Quando parliamo del nostro impatto sul Pianeta, spesso usiamo l’espressione di impronta (ambientale), cercando – si spera – con i nostri comportamenti virtuosi di renderla sempre più leggera. Per questo, a proposito di orme, oggi vi parliamo di scarpe ecosostenibili.
Le diamo forse per scontate, ne abbiamo solitamente più paia di quelle che realmente utilizziamo e alcune spesso giacciono in fondo all’armadio o in soffitta dimenticate. Pensate che nel 2019 si stima ne siano state prodotte oltre 24 miliardi di paia (20 miliardi nel 2020, anno del lockdown, fonte: Statista).
Tutto ciò che impatto ha? Secondo i dati pubblicati da Quantis nel report, “Measuring Fashion: Insights from the Environmental Impact of the Global Apparel and Footwear Industries study”, l’industria calzaturiera è responsabile da sola dell’1,4% delle emissioni globali di gas serra, pari a 700 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Oltre il 60% delle emissioni proviene da due fasi: estrazione delle materie prime e produzione.
Come rendere le scarpe più ecosostenibili e ridurre l’impatto ambientale del settore calzaturiero
Nello studio di Quantis – focalizzato su abbigliamento e settore calzaturiero – si riportano una serie di raccomandazioni per ridurre l’impatto ambientale di tali industrie. Considerato che una parte significativa dell’impatto climatico del ciclo di vita della moda è legato all’energia utilizzata – specie in Asia – attraverso l’impiego di gas e carbone, si sottolinea come una strada fondamentale sia la riduzione dalla dipendenza delle fonti fossili massimizzando l’efficienza energetica – anche grazie alla digitalizzazione che contribuirebbe, inoltre, alla riduzione di sprechi e quindi di consumo di materie prime – e puntando sulle rinnovabili.
Dal lato della domanda si sottolineano i cambiamenti di modelli culturali come il favorire forme di noleggio o di take-back (ovvero il ritiro per riciclo o riutilizzo). Altri aspetti che vengono sottolineati sono la scelta di materiali più sostenibili, come fibre ecocompatibili – ad esempio quelle da agricoltura biologica – “materiali emergenti che utilizzano processi a minore intensità energetica e fibre riciclate disponibili grazie a nuovi processi di riciclo chimico”. Svolgendo il tutto in sistemi di produzione che si ispirino ai principi di economia circolare – riducendo i fenomeni di fast fashion, ovvero di scarpe realizzate non di certo per durare né per essere in qualche modo riciclate – perché le materie prime seconde, una volta raccolte, possano tornare a nuova vita.
Qualcosa però ha già iniziato a muoversi e oggi in commercio esistono sempre più marchi che cercano di ideare linee di scarpe ecosostenibili anche per ciò che riguarda le calzature. Come riconoscerle? Quali sono? Ne esistono di “circolari”? Ecco alcune idee che possono aiutare per acquisti più consapevoli e informati anche per ciò che mettiamo ai piedi!
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Le scarpe disassemblabili
Quante volte avete provato la delusione di trovarvi con una scarpa che si rompe proprio quando non dovrebbe e magari per la quale il calzolaio vi ha detto che c’era poco da fare se non il buttarla? Immaginiamo che abbia pensato a questo il designer industriale Diogo Pimenta che ha recentemente lanciato delle sneakers modulari!
Le “Layers” sono scarpe realizzate in Portogallo, pensate per durare – ovvero avere una vita del prodotto mediamente più lunga -, personalizzate e… disassemblabili. Questa particolarità consente di montare e smontare le diverse componenti rendendo più facile la manutenzione, ma anche eventuali modifiche o il riciclo, rendendo queste scarpe più ecocostenibili.
Parlando di disassemblabilità vi raccontiamo anche il lavoro che sta portando avanti la Nike, che lavora per una progettazione sostenibile delle calzature, con la collezione di scarpe da ginnastica modulari e facilmente smontabili ISPA (Improvise Scavenge Protect Adapt). Al posto della colla così trovano spazio sistemi di design modulari ad incastro ma non solo. La linea produttiva delle ISPA consente di produrre scarpe a minor impatto ambientale anche per il fatto di aver eliminato i processi “ad alta intensità energetica come i tunnel di riscaldamento e raffreddamento e le linee di colla”.
Per capire quanto queste innovazioni siano importanti, pensate che una sneaker può essere composta anche da 30 diversi materiali, mentre uno scarpone da trekking può arrivare a 100! Più complessa è una scarpa, tanto più difficile sarà ipotizzare di smontare (riparare) o riciclare le sue componenti. Per questo spesso le calzature hanno come fine vita la discarica. Un modello disassemblabile e realizzato con poche componenti può essere più facilmente riparato – ad esempio sostituendo la parte usurata – o riciclato.
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Le stampanti 3D che realizzano scarpe in TPE
Se vi diciamo “stampanti 3D” che oggetti immaginate possano venir realizzati? Questa tecnologia oggi consente di far prendere forma a una infinità di beni. Dal concorso di idee lanciato dal produttore di stampanti 3D Sintratec è nata quella per la scarpa Earth Moc, progettata da Daniel Shirley per gli amanti dell’escursionismo. Leggera e comoda adatta anche per le escursioni “light”, tra le proprie particolarità possiede il fatto di essere realizzata in TPE flessibile, un unico materiale e quindi, potenzialmente, anche riciclabile.
Scarpe 2.0: le calzature che danno una nuova vita ai materiali
Se avete sempre in testa l’economia circolare, sarà il caso anche di portarla ai piedi! In questo caso potreste pensare di scoprire le scarpe realizzate da RE49, studiate per “ridurre al minimo gli sprechi e dare una nuova vita ai materiali di scarto convertendoli in scarpe che sono ecsostenibili dall’inizio alla fine”, come si legge sul loro portale. L’azienda nasce nel 1949 ed è stata successivamente riconvertita per realizzare calzature circolari. Così oggi tutti i componenti delle calzature RE49 sono riciclati e l’azienda punta ad essere ad emissioni nette zero. Tra le qualità sottolineate dal brand vi è quella di aver ottenuto le certificazioni cruelty free e di consentire la tracciabilità dei prodotti grazie alla blockchain. Tra i materiali che rivivono sotto forma di sneakers si trovano anche tessuti insospettabili come quelli degli ombrelloni e delle sdraio o le vele delle barche, oltre che il classico e intramontabile jeans o gli pneumatici, ideali per le suole delle scarpe.
Se invece ai piedi volete avere… l’oceano, potreste propendere per le Adidas X Parley, ovvero le sneakers nate dalla collaborazione tra il famoso brand di abbigliamento sportivo e l’organizzazione ambientalista Parley for the Oceans. L’”ingrediente” principale delle scarpe da ginnastica? La plastica ripescata dai mari attraverso la quale è stato realizzato un filato impiegato per la produzione delle iconiche scarpe.
Tra i tanti brand sempre più attenti all’ambiente, alle materie prime e alla circolarità delle componenti delle proprie calzature vi è anche lo spagnolo Ecoalf: i rifiuti di plastica raccolti dai pescatori divengono filati e tessuti per le proprie linee di abbigliamento e accessori. L’azienda B corp ha così nelle proprie linee sneakers con suole ricavate dalle alghe del mare, il tessuto invece è un filato ricavato dalla plastica riciclata.
Tra l’altro, di alghe e scarpe vi avevamo parlato anche in un recente approfondimento, in cui vi abbiamo segnalato l’esistenza delle Blueview, le prime sneakers interamente biodegradabili al mondo. Se non lo avete già fatto, andate a scoprirle qui.
Le scarpe che mixano ecologia, progetti sociali e giustizia economica
Di esempi virtuosi, fortunatamente, ne esistono sempre di più. In attesa che tutto ciò divenga davvero la norma e non l’eccezione, chiudiamo parlandovi del progetto brasiliano Veja, che realizza scarpe da ginnastica che hanno come “ingredienti” inconfondibili il portare avanti progetti sociali, giustizia economica e l’utilizzo di materiali ecologici. Veja utilizza cotone organico brasiliano e peruviano per la tela e i lacci, la gomma amazzonica per le suole e vari materiali innovativi realizzati grazie al riciclo di bottiglie di plastica o di poliestere riciclato.
E voi ora guarderete le vostre scarpe ancora con gli stessi occhi?
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