lunedì, Dicembre 22, 2025

Il pranzo di Natale che fa bene al pianeta: guida a una festa circolare e low impact

Quante volte un'occasione che dovrebbe essere di gioia come il pranzo di Natale si tasforma in un incubo di sprechi e insostenibilità? E se invece rendessimo l'appuntamento più atteso delle feste in un manifesto di economia circolare? Ecco come si può dimostrare che un altro modo di festeggiare è possibile

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Il Natale si avvicina e con esso il desiderio di convivialità, di calore familiare e, naturalmente, di buon cibo. La tavola natalizia è da sempre il cuore pulsante delle festività, un luogo di incontro e celebrazione. Ma possiamo confessarlo tutti o quasi… Quante volte questo momento di gioia si trasforma, quasi senza che ce ne accorgiamo, in un’apoteosi dello spreco e del consumo fine a se stesso? Imballaggi che traboccano dai cestini, frigoriferi stracolmi di avanzi che finiranno dimenticati, cibi esotici che hanno percorso migliaia di chilometri per arrivare sulle nostre tavole.

Quest’anno, però, possiamo fare una scelta diversa. Una scelta che non toglie nulla al sapore e alla magia della festa, ma che anzi aggiunge un valore inestimabile: quello della consapevolezza e della cura. Possiamo trasformare il nostro pranzo di Natale in un manifesto di economia circolare, un’occasione per dimostrare che un altro modo di festeggiare è possibile: più giusto, più locale e infinitamente più rispettoso del nostro Pianeta.

Non si tratta di rinunce, ma di scelte consapevoli. Si tratta anche di riscoprire il valore autentico del cibo, del territorio e delle relazioni umane che si celano dietro ogni ingrediente. Significa contrastare un modello consumistico che privilegia le grandi multinazionali e la logica del profitto a ogni costo, per tornare a sostenere chi, con passione e fatica, custodisce la biodiversità e l’economia locale: i nostri bottegai, i contadini, gli artigiani del gusto.

Ma come si traduce, nella pratica, fare un pranzo di Natale circolare? Seguendo i principi cardine che conosciamo bene: ridurre, riutilizzare, riciclare e, soprattutto, rigenerare. Vediamo insieme, passo dopo passo, come organizzare una festa che sia un vero regalo per tutti, Pianeta compreso.

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La pianificazione: il primo nemico dello spreco

La circolarità inizia molto prima di mettersi ai fornelli. Inizia con un foglio di carta e una penna (o un’app per le note). La pianificazione è il primo atto che possiamo compiere contro lo spreco alimentare. Come? Ecco alcuni “ingredienti”. Partite col calcolare con precisione una serie di dati: ad esempio quanti sarete a tavola? Considerate anche che i bambini, ad esempio, spesso mangiano meno. Stilare una lista precisa degli invitati è il primo passo per definire le giuste quantità. L’abbondanza non si misura in chili di cibo avanzato, ma nella soddisfazione dei commensali.

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Dopodiché, progettate un menù equilibrato che tenga conto dei gusti di tutti, ma che sia anche “strategico”. Pensate a piatti che possano utilizzare ingredienti simili in modi diversi, o le cui parti di scarto possano essere valorizzate in altre preparazioni (ne parleremo meglio più avanti).

Prima di correre a fare la spesa o di prendere cose a caso, aprite frigorifero, freezer e dispensa. Molto probabilmente avete già a disposizione olio, spezie, legumi, conserve o altri ingredienti che possono essere integrati nel vostro menù. Questo semplice gesto evita acquisti doppi e previene che prodotti già in casa scadano e vengano buttati.

La spesa circolare: sostenere il territorio e la qualità

È qui che si gioca la partita più importante. La scelta di dove e cosa acquistare definisce l’impronta ecologica, sociale ed economica del nostro pranzo.

Privilegiate la cosiddetta filiera corta l’acquisto diretto dai produttori, nei mercati contadini o tramite i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). Acquistare a “chilometro zero” significa ridurre drasticamente le emissioni di CO2 legate al trasporto, garantire la massima freschezza dei prodotti e assicurare una giusta remunerazione a chi lavora la terra.

Riscoprite poi il bottegaio: invece del carrello anonimo del supermercato, scegliete il rapporto di fiducia con il macellaio, il pescivendolo, il fornaio o il fruttivendolo di quartiere. Questi “artigiani” non vendono solo prodotti: offrono conoscenza. Sapranno consigliarvi i tagli migliori e più sostenibili, come cucinarli, il pane a lievitazione naturale fatto con grani antichi. Sostenere loro significa sostenere l’economia della nostra comunità, contrastando lo strapotere della grande distribuzione.

Non dimenticate poi che un menù natalizio sostenibile parla la lingua dell’inverno. Mettete da parte pomodori, zucchine e fragole. Abbracciate la ricchezza dei sapori di stagione: il radicchio tardivo di Treviso, il cavolo nero toscano, i cardi, i finocchi, le zucche, i broccoli e le verze. Per la frutta, via libera ad arance, mandarini, cachi, mele e pere. Un cibo di stagione non solo è più saporito ed economico, ma ha richiesto meno energia (e spesso meno chimica) per crescere o per essere trasportato da chissà dove.

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Ricordate poi ovviamente di portare con voi borse riutilizzabili, sacchetti di stoffa per frutta e verdura, e contenitori per formaggi, affettati o carne. Ove possibile, chiedete al vostro bottegaio di fiducia di servirvi nei vostri contenitori: è un piccolo gesto che, moltiplicato per milioni di famiglie, ha un impatto enorme sulla produzione di rifiuti.

In cucina con creatività: niente si butta, tutto si trasforma

La cucina diventa un laboratorio di circolarità, dove la parola “scarto” viene sostituita da “risorsa”.

La filosofia è quella… dalla buccia al gambo, letteralmente! I gambi duri dei broccoli o del cavolfiore? Diventano una vellutata squisita o un pesto originale. Le bucce delle patate (se biologiche)? Fritte o al forno, si trasformano in croccantissime chips. Le foglie esterne del finocchio? Aromatizzano un brodo o un’insalata. I ciuffi delle carote? Sono la base per un pesto alternativo. Con le bucce degli agrumi non trattati si possono preparare canditi, polveri per aromatizzare dolci o liquori fatti in casa.

Non buttate poi mai le carcasse del pollo o del cappone, le lische del pesce, le croste del Parmigiano e gli scarti delle verdure (parti esterne delle cipolle, estremità delle carote, gambi del prezzemolo). Mettete tutto in una pentola con abbondante acqua e preparate un brodo ricco e saporito, base perfetta per risotti, zuppe o per cuocere i tortellini.

Dopodiché, in fase di cottura ottimizzate l’uso dell’energia. Se accendete il forno, cercate di cuocere più pietanze contemporaneamente, magari a temperature simili. Utilizzate la pentola a pressione, che riduce drasticamente i tempi di cottura (e quindi il consumo di gas). Coprite sempre le pentole con il coperchio per portare l’acqua a ebollizione più in fretta.

Il giorno dopo: la nobile arte del riuso creativo

Il pranzo di Natale finisce, ma il cibo (spesso) resta. Il giorno di Santo Stefano è l’occasione perfetta per dare una seconda, gloriosa vita agli avanzi. La “cucina del giorno dopo” non è un ripiego, ma un atto di intelligenza e rispetto.

  • Polpette e polpettoni: gli avanzi di arrosto, bollito o cappone possono essere tritati e diventare il ripieno di deliziose polpette, da cuocere in umido o fritte.
  • Frittate, torte salate e sformati: le verdure cotte, i formaggi e i salumi avanzati sono ingredienti perfetti per arricchire una frittata, una quiche o uno sformato da cuocere in forno.
  • La nuova vita dei lievitati: il panettone o il pandoro avanzati e un po’ secchi? Sono perfetti per un french toast goloso, per uno zuccotto, per un tiramisù rivisitato o per una versione dolce del “pudding” di pane.
  • Congelare è conservare: se gli avanzi sono troppi per essere consumati subito, congelateli in porzioni. Saranno una risorsa preziosa per un pasto veloce e già pronto nelle settimane successive.

Scegliere locale, stagionale, ridurre gli sprechi e sostenere le piccole economie di prossimità è il regalo più grande che possiamo fare. Un regalo che facciamo a noi stessi, gustando cibi più sani e saporiti. Un regalo che facciamo alla nostra comunità, mantenendola viva e vitale. E, soprattutto, un regalo che facciamo al Pianeta, dimostrando che la gioia della festa può e deve andare di pari passo con il rispetto per la nostra casa comune.

Quest’anno, portiamo in tavola non solo piatti deliziosi, ma anche una storia: la storia di un cibo che ha nutrito la terra da cui proviene, le mani che l’hanno coltivato e, infine, lo spirito della nostra festa. Buon Natale circolare a tutti.

 
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