Quando si parla di “mercatini dell’usato”, il sopracciglio di molte persone inizia a flettersi a dismisura. Ancora in molti – sicuramente troppi – associano i beni “di seconda mano” con oggetti in precarie condizioni venduti in negozi polverosi e confusionari, ma chi ha avuto occasione di entrare, almeno una volta, in un negozio dell’usato può testimoniare il contrario: lungo i corridoi o nelle vetrine e gli scaffali si trovano solitamente oggetti in ottime condizioni – talvolta addirittura nuovi – tutti allineati con ordine e gusto.
Negli ultimi anni il settore dell’usato ha fatto registrare numeri da record: secondo l’ “Osservatorio Second hand economy”, realizzato da Doxa, in Italia, il giro d’affari dei beni usati nel 2018 ha toccato quota 23 miliardi di euro, contro i 21 miliardi dell’anno precedente facendo segnare una crescita del 28% nel corso del quinquennio precedente.
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Cosa spinge sempre più persone ad entrare in un negozio dell’usato?
1 È da vip!
Fino a pochi anni fa, acquistare oggetti usati era una pratica bollata come roba da spilorci oggi, invece, è diventata un’abitudine anche per molti vip: da Julia Roberts a Drew Barrymore sono tante le star ad aver dichiarato la loro passione per lo “shopping di seconda mano”. Senza scomodare le dive di Hollywood, anche a me, curiosando fra gli scaffali dei negozi dell’usato che frequento, è capitato di incontrare volti noti della Tv.
2 Si ridà il valore all’uso e non al possesso
Siamo passati da anni in cui, schiavi del consumismo, abbiamo riempito le nostre case di oggetti che, spesso, pressoché inutilizzati, sono finiti in cantina o nel box a periodi invece di crisi dove, molti di noi, hanno dovuto iniziare a ridurre i consumi. Tante persone, vedendo il loro conto in banca vuoto, si sono accorte che piccoli e grandi oggetti dei quali potevano disfarsi potevano interessare ancora tante persone. Oggetti di antiquariato o di “modernariato”, libri, elettrodomestici e tanto altro che ormai erano diventati solo un ingombro utile a raccogliere polvere si sono trasformati in moneta sonante per acquistare beni e strumenti più utili, anche a seguito delle mutate esigenze di vita. Anche lo spazio è un valore e anche alla sottoscritta, nel cercare di riconquistarlo, è capitato di riscoprire veri e propri tesori dei quali avevo perso le tracce e che sono stati sicuramente più apprezzati da altre persone.
3 Si può sbirciare (anche) online
Dimenticate il vecchio “mercatino delle pulci”: anche il mondo dell’usato ha aperto le proprie porte al mondo di internet. Alle classiche vetrine, infatti, si sono unite quelle virtuali: quasi tutti i negozi dell’usato – che facciano parte di una rete di franchising o che siano operatori indipendenti – hanno in molti affiancato alla classica vendita “faccia a faccia” quella on-line. La vendita via web, infatti consente ai clienti di trovare con estrema facilità i beni con la possibilità di prenotarli e addirittura farseli recapitare direttamente a casa. È anche un buon modo per capire lo stile di un punto vendita e capire se può fare per noi. Nel mio caso, ormai mio marito ha fatto amicizia con la persona che si occupa dei libri nel suo mercatino di fiducia: quando vede un nuovo arrivo corre al telefono e lo fa mettere da parte lontano dalle mire di altri “concorrenti”.
4) La consulenza è…omaggio
Un anno fa, insieme a mio marito, mi spettò l’onere di svuotare l’appartamento di un parente che era scomparso da poco: la casa era piena di oggetti di ogni genere che, in molti casi, anche se non di nostro gusto (o per mancanza di spazio!), potevano interessare altre persone. Ci sembrava uno spreco gettare tutto in discarica, ma non sapevamo se avessero un valore economico. Ci fu di aiuto il gestore di un negozio dell’usato che venne a casa (!) a valutare il tutto: fra un “questo si” e un “questo no” fu facile (per lui!) fare una cernita fra quanto ancora interessante per la clientela e quanto, invece, era fuori mercato. Cosa fare dei mobili ormai troppo démodé? Lui stesso ci segnalò una associazione che era disponibile sia a ritirare gli oggetti invendibili che a smontare e trasportare al mercatino quelli ancora riutilizzabili. Una operazione che avrebbe comportato spese o comunque tanta fatica si rivelò facile e anche redditizia.
Da allora, se mi capita tra le mani un oggetto che non uso e non so se sia ancora vendibile, mi avvalgo della consulenza dei gestori dei negozi anche a distanza con l’ausilio di una videochiamate o inviando una foto della merce tramite whatsapp e facebook. Evito quindi di dover fare “avanti e indietro” portando e riportando un oggetto che, purtroppo, non ha mercato o semplicemente è fuori stagione.
5 Comprare e vendere talvolta equivale a noleggiare
Chiacchierando con alcuni gestori di negozi dell’usato mi è capitato di sentir loro dire che spesso, le persone di fatto “noleggiano” gli oggetti. All’inizio pensavo si trattasse di una battuta, ma poi ho capito che, effettivamente, avevano ragione. Quante cose ci servono per un periodo brevissimo di tempo? Pensate ad un libro: a quali libri siete realmente affezionati tanto da non poter fare a meno della loro compagnia? Soprattutto quando si tratta di libri “da ombrellone” o da gialli e thriller sarà ben difficile che voi abbiate voglia di rileggerli. Si potrebbe quindi ricorrere alle biblioteche pubbliche, ma, in quel caso, ci sono termini rigidi per riconsegnare il libro che fanno desistere molte persone dall’utilizzare questo canale. Perché non acquistare un libro al mercatino dell’usato, leggerlo con la massima calma e poi “riconsegnarlo”? La stessa operazione si può fare con gli oggetti dell’infanzia: la vasca per fare il bagnetto, il “tira-latte” e tanti altri oggetti sono utili per un brevissimo periodo per poi diventare ingombri. Potreste quindi pensare di prenderli già usati (esistono negozi che si occupano esclusivamente di oggetti per bambini e per le neo-mamme) per poi, una volta esaurito il loro impiego, rivenderli.
6 Il cercatore di oggetti
Quando entriamo in un negozio dell’usato una cosa è certa: non sapremo mai con che oggetto usciremo. Normalmente, se entriamo in un esercizio commerciale, abbiamo quasi sempre un obiettivo di spesa ben definito: ciò non accade in un negozio dell’usato dove non è il cliente ha trovare l’oggetto, semmai è il contrario. Capita spesso, infatti, di entrare alla ricerca di un accessorio d’arredamento per poi uscire con un capo firmato (o il contrario). Il fatto di trovare spesso un low cost di qualità spinge in effetti a un acquisto in più! Questo “mistero” è da sempre uno degli elementi che più mi affascina del mondo dell’usato e che mi spinge a tornare nei mercatini.
7 S.O.S. – Salvate gli oggetti subito
Un oggetto usato ha una storia che merita di trovare nuove persone che sappiano ascoltarla. Alcuni mesi fa mi è capitato di trovare i primi tre dei libri di Mary Poppins nella prima versione in italiano (parliamo di prima della seconda guerra mondiale), non semplice da trovare (a differenza delle ristampe degli anni ‘60). Sfogliando le pagine che riportano i nomi in italiano (Giovanna, Michele…per non parlare di Berto!) della gran parte dei protagonisti, mi è saltata agli occhi una scritta nella prima pagina. Vi era una dedica: “in regalo a Giovannella per gli esami compiuti con lode, mamma e papà”. Quel tratto di penna e l’amore che quei due genitori esprimevano alla loro bambina nel 1944, avrebbe corso il rischio di essere completamente cancellato se io non avessi preso quei libri (che mi auguro un giorno mio figlio apprezzerà).
8 Ecologia… a buon mercato (per noi e per l’ambiente)
Acquistare un bene usato significa risparmiare non solo aiutare il nostro bilancio familiare, ma anche l’ambiente: evitare sprechi si traduce nel risparmiare tutte le risorse che, altrimenti dovrebbe essere impiegate per realizzare nuovi beni. Un grande esempio di economia circolare.
9 Pomeriggio? Shopping!
Uno dei motivi che mi spingono ad andare in un negozio dell’usato è rappresentato dal fatto che è un bellissimo passatempo per tutta la famiglia: mentre mio marito va dritto al reparto libri e mio figlio si fionda sui giochi, sapendo bene che potrà acquistare uno solo se ne vende un altro (una forma di “baratto asincrono”) io posso dedicarmi all’oggettistica. C’è chi si rilassa trascorrendo pomeriggi al centro commerciale, io invece preferisco contribuire a far girare un altro tipo di economia: quella circolare!
10 Beneficenza
Se quel che portiamo non dovesse trovare nessuno che lo voglia adottare? Bene, potrete sempre riprenderlo o in alternativa (come accade con l’abbigliamento in molti negozi), lasciare che sia donato. Farete beneficenza senza muovere un dito.
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