le scadenze standard del regolamento REACH”.

In Italia, nel frattempo, lunedì 10 marzo è iniziata alla Camera dei Deputati la discussione su mozioni che chiedono al Governo di prendere posizione su questo argomento.

Aggiornamento del 30 aprile 2025

Sarà un caso ma poco più di un mese dopo la presentazione dei risultati della analisi condotte da Greenpeace sulla presenza di PFAS nelle acque potabili italiane, il governo prende l’iniziativa e, seguendo l’esempio di altri Paesi, con un decreto legge rivede al ribasso i limiti indicati dalla direttiva europea sulla acque potabili (Drinking Water Directive-DWD, 2020/2184).

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie