fbpx
venerdì, Novembre 15, 2024

“Le imprese attente alla coesione sociale sono più impegnate anche per la sostenibilità. E sono più competitive”

Lo afferma “Coesione è Competizione”, il report di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere presentato oggi

EconomiaCircolare.com
EconomiaCircolare.com
Redazione EconomiaCircolare.com

L’attenzione delle imprese alla coesione sociale porta con sé una maggiore attenzione anche all’ambiente, con una superiore propensione agli investimenti in sostenibilità. Lo dicono le statistiche di “Coesione è Competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia”, il report realizzato da Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere in collaborazione con Aiccon, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e presentato oggi. Il report sembra delineare un modello di imprese, ben presente sul territorio nazionale, che ha scelto di “prendersi cura” non solo dei profitti. E questo prendersi cura non fa differenze tra dipendenti, comunità locali, istituzioni, ambiente, patrimonio culturale: include invece tutti questi diversi ambiti in un atteggiamento positivo di apertura (e potremmo quasi dire empatia) col mondo circostante.

Imprese coesive

Le imprese ‘coesive’ raccontate nello studio sono “quelle che intrattengono relazioni strutturate con le altre imprese, le comunità, le istituzioni, i consumatori, il terzo settore, e perciò caratterizzate da un elevato grado di networking”. Nel panorama manifatturiero nazionale sono circa un terzo del totale: “Nel 2020, le imprese coesive valutate tra le imprese manifatturiere con addetti compresi tra 5 e 499 incidono per il 37%, quota che tradotta in valori assoluti è di quasi 49.000 imprese. Con un aumento rispetto al precedente rapporto (2018), nel quale il valore si attestava al 32%”.

“Anche nell’anno del Covid le piccole e medie imprese italiane hanno mostrato attenzione alla dimensione sociale, alle comunità territoriali e alle fasce più deboli. Infatti, non solo è cresciuto il numero delle imprese coesive – dichiara il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli – che sono il 37% delle manifatturiere, ma un numero molto maggiore di imprese ha adottato strategie rivolte a un incremento della sostenibilità sociale e ambientale e a iniziative per venire incontro alle esigenze delle fasce deboli. Emerge anche che le imprese più sono coesive più sono competitive e riescono a sfruttare al meglio le loro potenzialità”.

Leggi anche: “La transizione circolare di città e territori: dalla teoria alla pratica”

Coesione e sostenibilità

Le imprese coesive, affermano Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere, sono anche più “green-oriented”: fanno cioè maggiori investimenti sulla sostenibilità ambientale. La quota di imprese coesive che ha investito in sostenibilità è maggiore rispetto a quella delle imprese non coesive (39% contro 19%). E anche in previsione, le imprese che affermano investiranno in processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e/o minor impatto ambientale nel triennio 2021-23 è sempre maggiore nel caso delle imprese coesive (26% a fronte di 12%).

Leggi anche: La transizione verso l’economia circolare nelle città, nei territori e nella società

Coesione e competitività

L’attenzione al tessuto sociale e all’ambiente porta maggiori chance competitive. Le imprese coesive esportano di più (il 58% contro il 39% delle non coesive); investono di più per migliorare prodotti e servizi (il 58% contro il 46% delle non coesive); adottano misure legate al Piano transizione 4.0 (il 28% contro l’11% delle non coesive).

“La coesione, come ha detto il presidente Draghi, è un dovere morale. Ma è anche un formidabile fattore produttivo – ha detto il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – in particolare in Italia. Anche per questo l’Unione Europea ha indirizzato le risorse del Next Generation EU e larga parte del bilancio comunitario 2021-27 per rilanciare l’economia su coesione-inclusione, transizione verde e digitale”. Anche oggi, prosegue, “in epoca di grandi sconvolgimenti climatici, sociali ed economici, questa capacità tutta umana di cooperare e costruire comunità che condividono idee, informazioni, esperienze e valori può rappresentare una strategia potente per superare le crisi dei nostri tempi. Ce ne siamo resi conto in questi mesi di lotta al Covid-19”.

“In questo particolare periodo – sottolinea Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo – la collaborazione tra enti diversi ha portato risultati straordinari in campo economico, sociale e
soprattutto della sanità”.

Cosa ne pensano i cittadini

L’indagine condotta da Ipsos per la ricerca dimostra come anche per i cittadini la coesione, il sistema di relazioni positive, incroci sempre più spesso la sostenibilità ambientale. Ipsos rileva infatti come il 52% degli intervistati metta al primo posto tra i soggetti con cui le imprese dovrebbero entrare in relazione l’ambiente, divenuto uno stakeholder a tutti gli effetti. Seguono i clienti (51%) e i dipendenti (48%) e mettono al quarto posto le comunità e i territori in cui le imprese operano (41%).

© Riproduzione riservata

 

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie