mercoledì, Dicembre 3, 2025

“La finanza climatica? Deve fare leva su una tassazione più equa”

Alla vigilia della COP 30 sul clima, economisti, attiviste femministe, leader sindacali, movimenti sociali internazionali propongono sei iniziative per una fiscalità più equa e alleata del clima: “La lotta per la giustizia climatica è inseparabile dalla lotta per la giustizia fiscale”

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Redazione EconomiaCircolare.com

È stato una sorta di accompagnamento verso la Cop30 di Belem: il 13-14 ottobre, all’Universidade Estadual de Campinas (UNICAMP) in Brasile, “economisti, attiviste femministe, leader sindacali, movimenti sociali e sostenitori della giustizia fiscale” si sono riuniti per confrontarsi e chiedere che una “tassazione equa” sia il fulcro su cui fare leva per finanziare le necessarie iniziative per mitigazione e adattamento alla crisi climatica.

Una transizione giusta verso un’economia a zero emissioni non potrà non fare a meno di un sistema di tassazione più giusto. E per “più giusto” si deve intendere proporzionale rispetto alle differenti capacità contributive (tassazione progressiva) e proporzionale rispetto ai differenti impatti climatici.

Spiega infatti il Climate Inequality Report: “L’1% più ricco a livello globale rappresenta il 15% di tutte le emissioni legate ai consumi, mentre è responsabile del 41% delle emissioni globali associate alla proprietà di capitali privati”.

I promotori dell’assemblea “A Climate for Change: Towards Just Taxation for Climate Finance– l’Istituto di Economia dell’UNICAMP (Universidade Estadual de Campinas in Brasile), l’Istituto di Studi Socioeconomici (INESC), l’Osservatorio Brasiliano del Sistema Tributario, la Rete di Giustizia Fiscale dell’America Latina e dei Caraibi (RJFALC), Transforma e Tax Justice Network – hanno esortato i governi “ad andare oltre le promesse simboliche e ad adottare misure fiscali coraggiose per riprogrammare un’economia che ha portato il pianeta sull’orlo del collasso ecologico”.

“La conferenza Climate for Change ha riunito un gruppo vivace ed eterogeneo di organizzazioni e ricercatori provenienti da tutto il mondo – ha detto Nathalie Beghin, membro del consiglio di amministrazione dell’INESC.- Questa ricca diversità ha alimentato proposte innovative e convincenti per promuovere il legame fondamentale tra giustizia fiscale e giustizia climatica, creando slancio in vista della COP30″.

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Le sei azioni per una sovranità fiscale

Secondo i protagonisti della conferenza “A Climate for Change”, le risorse finanziarie per una transizione equa esistono già, “ma rimangono nascoste offshore, prosciugate dal debito e intrappolate dietro regole fiscali ingiuste che privano i paesi della loro sovranità fiscale”.

Secondo Sergio Chaparro, responsabile delle politiche internazionali e della difesa dei diritti presso il Tax Justice Network, “da Gaza all’Amazzonia, le vite umane sono considerate sacrificabili in un sistema basato sul sacrificio. Non tutto ciò che è verde brilla. Le false soluzioni sostengono il potere coloniale. Dobbiamo mobilitare la volontà politica e trasferire le risorse attraverso una tassazione equa per finanziare la sopravvivenza, non la distruzione“.

Per farlo e rimediare a questa sottrazione e distorsione di risorse sarà necessario “garantire che siano i cittadini, e non le aziende, a determinare le modalità di generazione e distribuzione della ricchezza”. Saranno necessarie “sei azioni per rivendicare la sovranità fiscale e finanziare una transizione equa”.

Eccole:

  1. Abolire i sussidi ai combustibili fossili e far pagare chi inquina. I governi devono porre fine alle agevolazioni fiscali sui combustibili fossili, “che ammontano a 7.000 miliardi di dollari all’anno, di cui 1.300 miliardi in sostegno fiscale diretto”, e reindirizzare i fondi verso economie pulite e resilienti;
  2. Far pagare alle multinazionali e ai super ricchi il vero costo dell’inquinamento che producono. “L’abuso fiscale da parte delle multinazionali e dei super ricchi costa ogni anno 500 miliardi di dollari”, affermano attivisti, economisti e associazioni. Secondo i quali “tassi minimi globali efficaci di imposta sulle società e imposte sul patrimonio possono contribuire a finanziare la transizione sia a livello nazionale che internazionale”;
  3. Istituire una convenzione fiscale delle Nazioni Unite che integri la giustizia climatica.
    È necessario che un sistema fiscale globale equo conferisca “maggiore potere decisionale ai paesi del Sud del mondo e tassi i profitti laddove si svolgono le attività e si producono le emissioni” hanno affermato i promotori dell’assemblea in Brasile. Una convenzione fiscale dell’ONU dovrebbe “allineare la cooperazione fiscale internazionale agli obiettivi climatici globali, eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili attraverso la politica fiscale e integrare l’Accordo di Parigi nella governance fiscale globale”. Per Anne Wanyagathi, consulente di ricerca in materia fiscale presso il South Centre, “le multinazionali del petrolio e del gas trasferiscono quasi un terzo dei loro profitti in giurisdizioni con bassa imposizione fiscale, sottraendo miliardi ai paesi in via di sviluppo, denaro che dovrebbe essere destinato al finanziamento dell’adattamento climatico, della sanità e dell’istruzione. Una convenzione fiscale delle Nazioni Unite può contribuire a ripristinare i diritti di imposizione fiscale dei paesi in via di sviluppo e a costruire un sistema fiscale globale in grado di garantire la giustizia climatica”;

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  1. Democratizzare il potere fiscale e investire nelle infrastrutture pubbliche. Giustizia, investimenti pubblici e partecipazione sono alcune delle parole d’ordine usate all’Universidade Estadual de Campinas. I governi, è stato affermato, dovranno “sostituire l’austerità con investimenti pubblici sostenuti nei settori della sanità, dell’istruzione, dell’assistenza, dell’energia, dell’acqua e dei trasporti”. I sistemi fiscali “dovrebbero affrontare le disuguaglianze razziali e di genere e garantire che il bilancio sia trasparente, partecipativo e in linea con gli obiettivi sociali e climatici”;
  2. Utilizzare i sistemi fiscali per eliminare gradualmente i combustibili fossili e finanziare le alternative. I governi dovrebbero adottare misure coordinate, “come un’imposta globale sui profitti derivanti dai combustibili fossili”, e “garantire un’equa ripartizione dei diritti fiscali tra i paesi per promuovere alternative economiche eque e sostenibili”;
  3. Integrare le politiche fiscali, del debito e climatiche in un quadro globale coerente.
    Ai governi si chiede poi di “collegare la giustizia fiscale, la riduzione del debito e il finanziamento per il clima attraverso un quadro permanente delle Nazioni Unite per il finanziamento dello sviluppo”. I prestiti “dovrebbero essere sostituiti da sovvenzioni” e le politiche fiscali, commerciali e climatiche “devono rafforzarsi a vicenda anziché indebolirsi”.

Le conclusioni dell’assemblea “A Climate for Change: Towards Just Taxation for Climate Finance sono nette: “La lotta per la giustizia climatica è inseparabile dalla lotta per la giustizia fiscale”.

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