mercoledì, Dicembre 3, 2025

Crisi rifiuti tessili, Coretex: “Dal tavolo al MASE attendiamo soluzioni, o rischiamo lo sciopero”

Raffaello De Salvo, presidente del consorzio Corertex, ci parla del “rischio collasso” delle infrastrutture per riciclo e riuso dei rifiuti tessili, e di possibili azioni da mettere in campo per salvare il settore. In attesa del tavolo convocato dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per l’11 settembre

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

Mentre l’Italia discute il proprio decreto per la responsabilità estesa del produttore (EPR) per i bei tessili, che dovrebbe essere inviato a breve a Bruxelles, la filiera del riuso e del riciclo rischia il “collasso”. Raffaello De Salvo, presidente Corertex, Consorzio pratese per il riuso e il riciclo tessile, lancia l’allarme, anche in vista del tavolo di lavoro convocato dal Ministero dell’Ambiente per giovedì prossimo: “In mancanza di un sostegno reale e rapido esiste il rischio concreto di un graduale ma inevitabile collasso di un intero ecosistema industriale che risulta fondamentale per la transizione circolare”. Se non arriveranno segnali in questo senso, “si rischia uno sciopero della categoria”. 

Le cause, che EconomiaCircolare.com ha in parte già raccontato, le descrive ancora De Salvo: “L’attuale congiuntura fatta di guerre e conflitti commerciali sta generando notevoli contrazioni di mercato nel settore del riuso. Una situazione che sta causando molteplici problemi di carattere economico e logistico. Anche perché queste sono condizioni che perdurano ormai da parecchi mesi, con conseguenze devastanti: dalle pesanti scorte di invenduto nei magazzini, al conseguente crollo dei prezzi, fino al problema della capacità logistica di stoccaggio”.

epr tessili
Foto: Canva

Invenduto e scorte

Il presidente Corertex indica nell’accumulo di prodotti invenduti una delle manifestazioni plastiche di questa crisi. Che investe sia l’usato che il riciclo. “Tutte le materie prime e seconde, intendo i materiali da riciclo, sono praticamente ferme a causa della alterazione dei prezzi, perché il mercato è saturo”, racconta a EconomiaCircolare.com. “Tutti i materiali da destinare al riciclo, che siano pezzame, maglia, acrilico e simili, sono fermi. E se ce ne vogliamo liberarcene vanno mandati via gratis o quasi”.

Se il riciclo è fermo, il second hand lo è quasi: “Ha subito un grosso rallentamento perché alcuni mercati si sono fermati: in Africa purtroppo il second hand soffre la concorrenza del super fast fashion cinese – anche se il mercato africano inizia a percepire che forse il second hand è meglio del nuovo fast fashion. Comunque ci sono delle contrazioni di mercato che causano un aumento delle scorte e un crollo dei prezzi: se vogliamo vendere siamo costretti ad abbassarli”.

Se è difficile quantificare invenduto e scorte (“si parla comunque di migliaia di tonnellate”), De Salvo ci racconta la propria esperienza (Euro Clothing): “Fino a tre anni fa, mediamente, non avevo in magazzino più di 20-25 tonnellate tra second hand e riciclato. Oggi arrivo a 60 tonnellate. Questo solo nella mia azienda. Immaginate tutto il resto”.

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“Serve azione legislativa rapida, ma vedo disinteresse”

Per scongiurare il rischio collasso, Corertex propone “possibili azioni da mettere in campo per salvare il settore” dice De Salvo, che si augura verranno prese in considerazione al tavolo di lavoro convocato dal Ministero dell’Ambiente (invitati Anci e le principali associazioni nazionali di imprese, come spiega Ricicla News). Corertex – che ad oggi non è tra gli invitati all’incontro, ma che sta lavorando per esserlo – ricorda come in Europa altri siano già corsi ai ripari: “Alcuni Paesi – Francia, Olanda, Belgio – hanno già previsto contributi economici a favore di chi valorizza gli scarti tessili e la Germania ha in previsione di farlo nel 2026. Noi purtroppo siamo ancora alla fase del confronto. Siamo uno dei distretti più grandi d’Europa, l’Italia è uno dei maggiori produttori di tessile: gli altri Paesi si muovono e noi siamo fermi”. 

Senza “misure di sostegno urgenti a favore dei primi impianti, anche temporanee – aggiunge il presidente del Consorzio -, le raccolte di indumenti usati rischiano di fermarsi per la mancanza di possibilità di cessione. Con il conseguente aumento esponenziale dei quantitativi di rifiuti indifferenziati e costi ambientali ed economici di smaltimento, inevitabilmente a carico di Comuni e cittadini”.

Secondo De Salvo “nella futura legge di bilancio sarà necessario prevedere qualcosa. Altrimenti si rischia uno sciopero della categoria”. E con uno sciopero “tutti quei rifiuti restano per strada. Come a Roma nel 2018. Ecco, quello è ciò che rischiamo. Ma non a Roma, in tutte le città, in tutti i Comuni anche quelli più piccoli. Ho detto più volte che il problema è serio, ma vedo disinteresse. Temo che l’unica cosa che potrebbe cambiare le cose sarà quello: inondare le strade”.

rifiuti tessili epr

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Il carro davanti ai buoi: Responsabilità estesa del produttore e Regolamento ecodesign

Di fronte a questo stallo dalle conseguenze poco prevedibili, Corertex avverte appunto disinteresse e un conseguente ritardo nella capacità di reagire che potrebbe compromettere l’infrastruttura che oggi gestisce i flussi tessili. “La legislazione deve adeguarsi ma è in ritardo – dice De Salvo -: per costruire una casa si è voluti partire dal tetto e non dalle fondamenta”. La responsabilità estesa del produttore (EPR) e il regolamento ecodesign (ESPR), con percentuali obbligatorie di contenuto tessile riciclato post-consumo, avrebbero dovute essere implementate prima che la raccolta differenziata obbligatoria dei tessili entrasse in vigore”. Per questo è necessaria “un’azione legislativa rapida”. Si corre il rischio “che le infrastrutture necessarie vengano smantellate prima che la legislazione entri in vigore”.

Le proposte di Corertex

Il Consorzio per il riuso e il riciclo tessile indica quali strumenti potrebbero mettere la filiera al sicuro. Queste le “misure immediate necessarie” immaginate da Corertex, che, precisa De Salvo, “valgono sia per i raccoglitori che per le nostre imprese, che dai raccoglitori sono rifornite”:

  • Sostengo economico. Secondo il consorzio è necessario prevedere un “contributo economico destinato a chi valorizza gli scarti tessili, come suggerito dalla Commissione Europea agli Stati membri e come già avviene in alcune nazioni, quantificato in almeno 300 Euro a tonnellata”;
  • IVA. Esenzione IVA sugli abiti di seconda mano e materia prima seconda, “così da incoraggiare l’acquisto e il riutilizzo del tessile di seconda mano, rendendo le scelte sostenibili più accessibili e competitive rispetto alla moda cinese di bassa qualità a basso costo”;
  • Dazi. “Servono imposte elevate sulle importazioni di abbigliamento ultra-fast-fashion, imponendo dazi significativi per scoraggiare il consumo non sostenibile e sostenere gli sforzi di riciclo locali”;
  • Agevolazioni per i rifiuti. È necessaria una “riduzione dei costi di gestione dei rifiuti scartati, applicando tariffe di incenerimento e/o conferimento in discarica fortemente agevolate, molto vicine allo zero”;
  • Qualità della raccolta. È fondamentale “evitare la raccolta di materiali impropri, non riutilizzabili e non riciclabili, che contribuiscono a danneggiare il già delicato equilibrio del settore. In tal senso proponiamo campagne di comunicazione dedicate sulle buone pratiche da adottare”.

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