Il nuovo corso dell’Unione Europea dopo le elezioni europee del 2024 va nella direzione della semplificazione nel reporting di sostenibilità e l’EFRAG, l’organizzazione europea indipendente che fornisce consulenza tecnica alla Commissione europea in materia di rendicontazione finanziaria e di sostenibilità e si è occupata della stesura dei principi di rendicontazione di sostenibilità (European Sustainability Reporting Standards – ESRS) richiesti dalla direttiva CSRD, si adegua. Se le disclosure della Corporate Sustainability Reporting Directive erano state pensate a partire dagli ESRS, con il pacchetto Omnibus I presentato dalla Commissione europea a febbraio 2025 Bruxelles ha assegnato come nuovo mandato all’EFRAG quello di riformulare gli standard riducendo sostanzialmente il numero dei dati richiesti alle aziende.
L’obiettivo è quello della semplificazione, anche se il timore è che sia piuttosto un cambiamento di indirizzo politico, volto a limitare la portata delle normative sulla finanza sostenibile dell’UE. L’EFRAG, il 20 giugno, ha pubblicato un report sullo stato di avanzamento dei lavori di revisione degli ESRS, rivelando che si prevede di ridurre di oltre la metà il numero di datapoint richiesti per la rendicontazione nel rispetto della direttiva CSRD, più una serie di modifiche su alcuni criteri di sostenibilità.
Semplificazione o ridimensionamento? Il percorso a ostacoli dell’EFRAG
Pur prevedendo un taglio dei datapoint “puntando al 50% o più”, l’EFRAG ha dichiarato di ritenere che la revisione preserverà comunque “l’integrità degli obiettivi fondamentali della CSRD”. “Questo Rapporto riflette il nostro impegno a garantire che gli ESRS rimangano sia efficaci che proporzionati. Rispondendo in modo proattivo alla richiesta della Commissione europea, miriamo a supportare le aziende nel soddisfare i requisiti di rendicontazione sulla sostenibilità senza complessità inutili”, ha dichiarato Patrick de Cambourg, presidente dell’EFRAG Sustainability Reporting Board.
La preoccupazione, tuttavia, resta perché le semplificazioni che Bruxelles intende mettere in atto hanno già avuto l’effetto di ridurre in maniera significativa il numero di aziende soggette alla direttiva CSRD e alla direttiva CSDDD sulla due diligence, e dunque agli obblighi di rendicontazione. Preoccupazioni fondate, se a sollevare dubbi sul nuovo corso è stata la stessa Banca centrale europea, oltre a una serie di rispettati economisti dei vari Stati membri.

In parallelo alla semplificazione degli standard obbligatori, l’EFRAG conferma la necessità di accogliere le esigenze delle piccole e medie imprese e prosegue nel lavoro sullo standard volontario VSME dedicato alle pmi e progettato per offrire uno strumento proporzionato e coerente con le capacità di rendicontazione delle aziende sotto i 250 dipendenti, a cui potrebbero adesso conformarsi le aziende rimaste fuori dagli obblighi della CSRD nel caso di approvazione delle misure contenute nel pacchetto Omnibus.
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L’EFRAG ha dichiarato che gli sforzi di riduzione degli oneri saranno condotti sulla base di informazioni raccolte presso i soggetti che hanno già implementato gli standard, e presso investitori e stakeholder che utilizzano le dichiarazioni di sostenibilità. “Siamo molto grati alle aziende che hanno completato per la prima volta le dichiarazioni di sostenibilità secondo gli ESRS per il loro elevato livello di mobilitazione. Grazie all’ampio dialogo che abbiamo avuto negli ultimi due mesi con loro, così come con i revisori e altri stakeholder coinvolti, disponiamo ora di numerose evidenze su ciò che necessita di essere semplificato. Stiamo tutti lavorando duramente per preparare la migliore bozza tecnica possibile entro i tempi previsti”, ha dichiarato Chiara del Prete, a capo dell’EFRAG SR TEG.
Un problema non secondario è, infatti, il calendario molto serrato, come ha ammesso la stessa EFRAG. Il mandato della Commissione assegnato all’EFRAG prevede di riformulare gli standard entro il 31 ottobre 2025, con una prima bozza tecnica attesa già a luglio e una consultazione pubblica prevista tra agosto e settembre. L’EFRAG ha sottolineato che la consultazione pubblica nei mesi estivi non è l’ideale e con linguaggio istituzionale ha sottolineato che “una tempistica più lunga rispetto alla scadenza di ottobre 2025 potrebbe contribuire a una gestione più sicura della qualità”.
L’aggiornamento degli ESRS: come l’EFRAG intende semplificare
L’aggiornamento si è concentrato su una serie di “leve chiave” con cui l’EFRAG vuole semplificare gli ESRS: queste riguardano la semplificazione del processo di valutazione della doppia materialità, il miglioramento della leggibilità e della sintesi delle dichiarazioni di sostenibilità, un’integrazione più efficace con il reporting aziendale complessivo, e una maggiore comprensibilità e chiarezza degli standard.
La doppia materialità – il principio secondo cui le aziende non devono rendicontare solo come le questioni ambientali e sociali possono influenzare la loro performance finanziaria ma anche di considerare l’impatto delle loro attività sull’ambiente e sulla società – è un principio fondamentale per garantire un reporting di sostenibilità davvero affidabile. Tuttavia l’EFRAG ha riconosciuto che l’obbligo “si è rivelato fonte significativa di oneri” per le imprese, che lo hanno percepito come “troppo complesso” e sono state segnalate ambiguità nell’elenco dei temi soggetti a doppia materialità (AR16 di ESRS 1), nell’interpretazione della materialità di impatti positivi, nella valutazione ante/post mitigazione dei rischi e nella mancanza di linee guida per soglie e settori.
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Un altro tema di semplificazione riguarda una maggiore distinzione tra disclosure volontarie e obbligatorie, sempre in un’ottica di riduzione. Lo stesso concetto sarà applicato alla distinzione tra Minimum Disclosure Requirements (MDR) e specifiche tematiche, in alcuni casi risultata “ridondante e ambigua”. Perciò il Sustainability Reporting Board dell’EFRAG intende ridurre drasticamente sia datapoint obbligatori sia quelli volontari nelle specifiche tematiche.

La semplificazione riguarda anche il modo in cui i report di sostenibilità sono scritti. Ad esempio l’EFRAG ha sottolineato la necessità di aggiungere un executive summary all’inizio, includere informazioni sulla tassonomia UE in sezioni dedicate e fornire informazioni su temi non materiali e dati più granulari in appendice, al fine di migliorare la leggibilità e la rilevanza delle informazioni. Sempre allo scopo di diminuire gli oneri per le imprese, saranno introdotti meccanismi per gestire acquisizioni, mancanza di dati, confini di rendicontazione, settori finanziari e informazioni commercialmente sensibili. Per attuare tutto questo, saranno adottate varie esenzioni o semplificazioni che si ispirano direttamente a quanto già previsto dagli standard IFRS S1 e S2 dell’International Sustainability Standards Board (ISSB).
E proprio migliorare l’interoperabilità tra gli standard internazionali IFRS e quelli europei ESRS è l’ultima leva di intervento dell’EFRAG. “Si prevede un sostanziale passo avanti verso una maggiore interoperabilità – scrive l’EFRAG nel report – grazie alla modifica del perimetro di rendicontazione delle emissioni di gas serra che dovrebbe garantire un allineamento più stretto con l’IFRS S2 e con il Greenhouse Gas Protocol. Parallelamente, la terminologia impiegata nelle disposizioni comuni viene sottoposta a una revisione sistematica, con l’obiettivo di adottare, ove possibile, la stessa formulazione utilizzata negli IFRS S1 e S2”.
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Quali datapoint verranno eliminati dalla rendicontazione
In questo primo parere tecnico per la revisione degli ESRS, sulla base delle evidenze raccolte, l’EFRAG ha osservato che gli ESRS attuali contengono datapoint “eccessivamente dettagliati” e che “molti datapoint potrebbero essere eliminati o spostati nella guida non vincolante senza compromettere l’obiettivo generale di fornire dati di alta qualità, concentrandosi sulle informazioni ‘core’”. L’EFRAG ha dichiarato di stare valutando l’adozione di un approccio meno granulare per le informazioni qualitative (c.d. narrative datapoints) in aree quali politiche, azioni e obiettivi, ed è intenzionato a eliminare i datapoint meno rilevanti, concentrando l’attenzione su quelli “non strettamente necessari per raggiungere gli obiettivi di disclosure”. Le stime preliminari, ancora soggette a modifica, indicano una riduzione attesa di oltre il 50% dei datapoint obbligatori.
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