Rispetto al 2019, la crisi del coronavirus ha ridotto del 5% (una flessione non sostenuta, dunque) gli imballaggi in plastica impiegati in Italia l’anno scorso: si è trattato di circa 2,2 milioni di tonnellate. La riduzione di quelli impiegati dalle attività produttive, rallentate dalla pandemia, è stata compensata – nota COREPLA (il consorzio che presiede al riciclo degli imballaggi in plastica) presentando i dati della filiera relativi al 2020 – “del settore medicale, da quello della disinfezione/detergenza, dal deciso rilancio dell’alimentare confezionato”.
In crescita la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica
In controtendenza con questo calo, aumenta la raccolta differenziata: complessivamente (quindi sia quella gestita da COREPLA che dai sistemi autonomi) 1.433.203 tonnellate, con un aumento dell’4% rispetto al 2019. Siamo al 65% dell’immesso a consumo. Mediamente 23,7 kg pro capite l’anno, con picchi come i 32 di Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna, con oltre 32 kg per abitante.
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La raccolta COREPLA: 95%
Se ci limitiamo al perimetro degli imballaggi di pertinenza COREPLA – 7.436 i Comuni serviti (94% del totale), pari al 97% dei cittadini – a fronte di 1.914.000 tonnellate di imballaggi in plastica immesse sul mercato il recupero arriva a 1.820.270 tonnellate: il 95%.
“I risultati di questo Bilancio, a fronte di un periodo emergenziale senza precedenti, dimostrano i passi avanti che il nostro Paese ha compiuto nell’ambito della organizzazione di un sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica capace anche di fronteggiare cambi di prospettiva imprevisti e repentini”, ha sottolineato Giorgio Quagliuolo, Presidente Corepla: “Si è parallelamente diffusa una più spiccata sensibilità al corretto conferimento di questo tipo di rifiuti, che fa onore all’intera collettività nazionale”.
Il riciclo al 41% (obiettivo Ue per il 2025: 50%)
Di tutta la plastica raccolta, oltre 900 mila tonnellate sono state riciclate (650 mila tonnellate da differenziata urbana, incluse piattaforme da superfici private e consorzi autonomi; 250 mila circa provenienti dalle attività commerciali e industriali e gestiti da operatori industriali indipendenti): circa il 41% dell’immesso al consumo.
Un dato in linea coi dati medi comunitari (41,5%, dato Eurostat, 2018), quelli che lo scorso ottobre hanno allarmato la Corte dei conti europea perché ancora lontani dall’obiettivo (50% entro il 2025) fissato dall’Ue. Anche a causa di materiali sempre più complessi e spesso accoppiati, con performance sempre migliori dal punto di vista delle funzioni per l’imballo, ma non da quello del riciclo. Un dato superiore, ad esempio, a quello della Francia (26,9%: i dati dei confronti europei, fonte Eurostat, fanno riferimento tutti al 2018) ma di molto inferiore rispetto ad altri Paesi come Lituania (69.3%), Slovenia (60.4%), Bulgaria (59.2%) ma anche Spagna (50.7%).
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377 mila tonnellate a recupero energetico
Gli imballaggi non riciclati vanno a recupero energetico: 377 mila tonnellate quelle avviate da Corepla presso cementifici (75% del totale) e termovalorizzatori (25%).
“Siamo convinti – aggiunge Quagliuolo – che negli anni a venire, anche in funzione dei nuovi piani di Rilancio e Resilienza e di una politica economica sempre più improntata ai principi della Transizione Ecologica, sapremo offrire risposte adeguate agli ambiziosi target da conseguire”.
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