Nel 2020 la raccolta differenziata del vetro è in crescita: in Italia si sono prodotte più di 2 milioni di tonnellate di rifiuti d’imballaggio in vetro. Si tratta del 2,6% in più rispetto all’anno precedente – grazie a una crescente raccolta differenziata legata anche all’incremento degli acquisti di prodotti con packaging in questo materiale. Come registra il CoReVe, se nel 2019 si raccoglievano in media 38,7 kg per abitante, un anno più tardi siamo arrivati a 40,4 kg.
Analizzando i trend percentuali si osserva che, nel 2020, il tasso di riciclo degli imballaggi di vetro ha raggiunto il 78,6%, con un ulteriore balzo in avanti rispetto al già eccellente dato dell’anno precedente del 77,3%: l’obiettivo europeo al 2030 del 75% è stato quindi ampiamente superato. Le quantità riciclate sono pari a 2.143.221 tonnellate con un incremento del 3,6% rispetto al 2019 legato a un tasso di crescita più alto sia delle quantità raccolte che degli imballaggi in vetro immessi al consumo.
Sappiamo bene che i numeri in termini assoluti e di obiettivi europei sono buoni ma la filiera continua a porsi traguardi ambiziosi: in Europa si punta infatti ad una raccolta del 90% entro il 2030.
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Qualità e non solo quantità della raccolta del vetro
La quantità non è, però, l’unico traguardo da raggiungere: negli ultimi anni si lavora per ottenere un miglioramento anche della qualità della raccolta differenziata del vetro e del riciclo stesso. Un parametro importante è quello relativo agli scarti degli impianti.
Secondo i dati 2020, si è passati dall’11,4% al 10,6%. Il trend è positivo ma, ad oggi, l’impegno degli operatori è finalizzato ad ottenere risultati molto migliori. La percentuale di impurità, infatti, è paragonabile al peso dei rifiuti in vetro che andrebbero persi se la raccolta differenziata venisse interrotta da parte di sette regioni (Valle d’Aosta, Trentino (o Friuli), Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria), con un costo, in termini economici, a carico dei cittadini di 48 milioni di euro.
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Quanta parte della raccolta del vetro viene effettivamente riciclata in Italia
Immaginate di andare a fare la spesa: questa attività comporta un consumo di tempo, ma anche del carburante necessario ad andare al supermercato in auto e tornare a casa. Tornate a casa e, riponendo gli acquisti in dispensa o nel frigo, vi trovate a buttare più di un oggetto su dieci: che spreco, direte voi!
Ecco, questo è quanto accade ogni volta che in un impianto di trattamento rifiuti si è costretti a scartare parte dei materiali recuperati per la presenza di impurità e contaminazioni.
Per ciò che riguarda la raccolta del vetro, esso viene controllato dagli impianti la cui efficienza, negli ultimi anni, è aumentata grazie a una serie di implementazioni tecnologiche che hanno consentito di ridurre, come abbiamo già avuto modo di vedere in precedenza, lo scarto finale tra raccolto ed effettivamente riciclato.
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Dove buttare i vari tipi di vetro?
Per poter migliorare la raccolta differenziata del vetro in termini di quantità e qualità sono diverse le azioni da intraprendere. Innanzitutto, le pubbliche amministrazioni e i gestori delle raccolte devono puntare a migliorare i sistemi di raccolta affinché questi siano sempre più efficienti, efficaci ed economici, massimizzando il riciclo, come sottolineato dallo stesso presidente di CoReVe, Gianni Scotti, a commento del Report 2021 del consorzio.
L’altro aspetto fondamentale è quello di sensibilizzare i cittadini che spesso commettono gravi errori nella raccolta in maniera inconsapevole. La buona regola è conferire solamente i contenitori quali bottiglie o barattoli. Vanno preliminarmente rimossi i diversi tappi e coperchi (che, solitamente, sono in alluminio e potranno essere gettati nell’apposito contenitore). Come recita la campagna di comunicazione CoReVe “Le regole del riciclo”, “solo bottiglia e vasetto per un riciclo perfetto”: se venissero conferite solo queste tipologie di prodotti, si renderebbe più efficiente il lavoro degli impianti dal processo di selezione al trattamento dei rottami per il loro riciclo in vetreria per realizzare nuovi imballaggi.
Sarebbe poi buona norma rimuovere il cibo: ad esempio un prodotto scaduto o semplicemente eventuali residui alimentari potrebbero essere conferiti nell’umido e comunque dare una pulita – per quanto veloce – al contenitore può essere utile anche a prevenire i cattivi odori stradali.
Spesso a contaminare la differenziata sono poi oggetti conferiti erroneamente nelle note campane: a tal proposito ricordate sempre di non buttare anche il sacchetto con la raccolta differenziata.
Si fa poi spesso confusione e quindi si gettano anche manufatti in ceramica o, magari, si gettano anche rottami di bicchieri o pirofile che, pur essendo trasparenti, sono realizzati in pirex o cristallo e quindi non possono essere correttamente conferiti nella raccolta del vetro. A seconda dei casi possono andare nell’indifferenziato o vanno portati all’isola ecologica.
Quale vetro non si può riciclare?
Perché il cristallo non si butta nel vetro? Perché uno degli elementi che lo rendono così brillante e sonoro è il piombo che, però, finisce per contaminare la raccolta del vetro.
Allo stesso modo anche ceramica e porcellana possono essere indigeste per il riciclo dei rottami di vetro perché la presenza di loro frammenti può costare cara al prodotto finito che rischia di infrangersi a causa degli “infusi”, ovverosia dei piccoli sassi che finiscono per essere inclusi nella massa del vetro. Ciò accade perché la ceramica, per fondersi, ha bisogno di temperature più elevate del vetro così come accade anche per il pirex.
Ora che sapete bene che solo gli imballaggi vanno nella differenziata del prezioso materiale riciclabile, capirete facilmente che eventuali lampadine, palline di Natale e soprammobili rotti che sembrano vetro non andranno comunque buttati nella famosa campana.
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