Alzi la mano chi ha mai sentito parlare dei planetary boundaries o della versione italiana dei confini planetari? È una di quelle domande insidiose, in cui il rischio è che si sollevino poche braccia. Ma, c’è da giurarci, è una di quelle domande che, se poste tra qualche anno, vedrà un’unanimità di consensi.
I planetary boundaries sono una serie di soglie ecologiche che il pianeta Terra non dovrebbe superare per mantenere un ambiente stabile e favorevole alla vita. Sono stati definiti nel 2009 da un gruppo di scienziate e scienziati, guidato da Johan Rockström, dello Stockholm Resilience Centre. Ci indicano, insomma, il limite da non superare per non rendere più vivibile il nostro pianeta, l’unico tra l’altro a nostra disposizione.
A distanza di 15 anni dalla preziosa serie di parametri individuati dall’equipe condotta da Rockström, i planetary boundaries non costituiscono ancora un argomento mainstream, al contrario di quel che è avvenuto, ad esempio, per la “sorella” crisi climatica. A EconomiaCircolare.com crediamo però sia solo questione di tempo.
La complessità dei confini planetari, coi suoi 9 indicatori, tutti interdipendenti tra loro, è una sfida che non è più possibile rinviare e che persone, associazioni, governi e imprese devono accogliere per poter immaginare soluzioni adeguate a evitare un collasso sistemico che il genere umano sembra aver sciaguratamente avviato. È ancora possibile invertire la rotta, a patto di assumere la consapevolezza che domande complesse esigono risposte complesse. Perché dalla salute del pianeta dipende la salute di chi lo vive.
In questo Speciale, che andrà arricchendosi anche con le vostre suggestioni, troverete spiegazioni, riflessioni, analisi e proposte. Come sempre, vi auguriamo una buona lettura circolare.
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