mercoledì, Novembre 5, 2025

La disinformazione climatica corre sui social: cosa dice il report USA

Una vera e propria tempesta di affermazioni false o fuorvianti: così il Center for Countering Digital Hate ha scoperto che X, YouTube e Meta (Instagram e Facebook) consentono la diffusione della disinformazione sul clima. “Queste aziende traggono profitto dal caos” dice il CEO di CCDH Imran Ahmed

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

Attorno al clima i discorsi e le analisi sono sempre più polarizzate. E i social, in questo senso, hanno contribuito enormemente a creare (perdonate il gioco di parole più la citazione) “un clima infame”. A testimoniarlo, ora, è anche un approfondito report che arriva dagli Stati Uniti. Il Center for Countering Digital Hate ha analizzato, infatti, i 300 post più popolari su X, YouTube e Meta sugli eventi meteorologici estremi avvenuti negli Stati Uniti tra l’estate 2024 e l’estate 2025

La “tempesta di affermazioni false e fuorvianti”, come viene efficacemente definita dal CCDH, ha conseguenze enormi sulla risposta ai disastri e mette a rischio molte vite. Come spiega il CEO di CCDH Imran Ahmed, “questo rapporto documenta come Meta, X e YouTube consentano e traggono profitto dalla diffusione di informazioni false durante i disastri, consentendo ai teorici della cospirazione di soffocare le fonti di notizie affidabili e ostacolando i soccorsi nell’emergenza. I ricercatori del CCDH hanno scoperto che queste piattaforme hanno applicato fact-checking a meno del 2% dei 300 post fuorvianti analizzati su tutte le piattaforme. La stragrande maggioranza dei post che diffondono bugie sulla risposta alle catastrofi, le cause dei cambiamenti climatici e gli aiuti di emergenza sono stati lasciati non moderati prima di essere potenziati algoritmicamente e monetizzati”.

Ancora una volta, dunque, si conferma il passo in avanti della disinformazione climatica: non più, o meglio non soltanto, il cosiddetto “negazionismo climatico” (cioè a negare che il cambiamento climatico esiste) ma intrusione nei flussi informativi per distorcere, distrarre, generare sfiducia. Con l’aggiunta, come afferma nettamente Imran Ahmed, che le grandi aziende che detengono il potere informativo “traggono profitto dal caos”.

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Chi controlla le diffusioni di notizie false o fuorvianti?

L’analisi del Center for Countering Digital Hate è particolarmente interessante a partire dall’ente che l’ha prodotto. Il CCDH, infatti, promuove una riforma dei social media sensibilizzando a tal proposito il pubblico e gli inserzionisti. 

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In questo senso il clima è uno dei temi principali su cui intervenire. Come abbiamo accennato, il Center for Countering Digital Hate ha esaminato i 300 post più popolari su X, YouTube e Meta sugli eventi meteorologici estremi. In particolare l’analisi dei ricercatori e delle ricercatrici si è concentrata sui flussi informativi dopo gli uragani Helene e Milton nell’autunno del 2024 e gli incendi di Los Angeles all’inizio del 2025, disastri che hanno causato centinaia di vite e sfollati migliaia di persone.

Ecco i risultati principali:

  • Le affermazioni false o fuorvianti sulle condizioni meteorologiche estreme sono state viste 221 milioni di volte su tutte le piattaforme.
  • Le note o i controlli dei fatti sono quasi del tutto assenti sui post virali che diffondono false affermazioni durante le gravi catastrofi. Nel dettaglio:
  • Il 98% dei 100 post analizzati su Facebook e Instagram
  • Il 99% dei 100 post analizzati su X
  • Tutti i 100 post analizzati su YouTube
  • Su X l’88% dei post fuorvianti sul meteo proveniva da account verificati. La piattaforma abilita gli abbonamenti a pagamento per cinque di questi account, che hanno 14 milioni di follower
  • Su YouTube il 73% dei post proveniva da account verificati
  • Su Facebook e Instagram, il 64% dei post proveniva da account verificati. Meta sta condividendo le entrate pubblicitarie con tre creatori di contenuti che spingono affermazioni fuorvianti

Il caso più clamoroso per gli Stati Uniti tra l’estate 2024 e l’estate 2025 è stato quello di Alex Jones, un influencer che da solo ha ottenuto più visualizzazioni rispetto alle informazioni ufficiali diffuse dagli enti locali e dalle agenzie di stampa durante gli incendi di Los Angeles. Quel che è peggio è che il risultato di Alex Jones è stato raggiunto attraverso la condivisione di teorie cospirazioniste sull’origine degli incendi e di vere e proprie falsità. Una disinformazione che crea un sentimento diffuso di sfiducia verso i soccorsi e semina confusione nei momenti di crisi. Con i colossi delle piattaforme social che lucrano su tutto ciò.

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Un corso di giornalismo per combattere la disinformazione

Per combattere la disinformazione crescente sul clima, dunque, serve innanzitutto saperla individuare e maneggiare gli strumenti di contrasto. Con tali propositi nasce la decima edizione del corso online di giornalismo d’inchiesta ambientale organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com

In occasione dell’anniversario tondo, infatti, abbiamo scelto di offrire una serie di lezioni dedicate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e al fact checking, con particolare attenzione al riconoscimento di fake news legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità ambientale. Come si scovano le bufale sul riscaldamento globale? Lo scopriremo insieme a Pagella Politica e Facta, con due moduli dedicati al debunking e alle regole da rispettare per scrivere un articolo di fact checking rigoroso e approfondito.  

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In partenza il 23 ottobre 2025, il corso è strutturato in 5 moduli formativi, con lezioni on-line ogni lunedì e giovedì dalle 18:00 alle 20:00 fino al 29 gennaio 2026, prevede un workshop in presenza a Roma (12-13 febbraio 2026), insieme a tutta la redazione di EconomiaCircolare.com e al giornalista Manuele Bonaccorsi di Report Rai3.

Il percorso formativo prevede inoltre momenti laboratoriali online curati dalla redazione di EconomiaCircolare.com. Chi partecipa al corso imparerà le tecniche della scrittura giornalistica e curerà un lavoro editoriale che verrà pubblicato sul magazine.

Il programma di questa edizione conta anche una masterclass con Giulia Innocenzi e Manuele Bonaccorsi di Report, Teresa Paoli di Presadiretta e con Ferdinando Cotugno, giornalista di Domani. 

Per saperne di più cliccate su questo link o scrivete alla mail corsi@economiacircolare.com

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