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Benvenuti al secondo numero della rassegna internazionale di EconomiaCircolare.com. Oggi vi raccontiamo del clima come ‘innesco’ degli incendi di Los Angeles, di quelli che il World Economic Forum identifica come i rischi globali più urgenti, di PFAS e bisfenolo A, di investimenti green e ritardi nel raggiungimento degli obiettivi ambientali europei per il 2025. E poi di riutilizzo, bioeconomia e repressione delle proteste ambientaliste.
Buona lettura!
INCENDI A LOS ANGELES: IL CLIMA ALIMENTA LA DEVASTAZIONE”
I drammatici e devastanti incendi di Los Angeles, alimentati dai venti di Santa Ana e dalle condizioni climatiche estreme, rivelano la realtà dei “fuochi del XXI secolo”. Gli esperti attribuiscono al cambiamento climatico un ruolo cruciale nel rendere la natura più ostile e minacciosa per la sicurezza umana.
Sono, ad oggi, oltre 150.000 le persone evacuate e 10.000 le strutture distrutte dai roghi.
I danni economici sono stimati tra 50 e 150 miliardi di dollari: cifre che evidenziano il costo crescente dei disastri climatici, con implicazioni per le politiche economiche e ambientali future.
“Abbiamo fondamentalmente modificato la natura, irritandola, e alterato il clima del pianeta in modo che risulti più ostile alle nostre ambizioni e alla nostra sicurezza”
John Vaillant
autore di “Fire Weather”
Leggi l’intervista sul Guardian
CONFLITTI, DISINFORMAZIONE, CLIMA: I RISCHI DEL PROSSIMO DECENNIO SECONDO I WEFConflitti armati tra Stati, disinformazione e cambiamenti climatici emergono come i rischi più urgenti nel 2025, secondo il Global Risks Report 2025 del World Economic Forum. A lungo termine, dominano gli eventi meteorologici estremi e il collasso degli ecosistemi, riflettendo una crescente instabilità globale.
Il rapporto si basa sulle opinioni di oltre 900 esperti di rischi globali, responsabili politici e leader del settore industriale intervistati nei mesi di settembre e ottobre 2024 Il 64% degli esperti prevede un ordine globale sempre più frammentato entro il 2035: il rapporto evidenzia che la mancanza di cooperazione internazionale potrebbe aggravare le crisi esistenti. “Le crescenti tensioni geopolitiche e la frattura della fiducia stanno plasmando il panorama dei rischi globali.” “Dai conflitti armati ai cambiamenti climatici, siamo di fronte a crisi interconnesse che richiedono un’azione coordinata e collettiva. Sono necessari sforzi rinnovati per ricostruire la fiducia e promuovere la cooperazione. Le conseguenze dell’inazione potrebbero farsi sentire per generazioni.” Leggi il report sul sito del World Economic Forum |
LE MONDE: PFAS, I COSTI DELL’INAZIONESeconda inchiesta coordinata da Le Monde sui PFAS, grazie al progetto collaborativo “Forever Lobbying Project”. Dopo la prima indagine, risalente al 2023 e incentrata sulla contaminazione di massa in Europa da parte dei “forever chemicals”, questa seconda parte dell’inchiesta si concentra sugli aspetti economici e regolamentari della crisi dei PFAS. In particolare Le Monde evidenzia una campagna di pressione straordinaria da parte dei produttori per ostacolare ogni forma di divieto.
La European Chemicals Agency (ECHA) stima che, senza interventi, circa 4,4 milioni di tonnellate di PFAS saranno rilasciate nell’ambiente europeo nei prossimi 30 anni. L’Unione Europea potrebbe affrontare un costo di centinaia di miliardi di euro per rimuovere i PFAS dall’ambiente, secondo l’indagine.
“I PFAS sono mobili: possono essere rilevati persino nella pioggia in Tibet” Leggi i risultati dell’inchiesta su Le Monde |
LE QUESTIONI CHIAVE DEL 2025 SECONDO LO EUROPEAN PARLIAMENTARY RESEARCH SERVICENona edizione della pubblicazione annuale dello European Parliamentary Research Service (EPRS) volta a identificare e inquadrare alcune delle questioni chiave e delle aree politiche che potrebbero essere protagoniste del dibattito pubblico e dell’agenda politica dell’Unione europea nel prossimo anno. I temi analizzati comprendono la produttività economica, gli obiettivi climatici, la sicurezza economica, la capacità di investimento, le future finanze dell’UE, i veicoli elettrici, la competitività nell’intelligenza artificiale, la difesa europea, la politica di rimpatrio dei migranti e la fiducia nella sfera pubblica. Leggi il documento sul sito del Parlamento europeo |
INVESTIMENTI GREEN, BCE: COLMARE IL DIVARIO PER RAGGIUNGERE IL NET-ZERO ENTRO IL 2030Un documento della Banca centrale europea (BCE) indica la necessità di maggiori investimenti per la transizione green del continente. Viene sottolineato il bisogno di politiche per la transizione verde – come incentivi fiscali e una migliore trasparenza sugli investimenti green – e se ne evidenziano i potenziali ostacoli.
L’Europa deve investire fino a 1.200 miliardi di euro all’anno entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra rispetto al 1990 477 miliardi di euro all’anno di investimenti aggiuntivi richiesti: la differenza rispetto agli investimenti storici evidenzia l’urgenza di accelerare i piani di transizione. “Gli investimenti green dovranno essere finanziati principalmente dal settore privato. Sebbene le banche giocheranno un ruolo chiave, i mercati dei capitali devono ampliarsi ulteriormente, soprattutto per sostenere il finanziamento dell’innovazione.” “Una carenza di investimenti green potrebbe comportare rischi ancora maggiori, come il superamento di punti critici nei cambiamenti climatici e un’instabilità economica di lungo termine.” Leggi il documento della Banca centrale europea |
OBIETTIVI GREEN DELL’UE PER IL 2025: UN TRAGUARDO SEMPRE PIÙ LONTANO, SECONDO POLITICOGli Stati membri dell’UE sono in ritardo sugli impegni di sostenibilità per il 2025. Tra i target a rischio figurano la raccolta differenziata del 55% dei rifiuti urbani e la riduzione del 20% dei pesticidi chimici. Il rapporto di POLITICO evidenzia gravi lacune nell’attuazione delle normative ambientali, che rischiano di compromettere la transizione verde dell’Unione entro il 2050.
Meno della metà dei Paesi UE ha sistemi obbligatori per la raccolta dei tessili. Sebbene il divieto di distruzione dei capi invenduti sia stato implementato, emerge che parte dei vestiti destinati al riciclo finisce in discariche. “I paesi UE sono in ritardo nella maggior parte, se non in tutti, i loro impegni di sostenibilità.” “La Romania è diventata una discarica per i vestiti dismessi nell’UE.” Leggi la notizia su POLITICO |
L’EUROPA DICE ADDIO AL BISFENOLO A NEI MATERIALI A CONTATTO CON ALIMENTILa Commissione Europea ha adottato il divieto di utilizzo del Bisfenolo A (BPA) nei materiali a contatto con alimenti, includendo bottiglie riutilizzabili e rivestimenti per lattine. La decisione, basata sulle valutazioni dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), riconosce il rischio del BPA per il sistema immunitario. È previsto un periodo transitorio di 18 mesi che permetterà all’industria di adeguarsi, limitando le interruzioni nella catena alimentare.
“Mantenere alti standard di sicurezza alimentare nell’Unione Europea e proteggere i cittadini è una delle massime priorità della Commissione.” “L’esposizione alimentare al bisfenolo A (BPA) costituisce un problema per la salute dei consumatori di tutte le fasce d’età” Leggi la notizia sul sito della Commissione europea |
LA DANIMARCA PREMIA IL RIUSO E PAGA CHI RESTITUISCE LE TAZZE DI CAFFÈNella città danese di Aarhus, un sistema di cauzione incoraggia il riuso delle tazze da caffè: i cittadini ricevono un rimborso restituendo i contenitori in appositi punti di raccolta. Questa iniziativa – che ricorda gesti del passato – mira a ridurre i rifiuti e promuovere un’economia circolare, stimolando la partecipazione attiva dei consumatori al riciclo.
Il programma pilota si è prefissato di raccogliere 500.000 bicchieri nel primo anno, un obiettivo che è stato ampiamente superato. Per il 2025, l’obiettivo è di raccogliere 1,5 milioni di bicchieri, con altri 1,5 milioni previsti per il terzo anno. “Attraverso l’analisi dei rifiuti, abbiamo scoperto che il 45% dei rifiuti di Aarhus proveniva da imballaggi da asporto.” “Ora vediamo dei cambiamenti nel comportamento. Vediamo che il tasso di restituzione è dell’88%, il che significa che una tazza viene riutilizzata 44 volte.” Leggi la notizia su euronews |
SALTO DI SCALA PER LA BIOECONOMIA IN EUROPA, IL PROGRAMMA 2025 DEL CIRCULAR BIO-BASED EUROPE JOINT UNDERTAKINGIl Circular Bio-based Europe Joint Undertaking (CBE JU, partnership pubblico-privata tra la Commissione Europea e il Bio-based Industries Consortium) ha pubblicato il proprio Work programme per il 2025. Obiettivo: consolidare la bioeconomia europea, integrando sostenibilità e innovazione. Tra le priorità: bioraffinerie all’avanguardia, riduzione delle emissioni di gas serra e sviluppo di materiali bio-circolari.
Budget complessivo di 165 milioni di euro di finanziamento per sostenere ricerca e innovazione bio-based in Europa. Tra gli Investimenti strategici per ‘scalare’ tecnologie bio-based, CBE JU prevede 70 milioni di euro per progetti dimostrativi e 80 milioni per bioraffinerie. “CBE JU rafforzerà il racconto sulla bioeconomia circolare fornendo esempi concreti di progetti di successo che scalano tecnologie innovative in Europa.” “Sostituendo le risorse fossili non rinnovabili con rifiuti e biomasse sostenibili, il CBE JU aiuterà l’Europa a diventare il primo continente a impatto climatico zero.” Leggi il Work Programme CBE JU per il 2025 |
REPRESSIONE GLOBALE: LA NUOVA ARMA CONTRO I MOVIMENTI PER IL CLIMASecondo una ricerca dell’Università di Bristol, la repressione dei movimenti climatici e ambientali sta aumentando in tutto il mondo. Metodi come leggi anti-protesta, accuse di terrorismo e uso eccessivo della forza vengono utilizzati per soffocare il dissenso. Questa tendenza globale coinvolge Paesi democratici e non.
22 leggi anti-protesta introdotte dal 2019 in 14 paesi. Il 6,3% delle proteste porta ad arresti, nel 3% dei casi vengono denunciate violenze della polizia.
“Gli stati non stanno adottando misure adeguate sul cambiamento climatico. Criminalizzando gli attivisti, li depoliticizzano.” Leggi la notizia sul Climate Home News |