giovedì, Novembre 6, 2025
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Erion, le nuove tecnologie abilitanti applicate all’ecodesign e all’economia circolare

Erion è il più grande sistema italiano di responsabilità estesa del produttore che promuove l’economia circolare attraverso innovazione, ricerca ed educazione: a Intelligenza Circolare ha presentato vari progetti a cui partecipa, spiegando come tecnologia, design thinking e responsabilità sociale possano guidare un cambiamento sistemico verso un futuro sostenibile

“Più intelligenza circolare c’è già in fase di progettazione dei prodotti, più il lavoro dei consorzi è agevolato, perché il fine vita smette di essere un problema di gestione e diventa un’opportunità economica”. È da questa consapevolezza che è partita la riflessione di Danilo Bonato, direttore sviluppo strategico e relazioni istituzionali Erion, il sistema multi-consortile che gestisce differenti tipologie di rifiuti: dai prodotti elettronici alle batterie, dagli imballaggi a quelli di prodotti del tabacco e di prodotti tessili.

Intelligenza circolare era anche il titolo dell’evento internazionale organizzato a Roma da ISIA Roma Design e dal magazine EconomiaCircolare.com per raccontare come l’eco-innovazione stia trasformando modelli produttivi, filiere e abitudini di consumo, in partnership con la stessa Erion. Nel suo intervento Bonato ha fatto un quadro di come la progettazione eco-compatibile e le nuove tecnologie abbiano cambiato i settori industriali con cui il consorzio collabora e cosa significhi questo nuovo approccio culturale per le imprese, le persone e le istituzioni.

La circolarità cambia prodotti e modelli di business

“Sul piano dei materiali e delle tecnologie, le aziende stanno sperimentando soluzioni sempre più sostenibili: materiali riciclati, riciclabili e biodegradabili, ormai sempre più presenti nei prodotti di nuova generazione”, ha fatto notare. A cambiare, però, sono le stesso metodologie di progettazione: “Ad esempio si guarda sempre più alla imitazione della natura, puntando su prodotti modulari, smontabili, autoriparanti e scalabili”.

“Nell’elettronica – ha aggiunto – cresce l’attenzione al design per la riparabilità e all’aggiornabilità dei prodotti; nel tessile si lavora invece su durabilità e monomaterialità, per rendere più semplice il recupero e il riciclo delle fibre”.

In questo cambio di paradigma, secondo Bonato, si assiste a una nuova “visione assiologica” in cui “si abbandona l’idea di prodotto come oggetto e di consumo lineare”. In questa prospettiva, il prodotto viene ripensato come un piccolo ecosistema, parte di un processo continuo di rigenerazione: ogni materiale deve poter essere trasformato, riutilizzato o riciclato, in un ciclo che restituisce valore invece di disperderlo. Accanto a questo, “si stanno affermando filiere di simbiosi industriale, che introducono la logica della circolarità già nella fase di progettazione”.

Un ulteriore aspetto innovativo è l’affermarsi di modelli economici in cui il focus si sposta dall’atto di possesso di un prodotto alla qualità del servizio. “Nell’elettronica, ad esempio, si parla sempre più di product as a service, un approccio in cui l’utente utilizza il bene senza diventarne proprietario. Lo stesso principio si ritrova anche nell’automotive, mentre nel tessile emergono formule come il fashion rental, che permettono di accedere ai capi senza acquistarli”.

bonato erion
Danilo Bonato Foto: Intelligenza Circolare

Le tecnologie abilitanti della trasformazione circolare

Se questa trasformazione sta avvenendo proprio oggi è grazie alle novità sul versante tecnologico, con nuovi strumenti abilitanti: “Emergono applicazioni legate alla sensoristica intelligente e all’Internet of Things, in particolare nel settore tessile, dove l’abbigliamento tecnico integra già elementi di questo tipo”. Un altro ambito di forte sviluppo è quello della blockchain circolare, “utilizzata per la tracciabilità delle risorse e per garantire trasparenza rispetto agli obiettivi del passaporto digitale di prodotto e alla due diligence dei materiali, in linea con le nuove normative europee come il Regolamento batterie”.

A questo si aggiunge l’uso crescente di strumenti di prototipazione rapida, come la stampa 3D, la realtà aumentata e le simulazioni immersive, che permettono ai progettisti di valutare in tempo reale gli impatti ambientali e sociali dei prodotti già nella fase di design: “Molto interessante è la prospettiva di quelle aziende che sperimentano tecnologie innovative e affiancano a questo approccio la co-creazione, coinvolgendo in modo sistematico startup, innovatori e artisti già nella fase di concettualizzazione del prodotto”, ha concluso Bonato.

L’intelligenza generativa applicata alla circolarità

E poi, naturalmente, per completare il quadro delle innovazioni tecnologiche, l’intelligenza artificiale generativa applicata alla riduzione degli sprechi di materiali o dei consumi energetici, che è stata al centro dell’intervento di Simonetta Cota, Stategic Development & Innovation Team Erion alla tavola rotonda dedicata a Tech & Social Innovation. Il team lavora su progetti europei dedicati alla sperimentazione di nuove tecnologie nei processi di trattamento dei rifiuti, soprattutto nell’ambito dell’end of life dei prodotti elettronici (Raee). In particolare Cota, nel corso della tavola rotonda ne ha citati due.

Il primo progetto è legato alle schede elettroniche (le cosiddette PCB, Printed Circuit Board) presenti negli elettrodomestici: “Abbiamo collaborato con Beko Europe per capire in che modo sia possibile attingere al fine vita dei prodotti per ripristinare componenti da reinserire nei nuovi apparecchi: si tratta, quindi, di preparazione al riutilizzo. In questo progetto abbiamo anche introdotto l’intelligenza artificiale nella fase di riciclo, cioè nel momento in cui le schede non sono più idonee alla riparazione o al riutilizzo, per capire come indirizzarle al processo di riciclo più adatto e ottenere così il massimo valore possibile”, ha spiegato.

L’attività del progetto è stata utile per capire come funzionano i sistemi di selezione delle schede elettroniche negli impianti Raee: quali criteri usano gli operatori e come classificano i materiali. L’obiettivo era trasferire questa conoscenza all’intelligenza artificiale, insegnandole a riconoscere le diverse tipologie di schede e a replicare il processo manuale di cernita. Grazie a un archivio di 2.000 immagini, l’algoritmo è riuscito a distinguere le schede e a indirizzarle automaticamente verso il corretto percorso di riciclo.

“La seconda applicazione che abbiamo testato – ha proseguito Cota – riguarda la prevenzione degli incendi delle batterie al litio negli impianti di trattamento. Il progetto si chiama Grinner e, attraverso la combinazione di intelligenza artificiale e scansione a raggi X, è stato possibile addestrare un algoritmo al riconoscimento della presenza di batterie all’interno dei prodotti a fine vita, per permettere agli operatori di individuarle sui nastri e rimuoverle, evitando l’impatto con le macchine di triturazione”.

Questi due progetti, secondo Cota, sono stati particolarmente istruttivi perché hanno da un lato evidenziato le potenzialità dell’AI e dall’altro i limiti: “Si tratta di tecnologie costose, e applicarle direttamente in impianto può risultare meno efficace ed efficiente del previsto”. Invece, “è più utile impiegarle nella fase di conferimento, per clusterizzare i rifiuti e far sì che i flussi arrivino all’impianto più puri e omogenei, velocizzando i processi nella gestione del fine vita”, ha spiegato.

L’intelligenza circolare che serve per il futuro

L’intelligenza, nella transizione ecologica, però, non è solo artificiale. È anche quella che guida la progettazione secondo criteri eco-compatibili, che riconosce il cambiamento sociale – tanto quanto quello di mercato – come motore essenziale dell’innovazione, e che mira a rimanere entro i limiti planetari, con uno sguardo rivolto alle generazioni future. “Vorrei soffermarmi su un aspetto: chi deve essere intelligente in questo percorso verso la circolarità”, ha concluso il suo intervento Danilo Bonato: “Dal mio punto di vista, i protagonisti sono tre: le imprese, le persone e le istituzioni“.

Per quanto riguarda le imprese, nell’ottica di Bonato, l’intelligenza deve essere innanzitutto strategica: “Significa comprendere che non stiamo parlando della vecchia sostenibilità, quella che in parte si è esaurita nel greenwashing. La circolarità non è solo un gesto altruistico verso l’ambiente o un atto simbolico per migliorare la società: è una leva competitiva, una possibilità concreta di differenziarsi e di generare valore duraturo attraverso prodotti di qualità ecologica superiore. Dobbiamo dare a questo tema un taglio di business, perché solo così le imprese si attivano davvero”, ha sottolineato.

“Per quanto riguarda le persone – non le chiamo volutamente ‘consumatori’, perché quel termine richiama un modello superato – il cambiamento è soprattutto culturale”, ha aggiunto il dirigente di Erion: “Oggi tendiamo ancora a considerare il prodotto come un semplice oggetto, qualcosa da acquistare e utilizzare. Invece, dovremmo imparare a vederlo come una rete di risorse che devono essere rigenerate continuamente”. Infine, le istituzioni: “Innovare in modo circolare richiede investimenti importanti, sia economici che in capitale umano e conoscenze. Le istituzioni si stanno muovendo, ma non ancora in modo abbastanza incisivo. Servono politiche più efficaci, strumenti concreti e incentivi strutturali per premiare chi sceglie questa direzione”.

Formazione e informazione: Ecosweee e Ceres

Se la sfida è anche culturale, formazione e informazione sono due cardini. Erion è attiva in quest’ambito con due importanti progetti. Ecosweee è un progetto finanziato dal programma Life che ha testato strategie per incrementare la raccolta di piccoli Raee e batterie portatili in tutta Europa. Con progetti pilota in 11 paesi, tra cui l’Italia, il progetto ha valutato approcci come sistemi di deposito cauzionale, programmi di ritiro, resi postali e punti di consegna nei negozi. Erion ha coordinato tre progetti pilota, testando tariffe visibili, sistemi di deposito cauzionale e l’uso di locker nelle piattaforme di e-commerce.

I progetti hanno coinvolto oltre 1.000 cittadini, raccogliendo 100 kg di Raee in pochi giorni, con il 78% dei partecipanti che li ha valutati positivamente. I risultati hanno mostrato che incentivi combinati sono più efficaci di quelli singoli e che fattori come infrastrutture e leggi locali influenzano il successo. Il progetto ha fornito spunti e raccomandazioni politiche per migliorare i tassi di raccolta e sostenere gli obiettivi dell’economia circolare dell’UE, contribuendo ad affrontare il problema dei rifiuti elettronici e dell’eco-dumping.

Il progetto Ceres (Circular Economy Innovation Ecosystems Redesigning Skills) mira a supportare la transizione ecologica del sistema produttivo attraverso l’educazione sull’economia circolare. Finanziato dal programma Erasmus+, coinvolge partner in cinque paesi dell’UE. CERES si distingue per il suo approccio integrato, che combina formazione teorica e pratica, affrontando temi come digitalizzazione, imprenditorialità e modelli di business sostenibili.

Il progetto si concentra su quattro filiere: RAEE, automobilistica, tessile e rifiuti dell’industria eolica. Erion contribuisce al progetto analizzando le esigenze di mercato e fornendo dati reali attraverso casi studio. Collabora inoltre con i partner nella mappatura e promozione delle buone pratiche di economia circolare e nella diffusione della conoscenza.

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