fbpx
lunedì, Dicembre 16, 2024

Anche la crisi climatica entra nella politica di difesa europea

La Commissione europea e l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno adottato una comunicazione comune per gestire “il crescente impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale nei settori della pace, della sicurezza e della difesa”

EconomiaCircolare.com
EconomiaCircolare.com
Redazione EconomiaCircolare.com

La guerra in Ucraina ha riscritto le priorità Europee dando nuova centralità alle politiche per la difesa, una centralità che non esclude la crisi climatica. Fenomeni climatici estremi, innalzamento delle temperature e dei livelli del mare, desertificazione, carenza idrica, perdita della biodiversità, inquinamento “stanno minacciando la salute e il benessere dell’umanità e possono accrescere gli sfollamenti, i movimenti migratori, le pandemie, i disordini sociali, l’instabilità e persino i conflitti”, spiegano la Commissione europea e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che la scorsa settimana (il 28 giugno) hanno adottato una comunicazione comune che illustra in che modo l’UE affronterà il crescente impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale nei settori della pace, della sicurezza e della difesa.

La comunicazione comune – che  fa seguito alle conclusioni del Consiglio del marzo 2023 sulla diplomazia climatica ed energetica, in cui si chiedeva una migliore integrazione del nesso tra clima, pace e sicurezza nella politica esterna dell’UE – “offre una nuova prospettiva e fissa il quadro dell’UE per rispondere a queste sfide – spiega la Commissione – poiché riguardano la nostra società e le nostre operazioni di sicurezza, nonché l’intensificarsi della concorrenza geopolitica sulle risorse e tecnologie necessarie per la transizione ecologica”.

Leggi anche lo SPECIALE | Clima

Il contesto

I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono intrinsecamente connessi e si aggravano a vicenda, ricorda la Commissione: “Stanno già incidendo sulla sicurezza della produzione alimentare, riducendo la resa delle principali colture, come il granturco, il riso e il frumento, e aumentando il rischio di raccolti insufficienti nei principali Paesi produttori”. Allo stesso tempo, una produzione alimentare non sostenibile è anche causa del degrado ambientale e della carenza idrica. Le stime dicono che “entro il 2050 oltre un miliardo di persone avrà un accesso insufficiente all’acqua, che il degrado del suolo potrebbe salire al 90%, mentre la domanda di cibo potrebbe aumentare del 60%”.

L’instabilità e la scarsità di risorse indotte dal clima e dalla degradazione dell’ambiente “possono essere e sono strumentalizzate attivamente da gruppi armati, reti della criminalità organizzata, regimi corrotti o autoritari e altri soggetti, anche attraverso reati ambientali”, sottolinea la Commissione.

La Commissione e l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza affermano che “le forze armate dell’Europa devono ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra e la loro dipendenza dai combustibili fossili sul campo passando gradualmente alle energie pulite, senza compromettere la loro efficacia operativa e la resilienza delle infrastrutture critiche connesse alla difesa”.

crisi climatica difesa sicurezza

Leggi anche: Cosa contiene il “realistico e non velleitario” PNIEC del governo Meloni

Le priorità

La comunicazione comune punta ad “integrare meglio il nesso tra clima, pace e sicurezza nelle politiche esterne dell’UE”, e lo fa “con una serie di azioni concrete a tutto campo sul fronte dei dati, delle politiche, delle missioni, della difesa e della cooperazione con i partner terzi per garantire che gli impatti vengano presi in considerazione a tutti i livelli del processo di elaborazione delle politiche, della programmazione e delle operazioni nel campo delle relazioni esterne”.

Quattro le priorità principali indicate dalla comunicazione:

  • rafforzare la pianificazione, il processo decisionale e la messa in atto, attraverso analisi affidabili e accessibili basate su dati concreti sul nesso tra clima e sicurezza;
  • rendere operativa la risposta alle sfide climatiche e alla sicurezza nell’azione esterna dell’UE, tra l’altro integrando il nesso tra clima e sicurezza nelle analisi dei conflitti regionali e nazionali;
  • perfezionare le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nelle operazioni e infrastrutture civili e militari degli Stati membri per ridurre i costi e l’impronta ecologica, garantendo allo stesso tempo il mantenimento dell’efficacia operativa;
  • rafforzare le alleanze internazionali nelle sedi multilaterali e con partner come la NATO, in linea con l’agenda dell’UE in materia di cambiamenti climatici e ambiente.

Nell’intenzione della Commissione e dell’Altro rappresentate per gli affari esteri, l’UE dovrà adottare una risposta “più proattiva e globale” alle molteplici sfide in materia di sicurezza causate dai cambiamenti climatici, puntando, grazie a collaborazioni più stretta con i suoi partner internazionali, a soluzioni multilaterali.

Crisi climatica e forze armate

Gli Stati membri, ricorda il documento, hanno già iniziato a far fronte alle sfide in materia di ambiente ed energia. Ad esempio “sono in corso diversi progetti volti a sviluppare soluzioni di efficienza energetica per l’esercito. I dati dell’Agenzia europea per la difesa mostrano un aumento complessivo dell’efficienza energetica di circa il 33% tra il 2016 e il 2020”.

Gli Stati UE stanno sviluppando e attuano “strategie a livello nazionale per preparare le forze armate ai cambiamenti climatici. Sulla base di queste strategie nazionali, l’UE intensificherà la collaborazione tra gli Stati per ridurre il rischio di frammentazione e garantire l’interoperabilità delle forze armate dell’UE, creando anche economie di scala”.

La Commissione europea e l’Alto rappresentante intendono aiutare gli Stati membri a migliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità: “Ciò consentirà di ridurre l’impronta ecologica, i costi e la dipendenza dai combustibili fossili, alleggerire gli oneri logistici e promuovere l’autosufficienza nel contesto operativo, rafforzando inoltre la sicurezza e la libera circolazione delle forze armate”.

La comunicazione riguarda anche le attrezzature militari di nuova generazione, che dovranno risultare efficienti in condizioni climatiche avverse: le forze armate, leggiamo nel documento, hanno infatti la necessità di adeguarsi “a queste condizioni più rigide e di essere addestrate ed equipaggiate per fornire maggior assistenza alle autorità civili in risposta ai disastri naturali, mentre le infrastrutture militari devono diventare più resilienti ai cambiamenti climatici, utilizzando tecnologie più pulite”.

Leggi anche: Comincia l’estate più fredda dei prossimi anni. Ma l’Europa è pronta ad affrontarla?

Le azioni 

Per realizzare gli obiettivi indicati dalla comunicazione comune, l’UE metterà in campo circa 30 azioni, tra cui:

  • analisi annuali delle tendenze del clima e della sicurezza per informare discussioni e decisioni a livello politico;
  • la creazione di un polo di dati e analisi sulla sicurezza climatica e ambientale all’interno del Centro satellitare dell’UE;
  • l‘invio di consulenti ambientali nelle missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell’UE;
  • elaborazione di un Global Conflict Risk Index (Indice globale di rischio di conflitto) per esaminare gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale sulla pace e sulla sicurezza;
  • istituzione a livello nazionale ed europeo di piattaforme per la formazione, come la piattaforma dell’UE per la formazione in materia di clima, sicurezza e difesa;
  • creazione di un meccanismo di sostegno per il clima e la difesa affinché la Commissione possa lavorare con gli Stati membri e promuovere l’adattamento e la mitigazione al clima nelle forze armate;
  • creazione di una rete per il clima e la difesa composta di esperti nazionali dei Ministeri della Difesa;
  • la realizzazione di analisi e studi approfonditi delle politiche e azioni correlate, specie in aree geografiche vulnerabili come il Sahel o l’Artico;
  • Commissione e Alto rappresentante per la politica estera prenderanno in considerazione anche l’istituzione di un apposito Centro di competenza dell’UE sui cambiamenti climatici, la sicurezza e la difesa.

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com