“Forte preoccupazione per il clima e grande attenzione allo spreco di acqua e di energia”: così l’Istat sintetizza l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, che dal 1998 rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali. L’istituto nazionale di statistica ha diffuso da poco i dati più importanti sulle preoccupazioni ambientali della popolazione italiana, grazie a un sondaggio effettuato presso un campione di circa 25mila famiglie distribuite in circa 800 Comuni italiani di diversa ampiezza demografica.
“Le famiglie – spiega l’ente pubblico di ricerca – vengono estratte casualmente dall’elenco dei nominativi coinvolti nelle rilevazioni censuarie, secondo una strategia di campionamento volta a costruire un campione statisticamente rappresentativo della popolazione residente in Italia. In questa edizione di indagine, che si è svolta da gennaio ad aprile 2024, hanno risposto 19.775 famiglie e oltre 45mila individui”.
La preoccupazione ambientale maggiore, come accennato, è quella relativa al clima, confermando tra l’altro un primato ormai decennale. Quasi sei persone su dieci, esattamente il 58,1%, guardano con timore ai cambiamenti climatici. Ancor più angosciati i giovanissimi e le giovanissime. A seguire tra le altre preoccupazioni ambientali ci sono i problemi legati all’inquinamento dell’aria (51,9%), lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (38,1%), l’inquinamento delle acque (37,9%), l’effetto serra e il buco dell’ozono (32,6%) – con quest’ultimo timore che evidentemente è legato alle persone più anziane, dato che di buco dell’ozono si parlava negli anni Ottanta e Novanta.

Aumenta invece la quota di quante persone sono preoccupate per il dissesto idrogeologico; si tratta del 28,5% della popolazione contro il 26,5% del 2023 – segno che le tragedie avvenute in Emilia Romagna hanno colpito particolarmente l’immaginario. Ultimo dato un po’ “curioso”: solo una persona su 10 include l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente.
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Differenze tra Nord e Sud e tra città e paesi
Che l’Italia sia un Paese spaccato in due – tra Nord e Sud ma anche tra città e paesi – è un dato assodato. Confermato anche dalle diverse risposte fornite dal campione rappresentativo della popolazione italiana all’istituto nazionale di statistica. “Anche nel 2024 si registra una differenza tra Nord e Mezzogiorno del Paese rispetto ad alcune delle preoccupazioni per le tematiche ambientali – scrive l’Istat – Si rileva una distanza di circa 5 punti percentuali rispetto al tema dei cambiamenti climatici, che preoccupa il 59,4% degli abitanti del Nord rispetto al 54,4% di quelli del Mezzogiorno. Anche il timore per la rovina del paesaggio e la preoccupazione per la distruzione delle foreste sono sentiti maggiormente da quanti risiedono nelle regioni del Nord rispetto a quanti risiedono nelle regioni del Mezzogiorno (circa 5 punti percentuali di differenza), così come l’inquinamento delle acque rientra tra i temi più sentiti dagli abitanti delle regioni settentrionali (39,5%) e meno da quelli delle regioni meridionali (35,7%)”.

A preoccupare invece maggiormente le persone che risiedono al Sud sono (ed è un elemento che non sorprende) “le problematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (41,7% nel Mezzogiorno, 40,7% nel Centro e 35,4% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (24,9% nel Mezzogiorno, 22,3% al Centro e 20,9% nel Nord). Negli ultimi anni il tema della produzione e dello smaltimento dei rifiuti è stato avvertito soprattutto dai residenti nel Lazio, che presenta la percentuale più elevata, pari al 44,1%, seguita dalla Campania con il 43,4%, contro una media nazionale del 38,1%”.
Le preoccupazioni sui rifiuti in regioni come il Lazio e la Campania si collegano evidentemente alla forte e problematica presenza di discariche nonché alle difficoltà costanti della capitale, acuite dal Giubileo di quest’anno, nonché dalle terre dei fuochi che ancora imperversano nel territorio campano. Allo stesso tempo le risposte fornite nelle metropoli italiane differiscono, e non di poco, da chi vive nei paesi, dove le condizioni di vita e le sensibilità si acuiscono.
“Le persone di 14 anni e più che vivono in centri dell’area metropolitana esprimono una preoccupazione maggiore rispetto a chi abita nei Comuni di piccole dimensioni rispetto a produzione e smaltimento dei rifiuti, inquinamento dell’aria e inquinamento acustico – fa notare l’Istat – Nei Comuni centro dell’area metropolitana il 42,3% delle persone esprime timore per la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, mentre la quota scende al 37,2% nei Comuni medio grandi (dai 10mila ai 50mila abitanti) e al 33,1% nei Comuni piccoli (sotto i 2mila abitanti). Inoltre nei Comuni metropolitani è più elevata la percentuale di quanti si dichiarano preoccupati dell’inquinamento dell’aria (56,3% rispetto al 51,0% dei Comuni medio grandi e al 43,8% dei piccoli Comuni) e di quanti si mostrano sensibili all’inquinamento acustico (rispettivamente 13,6% rispetto a 8,1%). Vivere nei piccoli Comuni, invece, aumenta la sensibilità rispetto al dissesto idrogeologico (29,2%, rispetto al 26,8% nei Comuni centro dell’area metropolitana)”.
Anche l’età, il genere e il grado di istruzione influenzano la percezione ambientale. Così se da una parte le persone più giovani sono più preoccupate per la perdita di biodiversità (il 30,5% tra i 14 e i 24 anni) dall’altra “gli ultracinquantacinquenni si confermano più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (32,4% contro 22,2% degli under25)”. E se le donne sono tendenzialmente più preoccupate degli uomini rispetto alle questioni ambientali – specie su biodiversità, cambiamenti climatici ed esaurimento delle risorse – l’Istat segnala che “la quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio”. Ad esempio “nei confronti dei cambiamenti climatici si dichiara preoccupato il 66,4% dei laureati contro il 53,2% tra chi ha al massimo la licenza media”.
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Le donne sono più virtuose
Al contrario di quel che ci si potrebbe aspettare, nelle rilevazioni dell’Istat emerge che “l’attenzione verso comportamenti ecocompatibili sembrerebbe non essere caratteristica specifica dei giovani, che per quanto si dichiarino attenti alla tutela della biodiversità, la distruzione delle foreste e l’esaurimento delle risorse naturali non si rivelano i più attenti in termini di comportamenti ecocompatibili. Nel 2024 si registrano oltre 20 punti percentuali di differenza tra gli over 55enni e i giovani sotto i 24 anni nel non sprecare l’acqua (il 52,5% delle persone tra i 14 e i 24 anni rispetto al 74,7% degli over 55) e ancor più nel non sprecare energia (il 51,6% degli under 24enni rispetto al 77,4% di coloro che hanno più di 55 anni). I giovani sotto i 24 anni si confermano invece più propensi all’uso di mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri mezzi di trasporto a motore privati: li sceglie abitualmente il 29,0% contro il 17,3% degli over 55enni”.

A farsi notare in quelli che l’Istat definisce comportamenti ecocompatibili sono le donne. Mentre le differenze più evidenti si colgono soprattutto rispetto ai comportamenti consapevoli di acquisto. Non solo per via del genere ma anche per via del titolo di studio. “Tra i laureati e chi al massimo ha ottenuto la licenza media – segnala l’istituto nazionale di statistica – vi sono circa 20 punti percentuali di differenza nell’abitudine a leggere le etichette dei prodotti, 12,5 punti nell’acquistare prodotti biologici, quasi 8 nel preferire prodotti a chilometro zero e oltre 21 punti per i comportamenti di guida rumorosi. Anche essere occupati come dirigenti, liberi professionisti o impiegati aumenta la propensione a comportamenti di acquisto ecocompatibili quali leggere le etichette, acquistare prodotti biologici e prodotti a chilometri zero (rispettivamente 42,7%, 22,2% e 29,1% contro una media nazionale di 34,8%, 12,0% e 26,9%)”.
Ed è per questo, aggiungiamo noi, che la sostenibilità e l’economia circolare vanno diffuse sempre più e in ogni luogo. Perché la consapevolezza è il primo passo per superare le preoccupazioni ambientali.
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