giovedì, Novembre 6, 2025

Finanza sostenibile, l’appello all’UE per “preservare il quadro normativo”

Quasi 200 organizzazioni hanno aderito a una dichiarazione congiunta che chiede all’Unione Europea di mantenere gli elementi fondamentali delle direttive sulla due diligence e sul reporting di sostenibilità. “Sono essenziali per realizzare le più ampie ambizioni in materia di sostenibilità, crescita e competitività”

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Redazione EconomiaCircolare.com

Di fronte a un’Unione Europea che sta sacrificando il Green Deal sull’altare della difesa e di una (presunta) minaccia della Russia, anche sul fronte della finanza sostenibile i passi indietro delle istituzioni europee si fanno crescenti e preoccupanti. In particolare i vari pacchetti Omnibus con la scusa della semplificazione stanno deregolamentando il settore.

Una tesi sostenuta ultimamente da 198 organizzazioni, tra cui oltre 150 aziende e investitori, che  in una dichiarazione congiunta coordinata dall’European Sustainable Investment Forum (Eurosif), dall’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), dai Principles for Responsible Investment (PRI), dal Corporate Leaders Group Europe (CLG Europe), dalla Global Reporting Initiative (GRI) e dall’E3G, esortano i responsabili politici dell’UE a preservare il nucleo del quadro normativo europeo in materia di finanza sostenibile. 

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In particolare, si ricorda nella dichiarazione congiunta, “le norme in materia di rendicontazione di sostenibilità, piani di transizione, obiettivi climatici e due diligence aziendale rappresentano un fondamento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi economici e di sostenibilità dell’UE e migliorarne l’attuazione è una priorità”.

Le organizzazioni interessate possono firmare fino a venerdì 29 agosto, utilizzando questo modulo. E c’è da credere che, dato il successo del post su LinkedIn dell’Eurosif, le adesioni siano destinate ad aumentare.

Leggi anche: lo Speciale sulla finanza sostenibile

Due diligence e report di sostenibilità possono aiutare le imprese

Quel che emerge dalla lettera firmata da quasi 200 organizzazioni in tutta Europa è una precisa conoscenza e una decisa fiducia della complessa genesi normativa dell’UE. Alle organizzazioni firmatarie – investitori, aziende, banche e altri istituzioni finanziari – appare chiaro che la semplificazione promossa dal pacchetto Omnibus I deve comunque mantenere gli elementi fondamentali della direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (CSRD), sostenuta dagli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), e della direttiva sulla due diligence aziendale per la sostenibilità (CSDDD). 

“CSRD/ESRS e CSDDD sono essenziali per realizzare le più ampie ambizioni dell’UE in materia di sostenibilità, crescita e competitività – scrivono le quasi 200 organizzazioni – Contribuiscono a riorientare gli investimenti verso le tecnologie e i settori che supportano gli obiettivi del Clean Industrial Deal e possono rafforzare gli sforzi di armonizzazione per i mercati dei capitali dell’UE, come stabilito nell’Unione del Risparmio e degli Investimenti. I firmatari di questa dichiarazione ritengono che la semplificazione normativa possa essere conseguita senza compromettere la sostanza delle norme sulla sostenibilità o i loro significativi benefici per le imprese in tutta l’UE”.

Viene dunque rovesciato il principale assunto col quale la Commissione europea intende modificare l’applicazione delle direttive e degli standard, e cioè che la mancata applicazione alle piccole e medie imprese – che da sole costituiscono più del 97% del totale delle imprese europee – andrebbe a loro sostegno. “Promuovendo la trasparenza e la condotta aziendale responsabile – scrivono le organizzazioni – queste norme favoriscono la competitività e la crescita, nonché la creazione di valore a lungo termine e i conseguenti rendimenti per gli investitori. Le aziende che implementano le norme UE in materia di sostenibilità saranno probabilmente più resilienti, meglio preparate ad affrontare le sfide e le opportunità legate alla sostenibilità e più capaci di comunicare questi fattori agli investitori e agli altri stakeholder finanziari”.

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Foto: Canva

Se da una parte Aleksandra Palinska, executive director of Eurosif, fa notare che “cambiamenti drastici all’ambito di applicazione delle norme sulla rendicontazione della sostenibilità limiteranno l’accesso degli investitori a dati di sostenibilità comparabili e affidabili e comprometteranno la loro capacità di ampliare gli investimenti per la decarbonizzazione industriale e la crescita a lungo termine”, dall’altra Emily Murrell, policy director di IIGCC, afferma che “l’accesso a un reporting tempestivo e di alta qualità per orientare le decisioni degli investitori può rappresentare un vantaggio competitivo fondamentale per operare nell’UE. Non vogliamo che questo vada perso di fronte a un divario di investimenti pressante di 750-800 miliardi di euro entro il 2030, necessario per la transizione verso un’economia a zero emissioni nette e sicura dal punto di vista energetico”.

Insomma: non sempre il cambiamento è sinonimo di miglioramento. 

Leggi anche: Direttive UE sulla due diligence, l’allarme di 80 economisti: pericoloso indebolirla

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