La produzione mondiale di RAEE sta aumentando cinque volte più velocemente rispetto al loro riciclo. È uno dei dati più impressionanti del Global E-waste Monitor, il report condotto dall’Institute for Training and Research, all’interno del programma UNITAR e cofinanziato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP). Giunto alla quarta edizione, il report fornisce la panoramica più aggiornata dei dati globali sui rifiuti elettronici, delle statistiche e dei progressi nelle politiche e nelle normative, analizzate per ciascun continente.
Inoltre le informazioni sono disponibili al pubblico tramite il database globale open source sui rifiuti elettronici (www.globalewaste.org). Ripartire dai numeri è dunque essenziale per comprendere la vastità di un fenomeno che tendiamo ancora troppo spesso a valutare. E ciò, è il monito del Global Waste Monitor, vale sia per le singole persone che per le istituzioni. Basta considerare che soltanto nel 2022 nel mondo è stata generata la cifra record di 62 miliardi di chili di rifiuti elettronici (equivalenti a una media di 7,8 kg pro capite all’anno).
“Il mondo – si legge nel report – sta sperimentando una significativa elettrificazione e trasformazione digitale. Molte persone possiedono più dispositivi elettronici e la crescente interconnettività delle aree urbane e remote ha portato a un aumento del numero di dispositivi e oggetti collegati a Internet. Questa crescita ha visto un concomitante aumento della quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) e, successivamente, di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) o rifiuti elettronici”.
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Sui RAEE serve una regolamentazione più coraggiosa
Perché i rifiuti elettronici ed elettrici tendono a crescere negli ultimi anni? Banalmente ciò è in gran parte il risultato del progresso tecnologico e dell’aumento dei consumi. Ma non solo, come chi legge EconomiaCircolare.com sa bene. Ad aumentare il numero dei RAEE contribuiscono anche le opzioni di riparazione limitate, i cicli di vita brevi delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, l’inadeguatezza delle infrastrutture di gestione dei rifiuti elettronici e il mancato sviluppo della prevenzione attraverso l’ecodesign. Perciò non sorprende se dal 2010 al 2022, secondo il Global E-waste Monitor, la produzione dei RAEE è quasi raddoppiata, passando da 34 miliardi di kg agli attuali 62 miliardi.
I tassi documentati di raccolta formale e di riciclaggio variano in modo significativo da un continente all’altro. Nonostante la crescente consapevolezza degli impatti sull’ambiente, sulla salute e sul lavoro di una gestione impropria dei rifiuti elettronici e sui vantaggi di un approccio di economia circolare, in molte parti del mondo persistono bassi tassi di raccolta e infrastrutture di riciclaggio limitate. Il divario di attuazione è particolarmente diffuso nei Paesi a basso e medio reddito dove il settore informale svolge un ruolo importante nella gestione dei rifiuti elettronici (come abbiamo raccontato qui).
Nel 2022 l’Europa è stata la regione che ha generato il maggior numero di rifiuti elettronici (17,6 kg pro capite) e ha avuto il più alto tasso documentato di raccolta e riciclaggio (7,5 kg pro capite), riciclando il 42,8% dei rifiuti elettronici generati. Sono invece i Paesi africani a registrare il tasso più basso, con meno dell’1% dei rifiuti elettronici documentati come raccolti e riciclati formalmente. Ma sui RAEE va tenuto in conto anche un altro meccanismo, che potremmo definire l’ennesima questione di ingiustizia e di redistribuzione. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, le spedizioni incontrollate e non documentate dai Paesi ad alto reddito verso quelli a basso e medio reddito hanno rappresentato la maggior parte (65%) dei movimenti transfrontalieri. Asia orientale e Nord America sono i principali esportatori di rifiuti elettronici, mentre i principali destinatari sono l’Africa e l’America centrale e meridionale.
Preoccupa inoltre un dato fattore: a giugno 2023 (ultimi dati disponibili) il Global E-waste Monitor registra che il tasso di crescita dei Paesi che attuano politiche, leggi o regolamenti sui rifiuti elettronici sta decelerando.” In tutto il mondo – si legge nel report – solo 81 Paesi (cioè il 42%) hanno attualmente una politica, una legislazione o un regolamento sui rifiuti elettronici. Di questi, 67 hanno applicato il principio della responsabilità estesa del produttore (EPR) e 46 hanno sancito obiettivi nazionali di raccolta dei rifiuti elettronici nei loro regolamenti e 36 lo hanno fatto per i rifiuti elettronici”.
Segnali ancora troppo timidi, che tendono a confermare le peggiori previsioni secondo le quali, mantenendo il sistema così com’è attualmente, nel 2030 potrebbero essere generati ben 82 miliardi di kg di rifiuti elettronici. Ecco perché il Global E-Waste Monitor 2024 fornisce 3 scenari che definiscono percorsi differenziati per i Paesi ad alto reddito e a basso e medio reddito per aumentare le ambizioni nella gestione dei rifiuti elettronici. “Le politiche e gli obiettivi nazionali dovrebbero riflettere le preoccupazioni specifiche di un Paese in materia di rifiuti elettronici e sfide – si legge nel report – Tuttavia qualsiasi aumento sostanziale nella raccolta e nel riciclaggio dei rifiuti elettronici richiederà un’ampia cooperazione tra il settore formale e quello informale e importanti miglioramenti al lavoro del settore informale”. Inoltre “una regolamentazione efficiente ed efficace è un passo cruciale non solo per frenare i flussi non documentati di rifiuti elettronici e proteggere l’ambiente e la salute umana, ma anche per garantire le future catene di approvvigionamento recuperando i metalli contenuti nei rifiuti elettronici”.
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Il rapporto dell’Italia con i RAEE
Se a livello globale si segnala il fatto che la produzione dei RAEE è superiore ai tassi di riciclo degli stessi, nel nostro Paese il problema è, se possibile, ancora più preoccupante. Nel 2023 in Italia sono state avviate a corretto riciclo oltre 349mila tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), in calo del 3,1% rispetto al 2022. È quanto emerge dal rapporto annuale 2023 del Centro di Coordinamento RAEE che da oltre 15 anni sintetizza i risultati della raccolta complessiva effettuata sul territorio italiano. I dati presentati sono il risultato della raccolta dei sistemi collettivi e di quella diretta effettuata dalle aziende della raccolta attive sul territorio e gestita nell’ambito del sistema ufficiale.
Il CdC RAEE sottolinea che “il risultato conferma l’andamento negativo emerso due anni fa, va però sottolineato che la contrazione dei volumi di raccolta è più contenuta rispetto a quanto registrato lo scorso anno ed è determinata esclusivamente dalla flessione a doppia cifra del raggruppamento 3 – Tv e monitor che dopo la crescita esponenziale del 2021 legata al bonus Tv, ha proseguito nella fisiologica parabola discendente registrando il -32,9% rispetto al 2022. In controtendenza con l’anno precedente, crescono invece tutti gli altri quattro raggruppamenti”. E però tale dato conferma in sostanza ciò che sostiene il Global E-waste Monitor, vale a dire che a incidere maggiormente sulla raccolta dei RAEE è la normativa (come avevamo raccontato anche qui).
Anche nel nostro Paese, infine, si conferma una forte disuguaglianza geografica nella raccolta. “Le regioni del Nord – scrive il CdC RAEE – conservano il primato in termini di volumi di raccolta complessiva, pari a 181.406 tonnellate e con un’incidenza del 52% sul totale, e mantengono il primato per raccolta pro capite (6,63 kg/ab), mentre quella del Centro si conferma superiore alla media nazionale (6,14 kg/ab). Il forte calo nella macroarea Sud fa invece atterrare il dato pro capite dell’area a 4,72 kg/ab“. Anche in questo caso, dunque, per attenuare le differenze sarebbe auspicabile un intervento legislativo che intensifichi gli sforzi lì dove più necessario.
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