mercoledì, Dicembre 3, 2025

Materie prime critiche, l’UE seleziona 47 progetti strategici

La Commissione Europea ha diffuso l’elenco dei 47 progetti strategici che dovranno aumentare l’indipendenza sull’intera catena del valore in merito alle materie prime critiche, così come previste dal regolamento entrato in vigore a maggio 2024. Previsto un investimento complessivo di 22,5 miliardi di euro. Selezionati 4 progetti italiani

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

“Un  momento fondamentale per la sovranità europea”: così Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la Prosperità e la Strategia Industriale, ha commentato l’adozione da parte dell’Unione Europea di 47 progetti strategici sulle materie prime critiche.

La lista è stata pubblicata il 25 marzo sul sito della Commissione, e comprende appunto i progetti sui quali punta l’UE per “rafforzare la catena del valore delle materie prime europee” e “diversificare le fonti di approvvigionamento“. Come è noto, infatti, il Vecchio Continente è dipendente quasi totalmente dalle importazioni per quel che riguarda le cosiddette materie prime critiche, vale a dire i 32 minerali e metalli fondamentali per parecchi ambiti del nostro presente e del nostro futuro: dalle energie rinnovabili ai data center, dai pc e gli smartphone alla difesa. 

materie prime critiche 2

L’adozione dei 47 progetti strategici rientra nell’attuazione del Critical Raw Material Act (CRMA), il regolamento europeo entrato in vigore a maggio 2024 che, come spiega la Commissione, “mira a garantire l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio europei di materie prime strategiche, rispettivamente il 10%, il 40% e il 25% della domanda dell’UE entro il 2030. Aiutando l’Europa a raggiungere questi obiettivi, i nuovi progetti strategici contribuiscono in modo significativo alle transizioni verdi e digitali dell’Europa, sostenendo nel contempo l’industria europea della difesa e l’industria aerospaziale”.

Leggi anche: Non chiamatele terre rare: sull’Ucraina il giornalismo si gioca la propria credibilità

Quello che c’è da sapere sui progetti selezionati

I 47 nuovi progetti strategici si trovano in 13 Stati membri dell’UE: Belgio, Francia, Italia, Germania, Spagna, Estonia, Grecia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Polonia e Romania. Coprono uno o più segmenti della catena del valore delle materie prime:

  • 25 progetti comprendono attività di estrazione;
  • 24 progetti comprendono le trasformazioni delle materie prime strategiche;
  • 10 progetti prevedono attività di riciclaggio
  • 2 progetti sono focalizzati sulla sostituzione di materie prime

Particolare attenzione è stata data al settore della difesa, in piena sintonia con le esigenze di riarmo paventate dalla Commissione europea in questi mesi, basti pensare ai tre progetti sul tungsteno, che è uno dei materiali più usati nell’ambito della difesa. “I progetti strategici coprono 14 delle 17 materie prime strategiche elencate nel Critical Raw Materials Act – spiega la Commissione – Ciò include diversi progetti relativi al litio (22 progetti), al nichel (12 progetti), al cobalto (10 progetti), al manganese (7 progetti) e alla grafite (11 progetti) che andranno in particolare a vantaggio della catena del valore delle materie prime a batteria dell’UE”.

Va sottolineato che più della metà dei progetti selezionati prevede l’estrazione di materie prime strategiche all’interno dei confini europei. In sostanza si tratta del ritorno della stagione mineraria, per così dire, con la speranza che le nuove estrazioni siano conformi non solo ai criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) ma anche, ad esempio, al principio DNSH, cioè del danno ambientale non significativo (più restrittivo). Qualche timore in questo senso arriva dai tempi più rapidi promessi dalla Commissione. I progetti strategici, infatti, godranno di “disposizioni semplificate per consentire di garantire la prevedibilità per i promotori di progetti, salvaguardando al contempo gli standard ambientali, sociali e di governance. In linea con il CRMA, il processo di concessione delle autorizzazioni non supererà i 27 mesi per i progetti di estrazione e 15 mesi per altri progetti. Attualmente i processi di autorizzazione possono durare da cinque a 10 anni“.

mappa progetti materie prime critiche
Fonte: Commissione Europea

In ogni caso per diventare operativi, i 47 progetti strategici prevedono un investimento complessivo di 22,5 miliardi di euro. Si tratta di una cifra notevole, per la quale l’Unione Europea garantisce “un sostegno coordinato da parte della Commissione, degli Stati membri e degli istituti finanziari per diventare operativi, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai finanziamenti”. Basterà per garantire una reale autonomia, in un’epoca in cui la Cina domina tutta la filiera?

Leggi anche: Se le guerre e le tensioni geopolitiche seguono la via delle terre rare

Come sono stati selezionati i progetti sulle materie prime critiche

Quando vuole anche un organo lento come la Commissione europea sa essere veloce. Come nel caso appunto delle materie prime critiche. Lo stesso giorno in cui il regolamento europeo (il Critical Raw Materials Act) è entrato in vigore la Commissione ha pubblicato un invito a presentare proposte per il riconoscimento dei progetti da finanziare e da considerare dunque strategici. La scadenza è stata fissata per il 22 agosto 2024. 

Le domande sono state perciò valutate dalla Commissione con il sostegno di esperti esterni per verificare se i progetti soddisfano i criteri pertinenti nell’ambito del CRMA. Sulla base di tale valutazione, la Commissione ha individuato un primo elenco di progetti per l’estrazione, la trasformazione, il riciclaggio o la sostituzione di materie prime strategiche. La Commissione ha poi consultato il “comitato critico per le materie prime”, composto dagli Stati membri e dal Parlamento europeo in qualità di osservatore, per discutere e adottare un parere sull’elenco dei progetti strategici, con due riunioni avvenute il 20 febbraio 2025 e il 12 marzo 2025. Appena due settimane dopo l’elenco dei 47 progetti è diventato ufficiale.

Inoltre la Commissione ha ricevuto domande di progetti situati in Paesi terzi, cioè fuori dal perimetro dei 27 Stati membri dell’UE. In questo caso la decisione sarà adottata in un secondo momento, e anche questo sarà un momento interessante per capire, ad esempio, se fuori dal perimetro europeo le aziende punteranno con ancor più forza sulle estrazioni o sulle attività più legate all’economia circolare. Infine la Commissione ha reso noto che “annuncerà presto un nuovo invito per le domande di progetti strategici, attualmente previsto per la fine dell’estate”.

Leggi anche: Rame, l’Italia dipende troppo dalle importazioni. E il riciclo non basta

I progetti italiani e il commento del ministro

Per l’Italia c’è un importante risultato che è anche una buona notizia: sui dieci progetti di riciclo riconosciuti strategici a livello europeo, quattro sono in Italia. Più precisamente i progetti approvati si trovano in Veneto, Toscana, Lazio e Sardegna. Non sorprende che sull’estrazione di materie prime strategiche l’Italia non abbia avuto neanche un progetto approvato. Come abbiamo scritto più volte su EconomiaCircolare.com le criticità del settore minerario sono note: in Italia le risorse estrattive sono poche, e si trovano su siti già abbandonati nel corso del secondo Novecento; in più mancano aziende strutturate e figure tecniche. 

Sul riciclo, invece, l’Italia si conferma un attore importante a livello europeo. E va proprio in questa direzione il commento del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. “Il risultato ottenuto, per la prima volta dall’approvazione del Critical Raw Materials Act e dall’approvazione della nuova legge italiana, dà l’avvio ad una nuova visione del settore delle materie prime in Italia, incentrata sulla competitività ma anche sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Infine – aggiunge il ministro – i progetti italiani che hanno ottenuto il riconoscimento di progetti strategici confermano il forte orientamento del nostro Paese verso la circolarità, la valorizzazione e l’uso efficiente delle risorse”.

Toccherà dunque anche all’Italia mostrare come la via dell’autonomia sulle materie prime critiche e strategiche passa dall’economia circolare e non dalla riproposizione dell’economia lineare che le nuove estrazioni promettono di mantenere.

Leggi anche: L’UE lancia l’accademia europea delle materie prime

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie