giovedì, Novembre 6, 2025

Undici Paesi UE, tra cui l’Italia, chiedono di indebolire la legge sulla deforestazione

Dopo il rinvio già ottenuto nel 2024, 11 Paesi propongono di emendare il regolamento sulla deforestazione, che dovrebbe entrare in vigore da dicembre 2025. Per il ministro Lollobrigida “alcuni regolamenti funzionano nei palazzi ma non nella realtà. Mentre il WWF parla di “chiaro sabotaggio”

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

Che l’Unione Europea non stia attraversando un gran momento dal punto di vista ambientale è assodato da tempo: i 27 Stati membri dell’UE premono da tempo sulle istituzioni affinché venga ridimensionata l’ambizione che era stata cristallizzata dalla scorsa Commissione col Green Deal. La nuova versione di Ursula von der Leyen, presidente anche della scorsa Commissione, è lontana anni luce dalle priorità sancite durante lo scorso mandato. Assecondando il “vento di destra” che soffia impetuoso dagli Stati Uniti con Donald Trump, non c’è regolamento o direttiva ambientale che rischia di essere vista al ribasso.

E la scusa, spesso, è la semplificazione: quella che è una reale esigenza delle imprese diventa invece il lasciapassare per depotenziare e limitare i provvedimenti europei. Secondo un’anticipazione di Reuters, lo stesso copione sta avvenendo con la legge sulla deforestazione. Si tratta di un regolamento che era già stato rinviato a dicembre 2024: in quell’occasione Consiglio Ue e Parlamento europeo avevano approvato la proposta della Commissione di posticipare di un anno la data di applicazione del regolamento sulla deforestazione in risposta alle preoccupazioni sollevate dai Paesi dell’UE, dai paesi terzi, dai commercianti e dagli operatori di non essere in grado di rispettare pienamente le norme già dalla fine del 2024. La piena efficacia del regolamento dovrebbe aver luogo dal 30 dicembre 2025 e dall’anno successivo per le piccole e medie imprese. 

Ma mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo.

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Le pressioni sull’UE degli Stati membri

“L’Unione Europea sta affrontando ulteriori pressioni da parte dei Paesi membri per ritardare e indebolire la sua prossima legge per limitare la deforestazione, con 11 governi che chiedono cambiamenti”: così il 26 maggio un’anticipazione di Reuters ha lanciato l’allarme. Secondo un documento visionato dalla nota agenzia giornalistica, 11 Paesi, capeggiati da Austria e Lussemburgo, avrebbero chiesto all’Unione di semplificare ancora le norme e rimandare di nuovo l’entrata in vigore della legge. Tra i firmatari del documento ci sarebbe anche l’Italia, insieme a Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Portogallo, Lettonia, Romania e Slovenia. 

ue deforestazione 1

La legge sulla deforestazione, la prima al mondo di questo tipo, ha l’obiettivo di fermare il 10% della deforestazione causata dal consumo europeo di alimenti importati come soia, carne di manzo, olio di palma e altri prodotti. La settimana scorsa la Commissione europea aveva pubblicato un’analisi comparativa utile a classificare i Paesi esportatori in base al rischio di deforestazione. Sulla base di questa classifica, soltanto i prodotti in arrivo da 4 Paesi (Bielorussia, Russia, Corea del Nord e Myanmar), già coperti da sanzioni e considerati ad alto rischio, dovrebbero rispettare gli obblighi più stringenti. Brasile e Indonesia, grandi Paesi produttori ed esportatori, sono stati risparmiati dalle regole più severe. Mentre per i Paesi a basso rischio, come ad esempio gli Stati Uniti, alle aziende verrebbe chiesto di raccogliere informazioni sulle catene di approvvigionamento ma non di affrontare direttamente il rischio di deforestazione.

In ogni caso a partire da dicembre 2025 l’Unione dovrebbe richiedere alle aziende esportatrici o che immettono nel mercato soia, carne di manzo, olio di palma, cacao, caffè e altri prodotti a rischio deforestazione, di fornire dichiarazioni di due diligence a dimostrazione della sostenibilità di tali beni. Le aziende in difetto dovranno pagare fino al 4% del loro giro d’affari. Ciò che preoccupa gli 11 Paesi membri dell’UE, nel documento visionato da Reuters, è che tali requisiti si applicano anche alle esportazioni europee. Ecco perché tra i vari emendamenti suggeriti c’è anche la creazione di una nuova classe di Paesi ritenuti a basso rischio di deforestazione, che sarebbero esentati dai controlli doganali e dal controllo dell’origine delle merci.

“Alcuni regolamenti funzionano nei palazzi ma non nella realtà” ha aggiunto ieri il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a margine del Consiglio Agricoltura e Pesca. Con l’Italia che è dunque uscita allo scoperto e che, come già avvenuto nel 2024, sostiene un ulteriore rinvio del regolamento sulla deforestazione. Anche se in questo caso, rispetto alla volta precedente, si parla di semplificazioni.

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Per il WWF la proposta di semplificazione è un “chiaro sabotaggio”

L’iter del regolamento Ue sulla deforestazione, noto anche con l’acronimo EUDR, resta complesso. Pubblicato a metà del 2023 in teoria punta a ridurre al minimo la deforestazione e il degrado forestale associati alle materie prime agricole importate nell’Unione europea. E fa parte della strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030. Peccato che in questi due anni la sensibilità dell’Unione Europea sia parecchio cambiata, e che i governi nazionali sempre di più preferiscono assecondare le richieste che arrivano dal mondo industriale. Sono rimaste invece coerenti le ong ambientali come il WWF che, ieri come oggi, difendono le istanze che hanno portato alla nascita di determinati provvedimenti e contestano le attuali resistenze degli Stati membri dell’UE.

ue deforestazione wwf

“Con la scusa di alleggerire gli oneri amministrativi, queste proposte equivalgono a un chiaro tentativo di sabotare una delle leggi ambientali più importanti dell’UE, prima ancora della sua attuazione – scrive il WWF – L’affermazione che l’EUDR sia eccessivamente oneroso per i piccoli agricoltori e i proprietari forestali è mera speculazione, dato che l’EUDR si applicherà a loro solo tra un anno, nel giugno 2026. Inoltre tutti i Paesi dell’UE rientrano nella categoria a basso rischio, con meno obblighi per le aziende e ancora meno per i piccoli agricoltori e proprietari forestali. In particolare, la proposta di introdurre una categoria senza rischio oscura l’obiettivo del regolamento di garantire che i consumi prodotti dall’Unione europea non causino la distruzione delle foreste del Pianeta, comprese quelle dell’UE. In un momento in cui la perdita di foreste tropicali è aumentata dell’80% tra il 2023 e il 2024 e gli incendi boschivi stanno diventando sempre più frequenti a livello globale, non è il momento di fare marcia indietro usando solo belle parole contro la deforestazione, e distruggendo al contempo l’unico strumento normativo per combatterla efficacemente”.

Una nota di biasimo c’è anche per il governo italiano. “È gravissimo che il governo italiano sia in prima linea in questa campagna contro le foreste e la loro conservazione, trascurando come il nostro Paese sia uno dei principali importatori di prodotti che producono deforestazione – sostiene il WWF – La proposta minaccia anche uno degli elementi fondamentali dell’EUDR: la possibilità di tracciare i prodotti (alberi, piantagioni di caffè, cacao, olio di palma ecc.) fino al luogo di raccolta. La geolocalizzazione del luogo in cui vengono coltivati è la base non solo per catene di approvvigionamento trasparenti, ma anche per consentire agli Stati membri dell’UE di far rispettare la legge. La commissaria europea per l’Ambiente Jessika Roswall ha ricordato ai ministri le numerose misure che la Commissione ha già intrapreso dopo l’adozione della legge e che ridurranno gli oneri per gli agricoltori e i silvicoltori. Il WWF invita ora la Commissione a respingere questi tentativi di annacquare l’EUDR e a mantenere l’impegno di attuarla completamente entro la fine dell’anno. È in gioco la credibilità dell’Europa come leader ambientale globale e la sua responsabilità nei confronti delle generazioni future”.

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