Questa è forse la “madre” di tutte le fake news sul fotovoltaico, un’affermazione che circola da decenni, ma che oggi è più falsa che mai. L’argomento si basa sul concetto di Energy Payback Time (EPBT) ovverosia il tempo necessario ad un impianto fotovoltaico per generare la stessa quantità di energia richiesta per produrlo, trasportarlo e installarlo.
Grazie ai continui progressi tecnologici e all’efficientamento dei processi produttivi, l’EPBT dei moderni pannelli al silicio cristallino si è drasticamente ridotto. Secondo uno degli studi più autorevoli e costantemente aggiornati del Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems (ISE, una miniera di dati scientifici e verificati sul fotovoltaico), uno dei principali centri di ricerca europei sul solare, il tempo di ritorno energetico per un pannello fotovoltaico installato in Europa è oggi compreso all’incirca tra 0,5 e 1,5 anni. Tra gli esempi riportati, uno nostrano: “un impianto fotovoltaico in Sicilia che utilizza moduli in silicio su wafer ha un tempo di ritorno energetico di circa un anno. Ipotizzando una durata di vita di 20 anni, questo tipo di impianto può produrre venti volte l’energia investita”.
Considerando che la vita utile garantita di un pannello moderno è di 25-30 anni (ma spesso continuano a produrre ben oltre tale lasso di tempo), significa che un impianto fotovoltaico restituisce da 20 a 50 volte l’energia investita per la sua creazione. È uno dei ritorni energetici (EROEI – Energy Return on Energy Invested) più alti tra tutte le fonti energetiche, incluse quelle fossili se si considera l’intero ciclo di vita. La bufala si basava forse su dati relativi ai primissimi prototipi degli anni ’70, ma continuare a ripeterla oggi è pura disinformazione.
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