mercoledì, Novembre 5, 2025

CERES, al via sei corsi per la formazione professionale dedicati alla transizione ecologica

I corsi saranno disponibili sul Circular Economy Digital Innovation Hub, la piattaforma digitale dedicata al percorso di formazione CERES. Durante un webtalk sono stati presentati i contenuti e il funzionamento. Insieme a una serie di suggerimenti dal mondo accademico su come sviluppare il progetto

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

È stato ufficialmente presentato nel corso del secondo CERES webtalk il Circular Economy Digital Innovation Hub (CE-DIH), la piattaforma digitale e interattiva che ospita il curriculum formativo completo del progetto CERES (Circular Economy Innovation Ecosystems Redesigning Skills). Un progetto frutto della collaborazione tra mondo accademico, imprenditoriale e dell’associazionismo con l’obiettivo di sviluppare un percorso di formazione in grado di rispondere alle principali sfide sociali ed economiche nel mondo del lavoro.

Durante il webtalk sono stati presentati i sei corsi sviluppati dal consorzio CERES nell’ambito dell’istruzione e della formazione professionale (in inglese Vocational Education and Training, VET) e dell’istruzione superiore (in inglese Higher Education, HE). Questi corsi saranno disponibili sulla piattaforma CE-DIH e rivolti a tutti gli studenti e i professionisti interessati a migliorare le loro conoscenze e abilità nell’economia circolare. La seconda parte del webtalk si è concentrata, invece, sull’approfondimento dettagliato del CE-DIH, che sarebbe riduttivo definire solamente piattaforma digitale, viste le numerose funzionalità, indirizzate soprattutto a creare contatti tra le persone e interazioni tra gli utenti.

Una serie di interventi del mondo accademico, infine, hanno fornito una prospettiva di sistema all’attuale contesto globale – che vede intrecciarsi innovazione tecnologica, digitalizzazione e crisi climatica e che impone di trovare soluzioni circolari all’interno del modello lineare di economia di mercato – esaminato quali sono i punti di forza del progetto CERES e fornito una serie di consigli pratici su come svilupparlo, insieme all’economia circolare in senso lato, nel prossimo futuro.

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I corsi: sei moduli per costruire competenze circolari

A presentare i corsi nel dettaglio è stata Adriana Hofmann Trevisan, ricercatrice della School of Management del Politecnico di Milano, università coinvolta nel consorzio CERES: “Abbiamo sviluppato sei corsi, quattro dei quali sono definiti Core courses, e che forniscono il livello di conoscenza base relativo alla transizione digitale, alla transizione verso l’economica circolare, e anche le abilità fondamentali rispetto all’imprenditorialità e le soft skills”. I quattro corsi base sviluppati dal progetto CERES affrontano, in poche parole, le principali tematiche della transizione ecologica e digitale.

Il primo riguarda la transizione digitale e, come spiegato da Hofmann Trevisan, si concentra “sulle tecnologie digitali per l’economia circolare come Internet of Things, blockchain, l’intelligenza artificiale” e propone “una sessione specifica sull’automazione per l’efficienza, il riciclo e la durata dei prodotti”. Il secondo corso, invece, approfondisce la transizione ecologica, presentando “un’introduzione all’economia circolare, ai concetti di sostenibilità e come queste due dimensioni si incrociano tra loro” e si concentra su “i modelli di business, la supply chain e gli ecosistemi industriali circolari”.

Il terzo modulo è dedicato all’imprenditorialità e all’innovazione, e include tematiche come “l’imprenditorialità circolare e i criteri ESG”, oltre a consigli pratici su come “attrarre gli investitori, il funzionamento dei finanziamenti e aspetti tecnologici”. Il quarto corso, infine, si concentra sulla leadership sostenibile, con un’attenzione particolare all’intelligenza emotiva, alla giustizia climatica e alla comunicazione efficace.

CERES team

A questi si aggiungono due moduli specializzati. Il primo, sul circular lifecycle management, è focalizzato sul concetto di ciclo di vita, e introduce una serie di indicatori e una sessione pratica in forma di gioco didattico per valutare l’impatto ambientale di un prodotto per misurarne la circolarità. Il secondo modulo, dedicato alla gestione del fine vita dei prodotti, affronta “la regolamentazione europea su e-waste e responsabilità estesa del produttore”, “la logistica di ritorno e il riuso dei materiali” e un approfondimento su “litio, rame e materie prime critiche per batterie e dispositivi elettronici”.

Completando questi percorsi, i partecipanti possono ottenere certificazioni progressive, da “Circular Innovation Leader” fino a “Circular Innovation Specialist”: “Se gli studenti decidono di portare a termine l’intero percorso formativo di CERES possono diventare leader di innovazione circolare e saranno nelle condizioni di mettere in pratica nel mondo del lavoro le conoscenze che hanno costruito seguendo i corsi”, ha concluso Adriana Hofmann Trevisan.

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Come funziona la piattaforma CE-DIH di CERES

La piattaforma CE-DIH fornirà un punto di ingresso unico per collegare i suoi membri: gli studenti, le pmi e altri attori del mondo dell’istruzione e della formazione. “Il Digital Innovation Hub intende favorire la contaminazione tra il mondo delle tecnologie digitali e quello dell’economia circolare. L’obiettivo è fornire esempi concreti delle soluzioni necessarie per operare efficacemente nella transizione circolare”, ha dichiarato Andreea Dumitrascu del Centro Documentazione Conflitti Ambientali (CDCA), organizzazione non profit che opera nel campo della promozione e della comunicazione dell’economia circolare, e che si occuperà della parte di ricerca e divulgazione dei risultati di CERES.

Il modello adottato è il D-BEST – Data, Business, Ecosystem, Skills, Tools – e si concretizza in sei sezioni: corsi MOOC (corsi online, aperti a tutti e gratuiti), moduli specializzati, community, area contenuti, strumenti e casi studio industriali, hackathon collaborativi. Questo, nei piani di chi ha progettato CE-DIH, permetterà di facilitare il networking tra studenti e imprese, promuovere la collaborazione e la condivisione di buone pratiche e di casi studio, grazie all’elevato grado di interattività tra gli utenti e a numerose funzioni tipiche dei social network, come forum di discussione, contenuti video, sondaggi e live streaming, messaggi direct.

Durante il webinar, Dumitrascu ha illustrato il funzionamento di CE-DIH, sottolineando che “ogni corso sulla piattaforma comprende un quiz di autovalutazione iniziale per aiutare ciascuno a orientare il proprio cammino di apprendimento”. Durante la fase di studio sarà possibile, inoltre, accedere alla sezione Tool, in cui “gli utenti possono trovare, per esempio, gli strumenti di valutazione della circolarità per analizzare le performance di sostenibilità”, oltre che aggiornamenti su policy europee e un archivio di buone pratiche. Il percorso formativo terminerà con un evento: “L’hackathon sarà un gioco collaborativo dove i partecipanti applicano ciò che hanno imparato sull’economia circolare”, ha concluso Dumitrascu.

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Migliorare CERES: alcuni suggerimenti e le prossime sfide

ceres

Il webtalk ha ospitato anche l’intervento di tre professori universitari che hanno commentato il progetto CERES, fornendo riflessioni e stimoli per miglioramenti futuri. Vito Albino, del Politecnico di Bari, ha sottolineato come ci sono voluti due secoli perché si formasse l’attuale modello economico lineare: “Adesso dobbiamo accelerare i processi di apprendimento per passare al modello circolare”, ha spiegato e “il Digital Innovation Hub può fare per l’economia circolare quello che l’Inghilterra fece con le fabbriche a vapore: offrire modelli da replicare” in altre nazioni, anche al di fuori dell’Unione Europea.

La professoressa Leena Aarikka-Stenroos, dell’Università di Tampere in Finlandia ha lodato l’iniziativa e i contenuti perché “il pacchetto formativo copre tutti i sistemi di produzione e consumo circolari”, ma ha suggerito una maggiore attenzione al lato della domanda, cioè cosa cercano clienti e consumatori nei prodotti circolari: “Manca un’adeguata attenzione alla domanda del mercato e alle esigenze dei clienti. Le imprese e i professionisti devono essere in grado di adattarsi a preferenze in continua evoluzione”, ha invece fatto notare.

Abdelaziz Bouras della Qatar University ha apprezzato il legame tra il mondo accademico e le imprese, evidenziando come i contenuti siano stati costruiti “in collaborazione con l’industria, il che è davvero fantastico”, perché ciò consente di “allineare gli studenti e le loro competenze con le esigenze reali della sostenibilità” e questo permetterà loro “di creare soluzioni più accurate e tangibili per i problemi attuali”. Con un unico avvertimento legato alla transizione digitale: “L’AI diventerà un problema per l’ambiente perché gli algoritmi consumano una quantità enorme di energia: gli studenti devono capire di usarla solo quando necessario”.

L’ultima sfida su cui i professori hanno concentrato l’attenzione è stata la necessità di raggiungere anche tutti coloro che attualmente non sono interessati o non hanno le conoscenze adeguate: se per chi è motivato facilitare l’accesso alla formazione con strumenti come il CE-DIH è sufficiente, per chi non percepisce ancora l’urgenza della transizione ecologica è necessario “creare una narrativa sulla rilevanza dell’economia circolare”, ha detto Albino. Mentre Bouras ha offerto soluzioni molto pratiche: premi, riconoscimenti, eventi, certificazioni, grant per docenti e metriche d’impatto.

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