Gettare i propri oggetti rotti? Tutto o (quasi) si può aggiustare o almeno ci si prova nei Repair Cafè, sorseggiando una bevanda in buona compagnia.
Non sono negozi, ma eventi gratuiti aperti a tutti. Aiutati da squadre di volontari, è possibile imparare l’arte della co-riparazione, risparmiando e dando una mano all’ambiente. Nati in Olanda nel 2009, i caffè delle riparazioni sono diffusi in tutto il mondo (se ne contano oltre 2000). In Italia sono circa 19 i gruppi mappati da Restart Project Italia, attivi nel Lazio, in Umbria, Emilia-Romagna, Marche, Veneto, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Sardegna. Operano in sedi stabili, che mettono a disposizioni know how, postazioni, attrezzi e materiali. Ma anche all’interno di locali, fiere e manifestazioni culturali, nell’ambito di eventi settimanali o mensili, promossi dagli stessi collettivi tramite newsletter e pagine Facebook. L’obiettivo è insegnare il valore ambientale della riparazione, promuovendo buone pratiche e un’alternativa al consumismo.
Fra Lazio e Lombardia, le origini del movimento
Il primo in Italia è stato “Aggiustotutto Repair Cafe Roma”, aperto nel 2015 in zona Monte Sacro-Talenti. “Ci siamo trasferiti nel Centro Sociale Lab Puzzle. Un bene comune civico e autofinanziato”, racconta Francesco Pelaia, 59 anni, operatore turistico. “Utilizziamo le nostre capacità tecniche per recuperare e riutilizzare oggetti destinati alla discarica. Un modello virtuoso di economia circolare e una delle vie percorribili per costruire un mondo migliore”. Lo spazio raccoglie circa 20 soci tra riparatori e apprendisti, un’officina digitale (per riparazioni elettroniche, di PC e cellulari) e una elettrica ed elettromeccanica, dedicata a piccoli elettrodomestici e a oggetti di uso comune. “Un percorso non semplice in una città come Roma – aggiunge Pelaia – perché molti per problemi di tempo e dei trasporti non riescono a partecipare. Altri non sono pronti a sentirsi dire ‘prendi il cacciavite e apriamolo’. Siamo felici però che dalla nostra esperienza sono nate altre realtà”. Aggiustotutto ha fatto da apripista, difatti, al Repair Cafè San Paolo (il 2° della Capitale) inaugurato lo scorso anno presso lo spazio Città dell’Utopia. E nel 2015 al Repair Cafè di Pavia, avviato dall’irlandese Mike Kanavagh. “È stato il libro The Waste Makers’ (I produttori di rifiuti) di Vance Packard a ispirarmi anni fa”, ricorda il volontario. Superate le difficoltà iniziali, date dalla mancanza di riparatori, la partecipazione al FixFest di Torino nel 2019 ha restituito slancio al gruppo. Oggi conta 14 volontari e una buona risposta in Lombardia, dove sono presenti anche collettivi a Milano, Varese e a Colonno Pertusella.
Umbria
Nel cuore verde d’Italia, i caffè della riparazione hanno preso piede tre anni fa, prima a Orvieto e in seguito a Perugia e a Terni. “Un modo per ridurre la produzione di rifiuti, causati dal modello “usa e getta” e dall’obsolescenza programmata”, ribadisce Michele Giommini del Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero (CRURZ) di Perugia.
“Abbiamo cominciato in due. La squadra ha raggiunto undici fra riparatori e riparatrici, due organizzatori e cerchiamo una sede. La partecipazione locale è confortante, in linea con i nostri obiettivi di riduzione, socializzazione e costruzione di una rete”. Sedici gli incontri realizzati nel 2019, fra cui “Fà la cosa giusta Umbria” e chiamate dalla Sicilia alle Marche al Trentino. “Un impegno quasi lavorativo – ribadisce Giommini – chiediamo un rimborso spese, per rendere la disponibilità dei riparatori meno gravosa”.
Emilia-Romagna
Chi ha trovato casa dopo anni di eventi itineranti è il collettivo bolognese Rusko (Riparo, Uso Scambio Comunitario) di Bologna, che in dialetto bolognese vuol dire ‘spazzatura’. “Un rimando intenzionale al territorio, per contribuire al recupero della sostenibilità ambientale, sociale ed economica della comunità”, spiega Deanna Depietri, 48 anni, co-fondatrice e responsabile anche del progetto Penelope Recupera. “Siamo partiti tre anni fa come un gruppo di amici, valorizzando saperi e capacità artigianali. Ci incontriamo al centro sociale “Due agosto 1980” ogni ultimo giovedì del mese. Per partecipare, basta portare l’oggetto da aggiustare. Al termine viene chiesta un’offerta, al fine di compensare le piccole spese.
Trentino- Alto Adige
Attento al tema della riparazione è il Trentino- Alto Adige, a partire dalle province autonome di Bolzano e Trento, seguite dal Sud Tirolo con ben cinque Repair Cafè sul territorio (Brixen, Neumarkt, St. Martin in Passeier, Meran). Quesllo di Trento è stato promosso nel 2017 da varie organizzazioni sociali (ass. Carpe Diem, Cooperativa Kaleidoscopio e Distretto famiglia dell’educazione). Negli anni si è arricchito di preziose collaborazioni, come quella con l’Hit – Hub Innovazione Trentino, in seno al progetto europeo Raw Engagement for Electronics Repair (REFER), sostenuto dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) – KIC Raw Materials. Questo ha messo a disposizione esperti e studenti per i guasti più complessi. Fra i partner, c’è anche il Muse – Museo delle Scienze e il Muse FabLab, del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento. Inoltre, i programmatori volontari dell’associazione Coderdolomiti e l’ associazione studentesca Enactus. Insieme, hanno tenuto gli Elettro Repair Cafè, specifici sul recupero di elettrodomestici, oggetti elettronici, trashware e software libero.
Veneto
Fra le calle pittoresche della Serenissima si svolgono ogni mese i Repair Cafè di Venezia, in bistrò, librerie e locali della laguna. “L’idea ci è venuta nel 2018, ispirata agli eventi olandesi. Abbiamo deciso di riproporli, per creare momenti di socialità alternativi alla realtà turistica dominante”, racconta Ilaria Nardone, Europe Manager di Prontopia, piattaforma dedicata all’assistenza di viaggiatori e residenti. Durante gli incontri vengono riparate stampanti, lampade, phone con l’assistenza di Florent Noel (31 anni), sviluppatore di app. Mentre Eugenia Morpurgo, social designer, insegna agli avventori i segreti del cucito e interventi sartoriali su abiti, cappotti, tappezzera e costumi di Carnevale. Tutto è condiviso, sviluppando la coesione sociale e l’idea di comunità fra sestrieri.
Sud e Isole
Sporadiche le esperienze al Sud, con diversi gruppi non registrati che agiscono autonomamente. Si è purtroppo esaurita l’esperienza del Repair Cafè di Napoli, attivo un tempo presso la Città della Scienza dell’Università degli Studi Federico II. In Sardegna, invece, sono due i collettivo, uno a Sestu e quello dell’Istituto tecnico A.Volta di Guspini. “Dopo il Fixfest di Torino 2019, abbiamo deciso di raccogliere tutti i Repair Cafe e i gruppi di Restarters della Penisola – conclude Mike Kanavagh, attuale coordinatore di Repair Cafè Italia – Ci stiamo muovendo per colmare il gap fra regioni, nella speranza di arrivare a creare un giorno centri di riparazione in ogni Comune”.
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