mercoledì, Novembre 5, 2025

Dopo le alluvioni, l’Emilia Romagna cerca nella natura le soluzioni contro la crisi climatica

Con il progetto Arcadia, l'Emilia Romagna punta sulle cosiddette Nature Based Solution, le soluzioni basate sulla natura, per proteggere il territorio dagli eventi climatici estremi, di cui la regione è stata flagellata negli ultimi anni. Ci sono soluzioni già avviate e ora bisognerà garantire un monitoraggio costante

Chiara Zattarin
Chiara Zattarin
Studentessa in Diritto ed Economia per lo Sviluppo Sostenibile. Appassionata all’intersezione tra diritto, politiche pubbliche e sostenibilità. Ha maturato esperienze accademiche e lavorative in diversi Paesi europei, che hanno rafforzato le capacità di adattamento e comunicazione interculturale

Tra il 2023 a oggi l’Emilia Romagna è stata travolta da alluvioni e nubifragi. Gli eventi climatici estremi non sono più un’emergenza, ma una normalità che mette a rischio migliaia di persone. Durante i momenti emergenziali è difficile afferrare le possibili cause che hanno portato l’Emilia sott’acqua. Ma se torniamo a quella stagione con un’analisi critica dei dati territoriali possiamo capire quali sono le esigenze e le priorità da indagare.

L’Emilia Romagna presenta il 63% di aree esposte a rischio idraulico, il valore più alto in Italia. La regione deve fare i conti con un consumo di suolo crescente: solo nel 2023 ha detto addio a 815 ettari. Secondo i dati del rapporto ISPRA, la provincia di Rimini risulta la zona con più suolo consumato nel 2023, pari al 12,55%, inoltre la perdita annua è categorizzata come “estrema”, con valori dai 50 ai 325 t/ha per anno. Le province di Ravenna e Ferrara presentano l’80% del territorio a rischio inondazione, e l’elevata densità abitativa aggrava la situazione: il 43.6% della popolazione risiede in zone ad alto rischio alluvionale, basti solamente pensare agli undicimila residenti di Forlì e zone limitrofe che sono stati colpiti dall’ alluvione del 2023.

alluvione emilia romagna

Le soluzioni già adottate dall’Emilia Romagna

Per adattarsi al crescente livello di allerta, le province emiliane e la Regione sono parte del progetto europeo ARCADIA, un percorso internazionale che darà la possibilità a questo territorio di migliorare e ampliare l’utilizzo delle Nature-Based Solutions (NBS). ARCADIA mira a obiettivi e risultati concreti: ridurre il rischio idrogeologico, ripristinare i danni causati dai precedenti eventi, ma anche proteggere la biodiversità e migliorare la qualità della vita degli abitanti.

Nello specifico, le NBS già sperimentate in diverse aree emiliane (tra cui il parco Novello a Cesena) progettano azioni di riqualificazione urbana come giardini della pioggia, fossati inondabili e pavimentazioni drenanti che potrebbero essere le soluzioni per incanalare le acque meteoriche, invasate lentamente nel sottosuolo. La nuova gestione delle acque piovane tramite pianificazione urbana consente di far fronte a suoli composti naturalmente da materiale non permeabile. La morfologia del territorio, infatti, può raggiungere una conducibilità idraulica satura classificata come “molto bassa”: il 21% del suolo della Regione è caratterizzato da presenza di argilla con valori tra i 40-70% nelle zone depresse della pianura padana.

Tra i 41 partners di ARCADIA, la società di ingegneria Italiana GECOsistema (con sede a Rimini) partecipa alla progettazione e valutazione delle prestazioni delle NBS, per testare e ottimizzare le soluzioni pilota del progetto. “Attraverso feedback degli utenti finali miriamo a sviluppare, tramite data-driven, una piattaforma integrata per facilitare le amministrazioni territoriali a compiere scelte adatte alle nuove esigenze della popolazione”, spiega Stefano Bagli di GECOsistema. Il lavoro proseguirà grazie a modelli di monitoraggio continuo, per assicurarsi che gli interventi apportino benefici concreti, grazie a dati aggiornati, modelli predittivi e indicatori di performance con impatto a lungo termine. I dati raccolti saranno utili per ridisegnare la città, per evitare altri suoli degradati e altre colate di cemento.

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Questo articolo è uno degli elaborati pratici conclusivi della nona edizione del corso online di giornalismo d’inchiesta ambientale organizzato da A SudCDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com in collaborazione con il Goethe Institut di Roma, il Centro di Giornalismo Permanente e il Constructive Network.

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