Il 7 giugno di ogni anno, il mondo si ferma un istante a riflettere su una delle fondamenta della nostra esistenza: il cibo. E non qualsiasi, ma un cibo sicuro, nutriente e accessibile a tutti. È la Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, un appuntamento cruciale istituito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), in collaborazione con l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
L’obiettivo? Sensibilizzare e mobilitare azioni per prevenire, individuare e gestire i rischi di origine alimentare, contribuendo così alla salute umana, alla prosperità economica, all’agricoltura sostenibile e, naturalmente, a un futuro più equo per il nostro pianeta. Per l’edizione 2025, a guidare le riflessioni è il tema “Sicurezza alimentare: la scienza in azione”, che sottolinea il ruolo imprescindibile della ricerca e dell’innovazione nel garantire che ciò che arriva sulle nostre tavole sia non solo buono, ma soprattutto sicuro.
Ma parlare di sicurezza alimentare oggi, nell’era della crisi climatica e della crescente scarsità di risorse, significa, inevitabilmente, abbracciare un cambio di paradigma. Un cambio che porta dritto al cuore dell’economia circolare, un modello che ci insegna a guardare al cibo – dalla sua produzione al suo consumo – con occhi nuovi, valorizzando ogni risorsa e minimizzando gli sprechi. Perché un cibo sicuro per tutti è, prima di tutto, un alimento prodotto e consumato in modo sostenibile e circolare.
La Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, quindi, ci ricorda che il diritto a un cibo sano e sicuro è intrinsecamente legato alla salute del nostro pianeta e all’equità sociale. Non possiamo più permetterci un sistema alimentare lineare che produce, consuma, spreca e inquina. Vediamo assieme come ciò sia possibile.
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Cibo sicuro per tutti: una sfida globale che non può aspettare
I numeri, purtroppo, parlano chiaro e ci ricordano l’urgenza di questa sfida. Secondo l’OMS, ogni anno circa 600 milioni di persone si ammalano a causa del consumo di cibo contaminato, e ben 420mila perdono la vita, tra cui 125.000 bambini al di sotto dei cinque anni. Queste cifre non sono solo statistiche, ma rappresentano sofferenze individuali e un pesante fardello per le comunità, soprattutto quelle più vulnerabili e con minori risorse per affrontare emergenze sanitarie e perdite economiche. Le malattie di origine alimentare, che spaziano da disturbi diarroici a forme tumorali, sono causate da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche presenti in alimenti non sicuri.
La sicurezza alimentare, quindi, non è un lusso, ma un diritto fondamentale. Ed è una responsabilità condivisa che coinvolge ogni attore della filiera: dai governi che devono stabilire normative e controlli efficaci, ai produttori che devono adottare pratiche sicure, fino ai consumatori che, con le loro scelte quotidiane, possono fare una grande differenza. Come ci ricorda la FAO, “se non è sicuro, non è cibo”. A riguardo, è stato redatto un manuale interessante dalla Food Safety dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha stilato il manifesto “Five key sto safer food” (“Cinque criteri chiave per un cibo più sicuro”) – per ulteriori dettagli vedere il documento linkato -, nel quale ribadisce come conoscenza voglia dire prevenzione.
Agricoltura sostenibile: il pilastro per un cibo sano e un pianeta resiliente
Al centro della produzione di cibo sicuro e della tutela della nostra salute è fondamentale che ci sia l’agricoltura sostenibile. Ma cosa significa esattamente? L’Agricultural Sustainability Institute la definisce come la capacità di soddisfare il fabbisogno attuale di cibo e tessuti senza compromettere la capacità delle generazioni future di fare altrettanto. La FAO ha delineato cinque principi cardine, tra cui l’aumento della produttività e del valore aggiunto nei sistemi alimentari in modo sostenibile, la protezione e il miglioramento delle risorse naturali, e l’incremento della resilienza di persone, comunità ed ecosistemi.
I benefici di un’agricoltura che rispetta i cicli della natura sono molteplici e interconnessi. Innanzitutto, la conservazione delle risorse naturali: un suolo fertile e vivo, un uso oculato dell’acqua (bene sempre più prezioso) e la tutela della biodiversità, fondamentale per ecosistemi agricoli più resilienti e produttivi nel tempo. Pratiche come la rotazione delle colture, l’agricoltura conservativa (che riduce al minimo la lavorazione del terreno), l’agroforestazione (che integra alberi e colture), la policoltura e l’agricoltura biologica contribuiscono a migliorare la salute del suolo, a sequestrare carbonio dall’atmosfera e a ridurre la necessità di input chimici esterni come fertilizzanti e pesticidi sintetici. Questo si traduce direttamente in cibo più sano e sicuro per noi consumatori, meno contaminato da residui potenzialmente dannosi.
Inoltre l’agricoltura sostenibile è nostra preziosa alleata nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Sistemi agricoli diversificati e resilienti sono meno vulnerabili a eventi estremi come siccità e alluvioni, garantendo una maggiore stabilità nella produzione alimentare. Pensiamo all’importanza di sviluppare varietà di colture resistenti al clima e di adottare pratiche di gestione efficiente dell’acqua.
L’economia circolare nel settore alimentare significa anche ripensare l’intera filiera in un’ottica di riduzione, riutilizzo e riciclo. Si parte dalla progettazione di sistemi produttivi più efficienti, che minimizzino le perdite in campo e durante la trasformazione, fino ad arrivare a imballaggi sostenibili, riutilizzabili o facilmente riciclabili. Significa anche promuovere filiere più corte, che riducano le distanze tra produttore e consumatore, diminuendo l’impatto dei trasporti e aumentando la freschezza e la tracciabilità dei prodotti.
Un esempio virtuoso è la valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria alimentare: pensiamo alle bucce di agrumi che possono diventare ingredienti per mangimi, prodotti nutraceutici o addirittura bioplastiche. Ogni scarto reimmesso nel ciclo produttivo è una risorsa risparmiata e un potenziale inquinante evitato, contribuendo indirettamente anche alla sicurezza alimentare globale, perché un ambiente più sano produce cibo più sano.
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“La scienza in azione”: strategie concrete per un cibo più sicuro e circolare
Il tema della Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare 2025, “Sicurezza alimentare: la scienza in azione”, ci invita a riflettere sul ruolo cruciale della conoscenza scientifica e dell’innovazione. La scienza ci aiuta a comprendere i pericoli, a sviluppare metodi per controllarli e a garantire che il cibo sia prodotto, trasformato, distribuito e consumato in modo sicuro.
Pensiamo alle innovazioni nella tracciabilità degli alimenti, che grazie a tecnologie come la blockchain permettono di seguire il percorso di un prodotto “dal campo alla tavola”, aumentando la trasparenza e la fiducia dei consumatori. O al fatto che si parli sempre più di packaging intelligenti, capaci di monitorare la freschezza di un alimento e di segnalare eventuali interruzioni della catena del freddo, contribuendo a ridurre gli sprechi dovuti a una cattiva conservazione. La ricerca scientifica è fondamentale anche per sviluppare nuove tecniche di coltivazione sostenibile, metodi di conservazione degli alimenti più efficaci e sicuri, e per individuare e gestire nuovi potenziali rischi emergenti.
L’economia circolare, in questo contesto, agisce come una potente strategia di “preparazione all’imprevisto” (tema del 2024), rendendo i sistemi alimentari meno vulnerabili e più resilienti. Diversificando le fonti di approvvigionamento, valorizzando le risorse locali e riducendo la dipendenza da input esterni, si costruisce un sistema più robusto e capace di far fronte a shock improvvisi, siano essi climatici, economici o sanitari.
L’impegno per realizzare tutto ciò però deve essere collettivo: governi, istituzioni internazionali, imprese, mondo della ricerca e ogni singolo cittadino. Ognuno, con le proprie competenze e nel proprio ruolo, può contribuire a questa transizione. È una sfida complessa, certo, ma le soluzioni esistono e sono a portata di mano. Abbracciare un’economia realmente circolare nel settore agroalimentare non è solo una scelta intelligente, è un atto di responsabilità e di speranza per un futuro più sano, più giusto e, finalmente, più sicuro per tutti.
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