giovedì, Novembre 6, 2025

Le reazioni alla bussola per la competitività europea

Abbiamo raccolto alcune reazioni alla pubblicazione della Competitiveness Compass, la bussola della competitività europea: dalle associazioni ambientaliste ai think tank alle imprese e ai sindacati

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

Come il nostro giornale ha racconto la Commissione europea ha presentato il proprio Competitiveness Compass: la bussola della competitività europea. Annunciata come la prima grande iniziativa della Commissione in questo mandato, a secondo i Commissari rappresenta “un nuovo quadro per rilanciare la produttività economica e garantire il vantaggio competitivo dell’UE”.

L’Europa, si legge nel documento, “ha tutte le risorse necessarie per essere competitiva nell’economia globale di domani, ma è urgente un cambio di marcia. Deve fare leva sui suoi punti di forza e sfruttare rapidamente il proprio percorso di crescita della produttività basata sull’innovazione verso un futuro neutrale dal punto di vista climatico”.

competività 2

Vediamo, allora, alcune reazioni al documento giunte dal mondo delle associazioni ambientaliste, dalle imprese e dai sindacati.

 Leggi anche: La bussola per la competitività europea: sostenibili ma senza lacci e lacciuoli

European Environmental Bureau (EEB)

La nuova Bussola della competitività della Commissione europea rischia di portare l’Europa fuori strada. Se da un lato chiede giustamente coesione nella politica energetica e industriale, dall’altro rimane vaga in modo allarmante su quali settori saranno considerati ‘strategici’ e su come la ‘semplificazione’ non porterà a un arretramento delle cruciali tutele ambientali e sociali. La Bussola della competitività fa eco alle preoccupazioni delle imprese sui costi dell’energia e sulle sfide economiche, ma mette da parte priorità fondamentali come l’inquinamento zero e il benessere dei cittadini, non riuscendo a guidare l’economia europea verso un futuro pulito, prospero e circolare. Promuovere la decarbonizzazione competitiva senza integrare gli obiettivi sociali e ambientali mina lo scopo stesso delle istituzioni europee: servire e difendere il bene comune”.

Climate Action Network (CAN) Europe

“CAN Europe si rammarica che la Commissione compia un pericoloso passo falso inquadrando la regolamentazione come uno dei principali ostacoli alla competitività. Non sono le norme che proteggono le persone, il clima e l’ambiente a frenare le imprese, ma piuttosto la mancanza di investimenti e gli alti prezzi dell’energia dovuti alla dipendenza dai gas fossili dell’UE. La Bussola fa eco dell’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica, ma non traccia una rotta chiara verso una politica industriale che acceleri la transizione verso un’economia a zero emissioni e un sistema energetico completamente rinnovabile, i veri motori della competitività”.

Friends of the Earth Europe

“La Bussola della Competitività mina gli obiettivi di una giusta transizione dell’UE. Gli ambientalisti sono profondamente preoccupati per il fatto che gli interessi delle imprese vengono privilegiati rispetto alle sfide urgenti per il clima e la biodiversità”. Secondo Kim Claes, “In tempi di crisi climatica e della biodiversità, l’Unione Europea non diventerà più resiliente manomettendo le già traballanti protezioni per le persone e il pianeta. Con il pretesto della ‘semplificazione’, questa iniziativa smantellerà tutele essenziali per i cittadini europei, l’ambiente e il clima. Con il Competitiveness Compass, la Presidente della Commissione von der Leyen mette a repentaglio i risultati chiave del suo stesso Green Deal europeo, minando gli obiettivi di una giusta transizione dell’UE e servendo al contempo gli interessi delle imprese che hanno creato queste crisi.

compass

WWF

“Il lancio della Bussola della competitività della Commissione europea rischia di diventare una vittoria per le industrie inquinanti a spese dei lavoratori, dell’ambiente e della prosperità futura. Sebbene la comunicazione riconosca l’importanza della transizione verde, della decarbonizzazione, della circolarità e dell’affrontare i crescenti impatti sul clima, le azioni proposte rimangono troppo vaghe per garantire l’urgenza e l’ambizione necessarie”. Ha detto Ester Asin, direttrice dell’Ufficio per le politiche europee del WWF: “La Bussola della competitività sbaglia radicalmente inquadrando la transizione verde dell’UE come in contrasto con la crescita economica. La vera competitività sta nella rapida decarbonizzazione, nel ripristino della natura e nell’aumento delle tecnologie verdi, non nella cieca deregolamentazione che consolida la posizione di mercato delle industrie inquinanti”.

Think tank ECCO

Chiara Di Mambro, direttrice Strategia Italia & Europa: “La Bussola della competitività conferma l’intenzione di Ursula von der Leyen di porre la competitività al centro dell’azione dell’UE durante il suo secondo mandato. Uno degli obiettivi principali è l’integrazione della decarbonizzazione con la competitività. Ciò comporta l’elaborazione di misure per garantire che l’energia pulita sia accessibile e conveniente per le industrie e i consumatori, facilitando la produzioni sostenibili e pratiche di economia circolare. Il piano è certamente ambizioso e richiederà un’azione coordinata tra Bruxelles e gli Stati membri. Nel farlo, i governi nazionali dovranno mettere da parte i loro interessi individuali per raggiungere obiettivi europei comuni”.

Green Economy Institute

Marcin Korolec, presidente ed ex ministro dell’Ambiente polacco: “La Bussola della competitività dell’UE, che enfatizza le necessarie misure di semplificazione, non è ancora in grado di affrontare chiaramente la necessità di investimenti sostanziali in tecnologie pulite e soluzioni energetiche più economiche. Non possiamo trascurare il ruolo fondamentale degli investimenti mirati per raggiungere l’accessibilità energetica e la competitività a lungo termine nei confronti di Cina e Stati Uniti. La semplificazione normativa può essere utile, ma da sola non è sufficiente a rafforzare l’industria europea. È fondamentale un solido fondo europeo per la competitività che guidi l’innovazione e sostenga lo sviluppo di tecnologie pulite per tutti gli europei, non solo per le economie più grandi come Germania e Francia”.

Cambridge Institute for Sustainable Leadership (CISL)

Romain Pardo, senior programme manager: “Per dare una chiara direzione di marcia, la Bussola avrebbe dovuto menzionare esplicitamente l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90%, in linea con i precedenti impegni assunti dalla Commissione.  Le imprese sono pronte a fare la loro parte e hanno bisogno di chiarezza esplicita, non di ambiguità. Centinaia di imprese e investitori di primo piano hanno chiesto un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 90% per il 2040, al centro della strategia industriale globale dell’UE, guidata da un approccio di sostenibilità competitiva. Ritengono che la decarbonizzazione e la competitività non si escludano a vicenda, ma siano due facce della stessa medaglia”.

Confindustria

Stefan Pan, vicepresidente con delega per l’Unione Europea: “Accogliamo con favore il Competitiveness Compass e il fatto che riprenda molte delle indicazioni contenute nel report Draghi. Si tratta di un primo passo importante verso un mandato che metta davvero al centro la crescita e gli investimenti, come emerge dal forte impegno nei confronti della semplificazione e dall’attenzione posta alla competitività delle imprese nella decarbonizzazione. Tuttavia, ci troviamo ancora in una fase preliminare. Ora è necessario che i contenuti concreti dei singoli atti legislativi rispettino le ambizioni di questo programma: solo allora potremo comprendere le reali intenzioni della nuova Commissione”.

Plastics Europe

Virginia Janssens, direttrice generale: “È un primo passo importante. È incoraggiante anche il fatto che la bussola affronti i principali problemi di competitività dell’industria. Tra queste, la necessità di abbassare i costi dell’energia, ridurre la burocrazia, creare un clima più favorevole agli investimenti e livellare il campo di gioco con i nostri concorrenti internazionali, ad esempio con incentivi finanziari a sostegno degli investimenti nell’innovazione e nella transizione verso il Green Deal. La dura verità è che gli impianti di produzione di materie plastiche stanno già chiudendo in tutta Europa, con conseguente delocalizzazione dell’industria, dei posti di lavoro e degli investimenti sostenibili, e una maggiore dipendenza dalle importazioni. Sono necessarie misure urgenti per ripristinare la competitività del settore europeo delle materie plastiche e per rimettere in moto l’ambizione dell’Europa di creare il primo sistema di materie plastiche circolare e a zero emissioni al mondo”.

CEFIC – European Chemical Industry Council

Marco Mensink, direttore generale: “Con questo nuovo orientamento politico, la Commissione europea invia un segnale importante. Gli appelli di quasi 1.300 leader del settore, riuniti nella Dichiarazione di Anversa, non solo sono stati ascoltati, ma si sta dando loro seguito. Ora che siamo sulla strada del rafforzamento della competitività, acceleriamo il passo”.

European Trade Union Confederation

Esther Lynch, segretaria generale: “I sindacati sono pienamente d’accordo con la necessità di rendere la nostra economia più competitiva. […] “Sebbene sia positivo avere un primo passo verso una politica industriale europea, questa prima bozza necessita di negoziati e revisioni significative. La Commissione chiede troppo alle persone sbagliate. Non sarà certo un falò di norme che renderanno i luoghi di lavoro meno sicuri o costringeranno le persone a lavorare fino a settant’anni a salvare le aziende. Sappiamo infatti che negli ultimi tempi la competitività dell’Europa è stata gravemente compromessa da posti di lavoro di scarsa qualità, in cui i bassi salari e le cattive condizioni di lavoro svolgono un ruolo importante nell’esacerbare la carenza di manodopera. […] “L’Europa deve accettare che non potremo mai vincere una corsa al ribasso e puntare invece a un futuro costruito su investimenti elevati, standard sociali elevati e posti di lavoro di alta qualità. Non è finita qui. I lavoratori e i loro sindacati hanno idee sulla competitività e dovrebbero essere ascoltati a livello aziendale, settoriale, nazionale ed europeo”.

Leggi anche: La Commissione Ue punta sulle imprese, ma chiede aiuto agli Stati membri

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