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domenica, Dicembre 15, 2024

Di Sana Pianta, in un laboratorio di Brescia le vecchie sneakers diventano pezzi unici

Due calzolai bresciani si occupano da due anni di restauro delle sneakers: attraverso un nuovo modo di risuolarle ed accurate personalizzazioni, stanno contribuendo a ridurre i rifiuti di molti modelli di cui è ancora possibile utilizzare delle parti. Ed è in cantiere un nuovo progetto

Sara Dellabella
Sara Dellabella
Giornalista freelance. Attualmente collabora con Agi e scrive di politica ed economia per L'Espresso. In passato, è stata collaboratrice di Panorama.it e Il Fatto quotidiano. È autrice dell'ebook “L'altra faccia della Calabria, viaggio nelle navi dei veleni” (edizioni Quintadicopertina) che ha vinto il premio Piersanti Mattarella nel 2015; nel 2018 è co-autrice insieme a Romana Ranucci del saggio "Fake Republic, la satira politica ai tempi di Twitter" (edizione Ponte Sisto).

Il mondo non ne può più di questa montagna di rifiuti e di vestiti vecchi che ogni giorno buttiamo. Così nasce l’idea Di Sana Pianta, di due calzolai bresciani che si sono dati al restauro delle sneakers. Sono Nicola Buono e Federica Sofia, marito e moglie, lei della valle e lui della profonda pianura, professione calzolai. Federica dopo la laurea in interior design, fa i bagagli per andare in Inghilterra a imparare l’inglese e lì scopre il mondo delle scarpe e se ne innamora, seguendo due corsi e lavorando in diverse botteghe storiche ad imparare l’arte delle scarpe su misura e un altro anno a costruire scarpe finché non decide di tornare a Brescia e aprire un suo laboratorio. Nicola, invece è laureato in scenografia, nella vita ha fatto qualsiasi lavoro senza tirarsi indietro mai. Poi l’incontro con Federica, il lavoro insieme in laboratorio e dopo cinque anni convolano a nozze.

I giovani non indossano scarpe classiche

“Nasciamo come calzolai, – spiega Nicola a Economiacircolare.com – con mia moglie confezioniamo sia calzature nuove su misura che riparazioni. Essendo riparatori, spesso ci siamo trovati di fronte a materiali che sono completamente nuovi: i giovani non indossano scarpe classiche, quelle che si portano in riparazione, quindi ci siamo accorti che spesso si buttano le sneakers perché la suola è bucata, ma magari la tomaia è in perfette condizioni. Così si buttano una quantità di cose che magari sono buone. Da qui l’idea di inventare un nuovo modo di risuolare le sneakers e ridurre rifiuti“.

Il primo esperimento risale a due anni fa su un paio di scarpe proprie e poi l’apertura al mercato. Anche se i numeri rimangono ancora contenuti. “Siamo – continua Nicola – su una produzione di circa 20-25 paia l’anno e il costo  può variare, da una riparazione semplice a un lavoro più complesso, da 100 a 250 euro. Ovviamente è tutto in divenire perché siamo solo in due a lavorarci, ma abbiamo già preso contatti con un’azienda di rifiuti bresciana che raccoglie indumenti usati che ci sta mettendo da parte vecchie sneakers e un po’ di materia prima da cui ripartire”.

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Di sana pianta vetrina
Foto: Di Sana Pianta

Dare vita a vecchie sneakers

Anche sui social, dove è possibile vedere alcuni dei restauri, l’appello è a inviare sneakers in pelle dei marchi più noti.

Il motivo è semplice. “Abbiamo selezionato alcuni modelli, ci basiamo sulle scarpe che sono più diffuse e per questo più appetibili per il mercato. L’importante è che siano di pelle. Siamo alla ricerca di altri materiali che abbiano uguale durata e ci stiamo facendo mandare dei campioni, però che durino come la pelle non ne abbiamo trovati”.

Questa raccolta si aggiunge al progetto Di Sana Pianta e spinge il cuore un po’ più in là. “Finora abbiamo ricostruito le suole e trasformato le scarpe di ginnastica in scarpe vere usando nuovi materiali. Ora stiamo ragionando su un nuovo progetto ancora più sostenibile, usando delle materie prime seconde, ovvero partendo da pezzi di tomaia di vecchie sneakers, per farci una suola. Quindi smontare vecchie scarpe per creare nuovo materiale patchwork“.

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Di sana pianta scarpa
Foto: Di Sana Pianta

Anche i giovani riparano le loro scarpe

Per ora il cliente tipo di questo tipo di restauro sono i trentenni che hanno una certa sensibilità ai temi dell’ambiente e anche una certa disponibilità economica. I giovanissimi sono più orientati alla moda, ma Federica e Nicola stanno pensando anche a dei progetti di comunicazione per avvicinarli.

Se si potesse usare una battuta, si potrebbe dire che quello dei due calzolai bresciani è un progetto che “sta prendendo piede” non solo per quanto riguarda la rigenerazione delle calzature. Probabilmente, complice questo nuovo tempo di crisi, Nicola racconta che sono sempre di più le persone che si avvicinano al loro negozio per le riparazioni. Non sono più solo gli anziani cresciuti con l’abitudine alla riparazione. “Da qualche tempo abbiamo iniziato a fare dei restauri delle scarpe, una cosa che ha attirato anche gente più giovane. Parliamo di 25-30enni che affezionati a un paio di scarpe ce le portano per personalizzarle con le nostre restaurazioni. Abbiamo una pagina Instagram e questo ha avvicinato anche una clientela più lontana che ci spedisce le scarpe da riparare. Non lavoriamo quindi solo su Brescia, ma da tutto il centro nord, fino alle Marche”, racconta Nicola.

E sui social è spiegato perfettamente come funziona: “Si passa in laboratorio o si inviano delle foto delle vecchie scarpe per una valutazione iniziale e per capire il tipo di intervento. Il secondo step è spedire le scarpe per un’analisi più approfondita e infine ci si sente in video chiamata per decidere il restauro”.

Ma in fondo che senso ha buttare un paio di scarpe se Federica e Nicola possono renderle uniche e personalizzabili? Facendo un favore all’ambiente e alla riduzione dei rifiuti.

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