giovedì, Novembre 6, 2025

Giornata mondiale del turismo: viaggio nei luoghi che rischiamo di perdere per sempre

"Turismo e trasformazione sostenibile" è il claim dell'edizione 2025 della Giornata mondiale del turismo. Un segnale ulteriore che l'industria estrattiva del turismo di massa mette a repentaglio sempre più luoghi e comunità. Eccou n viaggio-testimonianza per comprendere cosa rischiamo di perdere

Ludovica Nati
Ludovica Nati
Social media manager, copywriter, blogger e fotografa paesaggista. Collabora con diverse realtà i cui ambiti spaziano dalla sostenibilità ambientale alla medicina, dalla promozione territoriale e turistica alle aziende di servizi o di trasporti. Digital strategy, gestione social, redazione di testi SEO, copywriting, consulenza 2.0 e creazione di contenuti fotografici e grafici sono i suoi principali ambiti di competenza. Fa parte del network di Eco Connection Media

In occasione della Giornata Mondiale del Turismo, che si celebra ogni anno il 27 settembre, non c’è riflessione più urgente di quella proposta dal tema di quest’anno: “Turismo e Trasformazione Sostenibile“. Un appello globale a ripensare il nostro modo di viaggiare, trasformandolo da potenziale causa di stress per l’ambiente e le comunità – come spesso accade con l’overtourism o i processi di turistificazione di zone fino a ieri di fatto residenziali – a motore di cambiamento positivo e consapevolezza. Questo appello risuona con forza di fronte a una mappa del mondo che sta cambiando non nell’arco di secoli, ma di decenni; una mappa fatta di coste che si ritirano, ghiacciai che svaniscono, colori che sbiadiscono ma anche centri cittadini che sembrano perdere la loro antica anima.

Questo articolo, in linea con lo spirito della giornata, non è un incentivo a correre per vedere ciò che resta in maniera massificata (quasi a voler riempire un album di figurine fatto di selfie e stories), ma un invito a comprendere che tutti noi dovremmo ambire a diventare testimoni responsabili e che il futuro di queste meraviglie dipende dalle nostre azioni, singole e collettive. Visitare questi luoghi deve celare una promessa: quella di impegnarsi affinché restino accessibili, vivi e integri non solo per noi, ma per le generazioni che verranno e anche per coloro che quei territori li abitano tutti i giorni, i residenti. È l’idea di un viaggio-testimonianza per comprendere cosa rischiamo di perdere, e cosa possiamo ancora fare per proteggerlo.

Il mare che sale, le terre che scompaiono

L’innalzamento degli oceani è una delle firme più evidenti del cambiamento climatico. Minaccia di inghiottire isole, di rendere sterili terreni fertili e di stravolgere città storiche, chiedendoci di ripensare il nostro rapporto con l’acqua.

Isole del Pacifico: l’arcipelago che pianifica il futuro

Per le comunità di Kiribati, Tuvalu e delle Isole Marshall, l’innalzamento del mare è una realtà quotidiana che erode le coste e contamina le falde acquifere con il sale. Qui, il viaggio si trasforma in un incontro umano. Il tema principale non è (solo) la scomparsa, ma la dignità: ascoltare i ritratti di comunità che pianificano “migrazioni dignitose”, cercando di salvare non solo le proprie case, ma un’intera cultura. Un turismo responsabile significa privilegiare soggiorni più lunghi per comprendere a fondo questa realtà, supportando direttamente guide e artigiani locali ed evitando i grandi resort ad alto impatto che spesso aggravano la pressione sulle risorse idriche e consumano il prezioso suolo.

Maldive e Tuamotu: il bianco accecante del corallo

Mentre il livello del mare sale, ondate di calore sempre più intense provocano lo sbiancamento dei coralli. Il bianco spettrale di un reef morente è una fotografia istantanea della febbre del pianeta. In luoghi come le Maldive o gli atolli delle Tuamotu, nella Polinesia Francese, lo snorkeling e le immersioni possono diventare un atto di consapevolezza. Scegliendo centri che monitorano attivamente la salute dei coralli e partecipano a progetti di ripristino, il viaggiatore non è più solo uno spettatore, ma un alleato di questo fragile ecosistema.

Venezia: lo specchio fragile d’Europa

Venezia è l’emblema di un patrimonio mondiale che combatte contro l’acqua. Ma oltre la cartolina di Piazza San Marco allagata, c’è un ecosistema vivo: la laguna, con le sue barene, è un polmone che protegge la città. Il cambiamento climatico, con eventi meteo estremi e un’acqua alta sempre più frequente, minaccia questo equilibrio. Visitare Venezia fuori stagione, muovendosi a piedi o in vaporetto e sostenendo le realtà che lavorano per restaurare i rii e le barene, significa partecipare attivamente al dibattito sul suo futuro, un complesso dialogo tra adattamento e tutela.

Delta del Nilo e del Mekong: i granai del mondo minacciati dal sale

I grandi delta del mondo sono le culle di civiltà e i granai di intere nazioni. Oggi, l’intrusione salina dovuta all’innalzamento dei mari sta rendendo sterili terreni un tempo fertilissimi, minacciando la sicurezza alimentare di milioni di persone. Un viaggio in questi luoghi racconta il futuro del cibo attraverso gli occhi dei pescatori e dei contadini, impegnati in una lotta quotidiana tra tradizioni secolari e un ambiente che cambia. Il turismo slow, a bordo di imbarcazioni a basso impatto e organizzato con cooperative locali, permette di sostenere direttamente chi vive e protegge queste terre.

Giganti di ghiaccio e vette fragili

Dalle Alpi alle calotte polari, i ghiacciai sono gli archivi del nostro clima e le riserve d’acqua del pianeta. La loro fusione accelerata non solo cambia il paesaggio, ma crea nuove e profonde instabilità.

Ghiacciai alpini e himalayani: gli archivi del clima che si fondono

I ghiacciai delle Alpi, delle Dolomiti e dell’Himalaya sono pagine di storia che si stanno sciogliendo. La loro fusione ridisegna il profilo delle montagne e aumenta l’instabilità dei versanti e minaccia le riserve idriche a valle. Le carte dei sentieri devono essere aggiornate, i percorsi un tempo sicuri diventano impraticabili. Un’escursione qui, accompagnati da guide alpine locali che conoscono le nuove fragilità del territorio e soggiornando in rifugi certificati per la loro sostenibilità, diventa una lezione di glaciologia a cielo aperto e un modo per supportare le economie montane che per prime affrontano questa trasformazione. Ma attenzione. La voglia di scoperta non ci deve far credere di avere un passaporto universale. Alcune aree ci metteranno decenni o secoli per riprendersi dalla presenza umana e forse sarebbe il caso di decidere di rinunciare a visitarle, sperando che la natura possa lenire le ferite della Terra.

Leggi anche: Quali sono le principali certificazioni per il turismo sostenibile?

Groenlandia e Artico: dove il silenzio si rompe

Nell’Artico, il riscaldamento globale è amplificato. Il silenzio millenario è rotto dal fragore dei ghiacci che si staccano e dall’erosione delle coste non più protette dal permafrost. Le comunità Inuit, custodi di una conoscenza profonda di questo ambiente, si trovano a navigare tra tradizione e innovazione forzata. La responsabilità del viaggiatore qui è massima: significa scegliere piccoli operatori che investono in ricerca scientifica a bordo e hanno piani di compensazione delle emissioni verificati, evitando le mastodontiche navi da crociera che alterano l’ecosistema e le comunità locali.

Patagonia e Terra del Fuoco: teatri glaciali in ritiro

I fronti glaciali della Patagonia sono maestosi teatri naturali in ritirata. Assistere al crollo di un seracco nel Lago Argentino è uno spettacolo tanto magnifico quanto malinconico, il simbolo di una bellezza effimera. Il ritiro dei ghiacciai, unito al cambiamento dei celebri venti patagonici e a un maggior rischio di incendi nella steppa, sta alterando profondamente l’ecosistema. Il trekking responsabile, seguendo rigorosamente i sentieri e affidandosi a guide esperte, è l’unico modo per attraversare questi palcoscenici senza accelerarne la scomparsa.

Le grandi barriere della vita

Dalle foreste pluviali alle barriere coralline, esistono ecosistemi talmente ricchi e complessi da essere considerati le fondamenta della vita sul pianeta. Oggi, la loro stessa esistenza è in bilico.

Barriere coralline: la speranza nei “super coralli”

Le barriere coralline del Mar Rosso e la Grande Barriera Australiana sono le città sottomarine del pianeta, minacciate da ondate di calore, acidificazione e inquinamento. Ma la narrazione non è solo di perdita. Tra i coralli sbiancati, gli scienziati studiano i “super coralli”, ceppi resilienti che potrebbero rappresentare la chiave per il futuro. Il viaggiatore ha un ruolo attivo: non toccare mai i coralli, usare solo creme solari “reef-safe” e scegliere centri di diving con certificazioni ambientali che contribuiscono attivamente a progetti di restauro e monitoraggio.

Foreste pluviali: il respiro verde del pianeta

L’Amazzonia, il Borneo e il Bacino del Congo sono l’atmosfera verde del pianeta, ma la deforestazione, la siccità e gli incendi li stanno spingendo verso un punto di non ritorno. Il racconto più autentico di questi luoghi viene dalle voci delle guardie forestali e delle comunità indigene, i veri custodi di questa biodiversità.

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Soggiornare in eco-lodge gestiti localmente, che reinvestono i profitti nella conservazione e nel benessere della comunità, ed evitare qualsiasi esperienza che sfrutti la fauna selvatica, è un imperativo etico per chiunque voglia visitare il polmone del mondo.

Sundarbans: le cattedrali viventi che proteggono la terra

Al confine tra India e Bangladesh, il Parco Nazionale delle Sundarbans è un labirinto di mangrovie, vere e proprie “cattedrali viventi”. Questo ecosistema è il primo baluardo contro i cicloni sempre più intensi e l’innalzamento del mare. La sua salute è legata a quella della tigre del Bengala, una specie sentinella. Visitare questo parco con guide locali aiuta a sostenere un’economia che dipende dalla protezione delle mangrovie, dimostrando che la loro conservazione è più preziosa della loro distruzione.

La memoria della terra e dell’uomo

Anche la pietra e il fango, custodi della nostra storia, sono vulnerabili. Il cambiamento climatico rischia qui di cancellare tracce della nostra civiltà.

Patrimoni culturali in zone aride: la storia erosa dal clima

Siti archeologici come Petra in Giordania o le antiche città del Sahel sono minacciati da un paradosso climatico: ondate di calore estremo che cuociono e indeboliscono le rocce, alternate a piogge torrenziali improvvise che erodono arenarie e architetture di fango crudo. La sfida qui è la conservazione di materiali tradizionali in un clima che diventa sempre più estremo. Visitare questi luoghi con rispetto, seguendo i percorsi e supportando gli enti di conservazione, significa contribuire a proteggere la nostra memoria collettiva.

Un viaggio che continua a casa

Questi luoghi non sono destinazioni da spuntare su una lista prima che sia troppo tardi. Sono barometri della salute del nostro pianeta, specchi che riflettono l’urgenza di un cambiamento globale. La vera sfida non è raggiungerli, ma tornare a casa con una nuova consapevolezza.

Alberi
Foto Rete Clima

Il viaggio più importante inizia al nostro ritorno: nelle scelte quotidiane, nella riduzione della nostra impronta ecologica e nella richiesta di azioni concrete a governi e aziende. L’obiettivo non è essere gli ultimi a vedere queste meraviglie, ma essere i primi di una nuova generazione di viaggiatori che si impegna attivamente affinché nessuno debba mai leggerne la descrizione solo sui libri di storia.

Leggi anche: lo Speciale sul turismo

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