La nascita della community di EconomiaCircolare.com è una tappa tanto importante quanto attesa del nostro cammino: un traguardo immaginato e coltivato fin da quando, costretti alle scrivanie di casa dal lockdown, costruivamo il progetto editoriale del magazine. Pensavamo a un organo di informazione indipendente, plurale, partecipato, in cui l’accuratezza non riguardasse solo il modo di trattare i contenuti ma anche le relazioni umane.
L’urgenza di aprire le porte del giornale, struttura tradizionalmente gerarchica e unidirezionale nel suo agire, è parte integrante della nostra ferma intenzione di contribuire al ripensamento delle relazioni, dell’economia e della società. Modi nuovi per media nuovi per mondi nuovi, abbiamo detto in diverse occasioni.
Rendere più conversazionale il nostro magazine, mettersi in gioco nel rapporto diretto con tante persone qualificate, appassionate e desiderose di essere parte attiva di un cambiamento necessario è una rinnovata assunzione di responsabilità per la redazione e per tutte le persone che contribuiscono a realizzare i progetti di EconomiaCircolare.com.
Allargare il cerchio
Abbiamo sempre pensato e scritto che la circolarità è il nuovo paio di occhiali con cui guardare ai futuri possibili: ora è il momento di “allargare il cerchio” e condividere con altre persone – speriamo sempre di più – questa visione e le scelte che porta con sé. Alcune le abbiamo già fatte e pensiamo che siano le ragioni per cui l’idea della community ha riscosso grande attenzione: una è quella di praticare un’informazione che lavora in profondità, che non rincorre la notizia ma guarda ai segnali deboli, che analizza e denuncia ma fa l’ulteriore sforzo di provare a intravedere le risposte possibili. Il giornalismo delle soluzioni è l’unico che possa aprire spiragli anche dove si intravede soltanto il buio dei guasti dell’economia lineare, delle guerre, delle diseguaglianze crescenti, di un’informazione spesso distorta dal peso degli interessi politici e delle lobby degli inquinatori. Il fenomeno crescente dell’ecoansia e la ripulsa a fruire di un’informazione costantemente concentrata su conflitti armati, disastri prodotti dalla crisi climatica o cronaca nera ci obbligano a ripensare il ruolo dei media in chiave costruttiva: non per tacere dei problemi ma per contribuire anche a trovare le vie d’uscita.
Abbiamo scelto di avviare partnership soltanto con soggetti in grado di accettare la sfida di un progetto curioso e indipendente che raccoglie gli stimoli, accoglie e confronta i punti di vista, ma non si appiattisce sulle posizioni di questo o quell’altro portatore di interesse. Abbiamo rinunciato a ogni forma di finanziamento che abbia a che fare con i grandi inquinatori, l’industria fossile, quella delle armi o con la finanza speculativa. Non possiamo collaborare con chi si ostina a non abbandonare l’economia lineare, a sfruttare oltre misura le risorse naturali o a produrre strumenti di morte.
Ci siamo impegnati a diversificare le attività, anche con l’obiettivo di preservare la nostra indipendenza. Facciamo in-formazione, con il trattino, perché prima di raccontare dobbiamo imparare, ma anche perché se non abilitiamo le competenze necessarie, la diffusa sensibilità ambientale non diventerà mai consapevolezza. Così organizziamo corsi sull’ecodesign, sul giornalismo d’inchiesta ambientale, sul marketing e la comunicazione di sostenibilità, con approfondimenti tematici destinati sia a un pubblico generalista sia a specialisti e imprese.
Proprio con le imprese la sfida è quella di costruire percorsi coerenti, accompagnando per quanto ci è possibile la loro transizione verso la sostenibilità e la circolarità. Per scoprire, ad esempio, insieme a loro che lavorare sull’impegno per una comunicazione corretta e a prova di greenwashing significa necessariamente costruire un retroterra fatto di pratiche coerenti e misurabili. E la sfida si fa sempre più ingaggiante e concreta.
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La rete di EconomiaCircolare.com
Si migliora insieme, riflettendo sulle buone pratiche (di cui il nostro Atlante dell’economia circolare è un importante e autorevole vetrina), sull’evoluzione della tecnologia, sui paradigmi economici possibili e su tutte le idee in grado di aprire varchi alla conversione ecologica. Molte di queste idee, nei quattro anni di vita del giornale, sono arrivate dalle diverse realtà che ne accompagnano il percorso: l’ecosistema di A Sud e CDCA, le autorevoli istituzioni del comitato scientifico (ENEA – Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, UNI – Ente Italiano di Normazione, ISIA Roma Design, ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, POLIEDRA – Consorzio di ricerca ambientale del Politecnico di Milano, C.N.R. – Consiglio Nazionale delle Ricerche), il sostegno incondizionato della piattaforma Erion e di altre imprese, associazioni ed enti con cui abbiamo progettato iniziative importanti.
Da oggi potremo contare su tante più persone e su tante più idee, grazie al successo che sta riscuotendo la proposta di una comunità aperta di persone che riflettono insieme, coprogettano e collaborano anche alla definizione dei contenuti del magazine, nella consapevolezza che la conquista di una società più giusta e circolare necessita di partecipazione e di un impegno che non si può soltanto delegare.
La community di EconomiaCircolare.com è il nuovo luogo accogliente, transdisciplinare, inclusivo e creativo dove condividere questo impegno, dove costruire relazioni rinnovate e gettare le basi del nuovo paradigma mettendo in campo l’intelligenza collettiva e soprattutto quella connettiva, che unisce le persone in un contesto di riflessione e di azione comune, mantenendo una costante apertura a nuove pratiche e nuove idee. Vi aspettiamo!
*contributo a cura di Raffaele Lupoli, Marica Di Pierri, Fabio Barbieri, Alessandra De Santis, Matteo Civiero, Andrea Turco, Daniele Di Stefano, Silvia Santucci, Chiara Iannaccone, Vittoria Moccagatta, Tiziano Rugi, Chiara Arnone, Alessandro Bartolini
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