Tra il 2023 a oggi l’Emilia Romagna è stata travolta da alluvioni e nubifragi. Gli eventi climatici estremi non sono più un’emergenza, ma una normalità che mette a rischio migliaia di persone. Durante i momenti emergenziali è difficile afferrare le possibili cause che hanno portato l’Emilia sott’acqua. Ma se torniamo a quella stagione con un’analisi critica dei dati territoriali possiamo capire quali sono le esigenze e le priorità da indagare.
L’Emilia Romagna presenta il 63% di aree esposte a rischio idraulico, il valore più alto in Italia. La regione deve fare i conti con un consumo di suolo crescente: solo nel 2023 ha detto addio a 815 ettari. Secondo i dati del rapporto ISPRA, la provincia di Rimini risulta la zona con più suolo consumato nel 2023, pari al 12,55%, inoltre la perdita annua è categorizzata come “estrema”, con valori dai 50 ai 325 t/ha per anno. Le province di Ravenna e Ferrara presentano l’80% del territorio a rischio inondazione, e l’elevata densità abitativa aggrava la situazione: il 43.6% della popolazione risiede in zone ad alto rischio alluvionale, basti solamente pensare agli undicimila residenti di Forlì e zone limitrofe che sono stati colpiti dall’ alluvione del 2023.

Le soluzioni già adottate dall’Emilia Romagna
Per adattarsi al crescente livello di allerta, le province emiliane e la Regione sono parte del progetto europeo ARCADIA, un percorso internazionale che darà la possibilità a questo territorio di migliorare e ampliare l’utilizzo delle Nature-Based Solutions (NBS). ARCADIA mira a obiettivi e risultati concreti: ridurre il rischio idrogeologico, ripristinare i danni causati dai precedenti eventi, ma anche proteggere la biodiversità e migliorare la qualità della vita degli abitanti.
Nello specifico, le NBS già sperimentate in diverse aree emiliane (tra cui il parco Novello a Cesena) progettano azioni di riqualificazione urbana come giardini della pioggia, fossati inondabili e pavimentazioni drenanti che potrebbero essere le soluzioni per incanalare le acque meteoriche, invasate lentamente nel sottosuolo. La nuova gestione delle acque piovane tramite pianificazione urbana consente di far fronte a suoli composti naturalmente da materiale non permeabile. La morfologia del territorio, infatti, può raggiungere una conducibilità idraulica satura classificata come “molto bassa”: il 21% del suolo della Regione è caratterizzato da presenza di argilla con valori tra i 40-70% nelle zone depresse della pianura padana.
Tra i 41 partners di ARCADIA, la società di ingegneria Italiana GECOsistema (con sede a Rimini) partecipa alla progettazione e valutazione delle prestazioni delle NBS, per testare e ottimizzare le soluzioni pilota del progetto. “Attraverso feedback degli utenti finali miriamo a sviluppare, tramite data-driven, una piattaforma integrata per facilitare le amministrazioni territoriali a compiere scelte adatte alle nuove esigenze della popolazione”, spiega Stefano Bagli di GECOsistema. Il lavoro proseguirà grazie a modelli di monitoraggio continuo, per assicurarsi che gli interventi apportino benefici concreti, grazie a dati aggiornati, modelli predittivi e indicatori di performance con impatto a lungo termine. I dati raccolti saranno utili per ridisegnare la città, per evitare altri suoli degradati e altre colate di cemento.
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Questo articolo è uno degli elaborati pratici conclusivi della nona edizione del corso online di giornalismo d’inchiesta ambientale organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com in collaborazione con il Goethe Institut di Roma, il Centro di Giornalismo Permanente e il Constructive Network.



