Tra le tante pecche ambientali degli Stati Uniti, forse la più imbarazzante è la bassissima percentuale di materiali che il paese ricicla ogni anno. Con l’obiettivo di correggere questa mancanza, il 15 novembre l’Environmental Protection Agency (EPA) ha finalizzato la prima strategia nazionale per il riciclo.
Il documento, dal titolo National Recycling Strategy: Part One of a Series on Building a Circular Economy for All, mira a supportare lo sforzo dell’agenzia di raggiungere, entro la fine del decennio, un tasso del 50 per cento di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti dalle municipalità del paese.
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L’America che non ricicla
Secondo ricerche della stessa EPA, nel 2018, l’ultimo anno per cui l’agenzia ha raccolto e sistematizzato i dati, i rifiuti municipali riciclati erano il 32 per cento del totale, di cui quasi il 70 per cento rappresentato da carta e cartone, mentre la plastica e il vetro si attestavano entrambi intorno al 4,5 per cento. Percentuali bassissime che non possono più essere trascurate, ora che il presidente Joe Biden sembra voler finalmente dare una svolta alle politiche ambientali americane. Già nel 2006, l’EPA si era data l’obiettivo di arrivare a percentuali di riciclo del 35 per cento entro il 2008, senza riuscire a rispettare l’impegno.
Tuttavia, negli ultimi anni, il problema dello smaltimento dei rifiuti è diventato più pressante per gli Stati Uniti, dopo che la Cina ha ridotto drasticamente le importazioni di materiale da riciclare, con costringendo diversi programmi di riciclo municipali a chiudere o ad apportare forti riduzioni, finendo così per mandare più materiale in discarica.
L’onda lunga della decisione del governo cinese non si è ancora esaurita e intanto le nuove abitudini di consumo innescate dalla pandemia, con l’aumento drammatico del consumo di prodotti a scapito dei servizi e delle consegne a domicilio, hanno reso la situazione ancora più difficile da gestire. È diventata quindi urgente la necessità di dotare il paese di una strategia condivisa.
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5 obiettivi per riciclare meglio
Il piano, di recente annunciato, fa il paio con il Recycle act, approvato all’interno dell’accordo sulle infrastrutture e il lavoro appena firmato da Biden, che mira a migliorare il riciclo residenziale autorizzando fino a 15 milioni di dollari all’anno in finanziamenti fino al 2026. In base alle disposizioni del Recycle Act, l’EPA dovrà sviluppare un kit di strumenti per ridurre la contaminazione e aumentare la partecipazione ai programmi di riciclo. La nuova strategia annunciata il 15 novembre si muove in questa direzione, fornendo diverse azioni delineate in cinque obiettivi: migliorare il mercato per i prodotti riciclati; aumentare la raccolta e migliorare le infrastrutture di gestione dei materiali; ridurre la contaminazione nel flusso di materiali riciclati; migliorare le politiche e i programmi a sostegno della circolarità; standardizzare la misurazione e aumentare la raccolta dati.
Creare un mercato per i prodotti riciclati è, secondo l’agenzia americana, una delle condizioni indispensabili per aumentare le percentuali di riciclo, in modo da incentivare le aziende a riciclare. Non è chiaro se questo significherà offrire incentivi finanziari per le aziende che utilizzano materiali riciclati per i propri prodotti.
Sul fronte del potenziamento della raccolta e delle infrastrutture, i margini di miglioramento sono ampi: basti pensare che la città più popolosa d’America, New York, ricicla solo il 18 per cento dei propri rifiuti domestici, contro un potenziale del 68 per cento, secondo stime del Sanitation Department. Si tratta, ovviamente, anche di un problema di educazione: l’EPA intende anche rafforzare le azioni di sensibilizzazione per garantire che i cittadini riciclino correttamente.
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Riciclo chimico o no?
La nuova strategia mira a dotare il Paese di un sistema condiviso a livello nazionale che faccia una volta per tutte chiarezza su quali materiali possano essere riciclati, sugli standard da adottare e sui procedimenti da seguire. Obiettivo ambizioso per una nazione dove i singoli Stati hanno ampia autonomia e spesso politiche molto disomogenee. E il documento appena presentato già apre a possibili controversie: l’EPA ha infatti incluso tra le azioni accettabili la pratica del riciclo chimico che produce un materiale di più alta qualità ma produce anche CO2, inquinamento e scarti tossici.
Diversi gruppi ambientalisti ritengono che questa opzione non avrebbe dovuto essere inclusa nella strategia e fanno notare che la prima bozza del documento, che risale all’amministrazione Trump, non faceva menzione del riciclo chimico. Secondo quanto riportato da The Washington Post, l’EPA si è difesa dicendo di averlo incluso in risposta ai commenti ricevuti dall’agenzia sulla bozza di documento e che l’intenzione per il momento è solo quella di tenere aperta la discussione su questa pratica.
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L’economia circolare arriva in America
Ma la menzione che più di altre non passa inosservata è quella già nel titolo del documento, dell’economia circolare: una conquista storica per il paese che ha dato vita al sistema “take-make-dispose”. Tuttavia, nello sommario del documento, la stessa agenzia riconosce i limiti di un approccio alla circolarità unicamente concentrato sul riciclo.
“Il solo aumento del riciclaggio dei rifiuti solidi urbani non consentirà di realizzare un’economia circolare per gli Stati Uniti; il riciclo è solo una delle azioni nella cassetta degli attrezzi. É necessario lavorare per allargarsi ad aree qui non trattate, tra cui riprogettazione dei prodotti, riduzione alla fonte e riutilizzo”. Il documento non offre molti spunti in questa direzione, ma il riferimento all’economia circolare resta un’importante prima volta che inizia a mettere gli Stati Uniti sulla strada verso quel cambiamento culturale che è il pensiero circolare.
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Conquiste e buone intenzioni
Altra importante conquista di questa nuova strategia è l’esplicito riconoscimento del peso sproporzionato che gli impianti di smaltimento e riciclaggio hanno finora avuto sulle minoranze e le comunità a basso reddito, più spesso esposte all’inquinamento causato da queste strutture. “La strategia 2021 – scrive nell’introduzione al documento l’amministratore dell’EPA, Michael S. Regan – è progettata per rendere l’accesso ai servizi di riciclaggio più equo, ridurre gli impatti ambientali sulle comunità svantaggiate e stimolare lo sviluppo economico”. Per la prima volta l’EPA ha messo in relazione la gestione dei rifiuti con questioni di giustizia ambientale e con le conseguenze della crisi climatica, evidenziando come siano sempre le stesse comunità ad essere esposte a rischi ambientali e sanitari. Tuttavia, anche su questo punto il documento non è ricco di dettagli operativi.
Se la National Recycling Strategy suona più come una dichiarazione di intenti che come un impegno verso politiche concrete, rimane importante che l’EPA abbia individuato una serie di obiettivi e sistematizzato gli strumenti a disposizione. Se quegli strumenti verranno realmente sviluppati e utilizzati per raggiungere quegli obiettivi lo vedremo nei prossimi anni.
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