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venerdì, Dicembre 13, 2024

Che fai, butti le scarpe? Arriva il nuovo modello che punta al riciclo

Adidas, la nota azienda di abbigliamento sportivo, avvia l’ultima sperimentazione del modello UltraBOOST DNA LOOP che si propone di “porre fine ai rifiuti di plastica”. Dopo i primi test ad aprile e novembre 2019, il lancio sul mercato è previsto per la prossima primavera

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Redazione EconomiaCircolare.com

Cosa c’è di più consumabile di una scarpa da ginnastica? Gli appassionati degli sport da strada lo sanno bene: basta qualche partita a calcio nei più scalcagnati campi di periferia o qualche sfida di basket all’aperto per ridurre al macero i modelli più innovativi e costosi, anche di marche prestigiose. Un business che in questi anni le grandi aziende hanno largamente sfruttato, utilizzando manodopera a basso costo e in assenza di tutela dei diritti umani a fronte di modelli da centinaia di euro. Ma la sensibilità crescente da parte della popolazione sulla sostenibilità – ambientale e sociale – ha modificato in parte i piani delle multinazionali del settore. E’ il caso di Adidas, la nota società di abbigliamento sportivo, che per conformarsi ai principi dell’economia circolare ha avviato la sperimentazione di una nuova scarpa da ginnastica, la UltraBOOST DNA LOOP, che potrà essere riciclata alla fine della propria “esistenza” e trasformata in una nuovo modello.

Dopo la definizione dell’avveniristico design, le scarpe saranno testate da 1500 corridori. Il lancio sul mercato è previsto per il prossimo anno. In un’intervista al sito Deezen James Carnes, vice presidente della brand strategy di Adidas, ha affermato che “crediamo di dover progettare il prodotto del futuro ora, ma non possiamo arrivarci da soli”. L’obiettivo, spiega ancora Carnes, è di “porre fine ai rifiuti di plastica”. Per farlo “è importante sottolineare che l’intero concetto di Made to be Remade funzionerà solo se riusciremo a completare il ciclo e se nell’applicazione dell’economia circolare non saremo lasciati da soli”.

Ogni scarpa UltraBOOST DNA LOOP è interamente realizzata in un materiale, quel poliuretano termoplastico (TPU), che negli ultimi anni ha attirato le attenzioni di molte aziende per le sue caratteristiche di versatilità e flessibilità: in uno studio del 2016, realizzato presso il corso di laurea in Chimica Industriale all’Università di Bologna da Federico Pennesi, si spiega che si tratta di un “materiale polimerico molto versatile che, se formulato in maniera opportuna può assumere un’ampia gamma di caratteristiche chimico-fisiche e proprietà meccaniche”. La scarpa Adidas inoltre è assemblata utilizzando il calore anziché la colla. Nell’aprile 2019, 200 corridori in tutto il mondo sono stati coinvolti nella prima prova a porte chiuse del processo: hanno indossato il primo prototipo e lo hanno poi restituito all’azienda in modo da verificare la possibile rinascita. Nel novembre 2019 sono state dunque prodotte le prime scarpe da corsa Gen 2 UltraBOOST DNA LOOP che includevano materiale riciclato dalle Gen1 di aprile. “Ancora una volta – ha aggiunto Carnes – ai 200 corridori è stato chiesto di mettere alla prova la scarpa per fornire un feedback che avrebbe aiutato Adidas a essere pronta a portare il concetto rivoluzionario a un pubblico più ampio“.

In attesa dunque del lancio, previsto per la primavera del 2021, vale la pena osservare che il mercato dell’abbigliamento sportivo vale introiti enormi e anche una singola scarpa può fare la differenza. Ne sa qualcosa proprio Adidas. Nel 1984 un giovane 21enne cestista statunitense, all’anagrafe Michael Jeffrey Jordan, sbarca nell’Nba, il più celebre campionato di pallacanestro al mondo. Non è ancora il miglior giocatore di basket di tutti i tempi ma se lo contendono già le più grandi aziende di abbigliamento sportivo. Jordan vorrebbe firmare per Adidas poi, su suggerimento della madre, gli preferisce l’arrembante Nike. “L’azienda col baffo” disegna una scarpa a lui dedicata a lui, le Air Jordan 1, e stima di incassare almeno 3 milioni di dollari in 4 anni dalla vendita delle scarpe. Ne incasseranno 70 in tre mesi, 126 in un anno. Si stima che dal 1984 ad oggi Michael Jordan abbia percepito più di 1 miliardo di dollari da Nike e che mediamente si vendano 17 milioni di Air Jordan all’anno. Come a dire: una sola scarpa può fare la differenza.

“La nostra ambizione è porre fine ai rifiuti di plastica – ha spiegato ancora Carnes a Deezen  – Attraverso la nostra strategia a tre cicli, vogliamo assicurarci che sempre più prodotti che creiamo siano realizzati con materiale riciclato, realizzati per essere rifatti o realizzati con materiali naturali. L’impatto maggiore sulla nostra impronta ambientale deriva dai materiali che utilizziamo nei nostri prodotti. Dobbiamo assicurarci che questi materiali siano tenuti in gioco il più a lungo possibile e riutilizzati per creare nuovi prodotti”.

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