Per mitigare i cambiamenti climatici in atto la strada principale è quella della riduzione delle emissioni di gas serra. Ma come perseguirla? Qui si aprono diversi sentieri: c’è chi sostiene che bisogna puntare sulla graduale eliminazione delle fonti fossili, chi insiste sulla necessità dell’efficienza e del risparmio energetico, chi si batte per un aumento considerevole delle energie a emissioni zero (o quasi), cioè rinnovabili o nucleare, e chi punta sulla cattura dell’anidride carbonica, il più dannoso dei gas serra.
Quel che è certo è che l’appuntamento più importante in questo senso, per decidere quale percorso imboccare e con quale forza, è l’annuale COP, che per l’edizione n°28 si terrà a Dubai. Qui, come abbiamo già accennato, l’Unione europea intende giocare un ruolo di primo piano. Ma con quali credenziali? È quello che si può scoprire con l’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, nota anche con l’acronimo inglese EEA (European Environment Agency).
In 85 pagine il rapporto esplora le tendenze storiche, i progressi più recenti e le proiezioni dei progressi futuri sulla mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra, i guadagni di energia rinnovabile e il miglioramento dell’efficienza energetica. Il lavoro dell’EEA si basa sui dati riportati dai 27 Stati membri dell’Ue. Dal report emergono segnali incoraggianti, anche se per quel che riguarda il clima e l’energia entro il 2030 è necessaria un’azione urgente che dovrà triplicare gli sforzi finora attuati.
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Rafforzare la tendenza della riduzione delle emissioni
“Il cambiamento climatico sta accadendo adesso. Inondazioni, siccità, ondate di caldo e altri rischi legati al clima stanno diventando più intensi, più lunghi e più frequenti. Nell’ultimo decennio, le temperature superficiali europee sono state più di 2°C più calde rispetto ai livelli preindustriali, mentre l’estate del 2023 è stata a livello globale l’estate più calda mai registrata e la quinta più calda per l’Europa. Ogni tonnellata di gas serra risparmiata contribuisce a mitigare le conseguenze del cambiamento climatico e l’UE è impegnata a intensificare gli sforzi e ad adottare azioni decisive nel percorso verso la neutralità climatica”. La premessa dell’agenzia è necessaria per comprendere l’urgenza di una politica che deve essere per forza di cose radicale.
E però, rispetto alla narrazione fin qui maggioritaria secondo la quale la riduzione delle emissioni deve andare di pari passo con la crescita economica e in ogni caso anche gli altri Stati devono fare la propria parte, l’EEA aggiunge un tassello fondamentale. Secondo i dati, infatti, “negli ultimi decenni, l’UE ha ridotto le proprie emissioni nette di gas serra di quasi un terzo, promuovendo al contempo la prosperità economica. I dati preliminari per il 2022 indicano che le emissioni nette totali di gas a effetto serra, comprese le emissioni di gas serra del trasporto aereo internazionale, sono diminuite del 31% rispetto al 1990”. Allo sforzo dell’Unione europea e delle sue istituzioni non sempre però è seguito analogo impegno da parte dei singoli Stati membri. Infatti, secondo l’agenzia europea dell’ambiente, “la diminuzione delle emissioni prevista dagli obiettivi degli Stati membri nell’ambito della legislazione sulla condivisione degli sforzi, in particolare in settori quali l’agricoltura, i trasporti e l’edilizia, è stata più lenta”.
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Anche sull’energia la strada imboccata è quella giusta
Parallelamente, secondo le prime stime dell’EEA, l’Unione europea è riuscita ad espandere la quota di consumo di energia rinnovabile, con le fonti rinnovabili che rappresenteranno una quota stimata del 22,5% entro il 2022. Inoltre dal 2005 l’UE è riuscita a ridurre il consumo di energia primaria del 16%: un risultato che nel solo 2022, soprattutto per via dello spauracchio dei prezzi del gas, si è attestato a una riduzione dell’8% del consumo energetico finale.
“Mentre nel 2005 l’eolico e il solare avevano una presenza modesta nel settore elettrico – si legge nel report – la loro quota stimata nella produzione di elettricità ha superato il 20% nel 2022, con queste tecnologie che ridefiniranno il settore dell’approvvigionamento energetico per i prossimi anni. Anche altri settori hanno visto una notevole accelerazione, esemplificata dalle crescenti vendite di pompe di calore e veicoli elettrici. L’introduzione di tecnologie, come il solare fotovoltaico, supera le aspettative e in alcuni settori si raggiungono punti di svolta verso le tecnologie a zero emissioni nette che diventano l’opzione di investimento predefinita”.
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Ma la neutralità climatica è ancora troppo lontana
La riduzione delle emissioni e il miglioramento delle performance energetiche – sia in termini di riduzioni del consumo che di aumento della quota di rinnovabili – non arrivano comunque dal nulla. “Dal 2015 in più occasioni – scrive la EEA – le riduzioni annuali delle emissioni di gas serra si sono avvicinate, o addirittura hanno superato, il tasso richiesto per il prossimo periodo di otto anni. Nel 2020 ciò è dovuto principalmente agli effetti della pandemia di COVID-19, mentre negli anni precedenti il miglioramento dell’intensità delle emissioni e dell’efficienza energetica hanno svolto un ruolo fondamentale”.
Nonostante questi evidenti progressi, i risultati attuali rappresentano solo l’inizio di una necessaria accelerazione verso il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. “Negli ultimi anni – si legge nel report – l’UE ha stabilito un solido quadro per il clima e l’energia per il 2030, che comprende parametri di riferimento specifici per chiarire il percorso verso il raggiungimento della neutralità climatica. In linea con l’obiettivo precedentemente fissato di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, gli obiettivi per il 2030 comprendono il raggiungimento di una quota di energia rinnovabile del 42,5% nel 2030, con un potenziale aumento fino al 45%, e una riduzione dell’11,7% del consumo energetico rispetto alle previsioni per il 2030 formulate nel 2020”.
È noto come da parte del mondo ambientalista e scientifico ci sia ancora parecchia incredulità sul fatto che i 27 Stati membri dell’Unione europea saranno in grado di raggiungere gli obiettivi da qui al 2050, soprattutto perché gli indicatori al 2030 sono troppo timidi e i governi non hanno mai davvero spiegato come intendono poi “svoltare” negli anni successivi. Di ciò è consapevole anche l’EEA quando scrive che “il ritmo delle riduzioni assolute annuali delle emissioni di gas serra deve più che raddoppiare rispetto ai progressi annuali osservati dal 2005. Per quanto riguarda il consumo energetico e la quota di energia rinnovabile, gli sforzi annuali devono accelerare ancora più rapidamente, triplicando i numeri raggiunti nel 2022”.
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