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venerdì, Novembre 15, 2024
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E-commerce: qual è il suo impatto ambientale e come è possibile contenerlo

In Italia continua la crescita degli acquisti online e dei i relativi costi sul pianeta, ma le aziende possono adottare soluzioni per ridurli

Nel 2021 gli acquisti online in Italia sono aumentati del 21%, con una crescita che non mostra segni di rallentamento. Ma cosa rappresenta tale fenomeno in termini di costi ambientali? E come è possibile per le aziende limitarne l’impatto?

Online vs offline: un confronto

Per quantificare il costo ambientale del commercio online bisogna innanzitutto tracciare un confronto con la sua alternativa: i negozi fisici. Nel 2020, il B2c Logistic Center, tramite un modello in grado di quantificare i kg di CO2 equivalenti (detti CO2e) generati dalle attività commerciali online e offline, ha riportato che l’e-commerce sarebbe in media più sostenibile. Dati analoghi erano già emersi dall’analisi della società di consulenza Oliver Wyman, effettuata su dati europei del 2019: gli acquisti online erano risultati meno inquinanti rispetto a quelli in negozio, che sembravano causare tra 1,5 e 2,9 volte più emissioni di gas serra: queste ammontavano a 1970 grammi di CO2e per il commercio fisico e a 815 per l’e-commerce.

Quanto costa l’e-commerce al pianeta

Il fatto che gli acquisti online siano tendenzialmente ritenuti meno inquinanti non significa che il loro impatto ambientale sia di poco conto. Gli aspetti che rappresentano una fonte di inquinamento sono infatti molteplici:

  • Packaging: il commercio online richiede più imballaggi, spesso creati dalla sovrapposizione di materiali e da un uso massiccio di plastica. Nel 2016, il consorzio per il riciclo degli imballaggi di plastica Corepla aveva riportato che l’e-commerce rappresentava il 15% della plastica immessa al consumo in Italia: circa 300 mila tonnellate.
  • Spazio web: un e-commerce, per occupare uno spazio online, ha bisogno di sfruttare data center spesso molto inquinanti. Una soluzione è rappresentata dall’hosting sostenibile proposto da provider che mirano a ridurre al minimo il proprio impatto, alimentandosi con energia rinnovabile e minimizzando le emissioni grazie al riciclaggio dei server.

  • Trasporto su strada: esso rappresenta la principale fonte di inquinamento dell’e-commerce. Secondo lo studio americano presentato da McKinsey, come conseguenza degli acquisti online il numero di veicoli commerciali impiegati nel mondo toccherà una crescita del 40% entro il 2050.
  • Consegna veloce: una tendenza sempre più popolare soprattutto tra i colossi dell’e-commerce. Secondo quanto riportato da Josue Velazquez-Martinez, docente di logistica sostenibile al MIT di Boston, la consegna in 24 ore comporta una richiesta di energia 3 volte superiore rispetto a quella tradizionale.

Cosa possono fare le aziende?

I valori dei consumatori, sempre più attenti alla questione ambientale, non sono sufficienti a determinare un cambiamento se le aziende non rispondono con soluzioni concrete. Alcune più facilmente attuabili e spesso già adottate, come l’utilizzo di packaging riciclabile creato da materiali ecologici o l’impiego di veicoli commerciali elettrici. Altre più complesse, come la decisione di non garantire una spedizione veloce o la rinuncia al trasporto aereo, scelte che possono compromettere la propria competitività in un mercato globale sempre più concorrenziale.

Non ci sono quindi risposte facili, se non la certezza che le alternative esistono e continuano ad essere implementate: non resta che iniziare ad adottarle, anche in Italia, in modo più sistematico.

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