Primi di settembre… per alcuni le vacanze sono finite, per altre devono ancora cominciare. Si parte e si torna. Quando si mette piede in casa una delle azioni che (prima o poi) dobbiamo fare tutti è aprire i bagagli e iniziare a sistemare. Guardando bene, tolti vestiti, libri, attrezzi da montagna o da mare, rimangono loro: valigie, borse e tutta quella tipica attrezzatura da viaggio che solitamente serve a rendere più confortevole la nostra esperienza.
Chi non ha una borsa da toilette (o beauty case)? Per non parlare dello zaino da trekking o escursionismo, ma anche cuscini da viaggio gonfiabili, mascherine per dormire, lucchetti per la valigia, l’immancabile powerbank, ma anche salviette e tovaglioli di ogni tipo, set di asciugamani da viaggio, e così via fino agli accessori per bambini, come i seggiolini pappa pieghevoli o il kit per il cambio pannolino da viaggio. Tutto ciò solo per fare qualche esempio.
Non dobbiamo dimenticare che ogni oggetto che possediamo ha un ciclo di vita che va oltre il semplice uso quotidiano. Considerare l’ecosostenibilità significa anche pensare a come questi oggetti vengono prodotti, utilizzati e, infine, smaltiti. Cosa fare però se questi beni si rompono o non ci servono più? Non essendo beni che maneggiamo tutti i giorni qualche dubbio può venire. Ecco quindi alcuni consigli da seguire!
Valigie, borse e zaini rotti o da dar via, cosa fare?
Quanti di noi hanno una valigia con una ruota rotta o uno zaino con una zip che non funziona più? Spesso, la risposta immediata alla domanda “che fare” è sostituirli con nuovi articoli. Tuttavia, questa scelta è sempre la meno sostenibile e spesso neppure la più economica.
In molte situazioni, questi difetti possono essere riparati con costi e sforzi minimi. Ad esempio, molte città hanno negozi specializzati nella riparazione di valigie e zaini, in cui si possono sostituire ruote, manici e cerniere, rendendo l’articolo di nuovo funzionale. In questo modo, non solo risparmiamo denaro, ma contribuiamo anche a ridurre la quantità di rifiuti. Ogni volta che si ripara un oggetto anziché sostituirlo, si contribuisce a ridurre la nostra impronta ecologica.
Se invece fossero irreparabili o se comunque da buttare? In questo caso è necessario fare un distinguo. Le valigie, essendo voluminose, non possono essere conferite nella normale raccolta del secco (indifferenziato), ma vanno portate all’isola ecologica. Uno zainetto o un beauty invece – come si legge su Junker app – se ancora in buone condizioni può essere conferito nella raccolta del tessile. Altrimenti potrà essere conferito nell’indifferenziata.
Se invece la vostra necessità è solamente quella di ottenere nuovo spazio in casa ma tali borse sono ancora in buone condizioni, potreste optare per donarle ad associazioni o rivenderle. Attenzione però che alcuni prodotti hanno una stagionalità. Una valigia è più facile che venga comprata prima dell’estate e quindi che i negozianti dell’usato vi chiedano di ritornare in primavera.
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Lucchetto e chiave della valigia o di una catenella
Se imbarchi i bagagli o leghi la tua attrezzatura da mare quando la sera la lasci fuori casa, probabilmente in viaggio avrai con te almeno un lucchetto con le chiavi, che solitamente sono di metallo. Ove capitasse che si guastino, si spezzino o si perdano dei pezzi… che fare? Essendo piccoli oggetti di metallo… possono essere riciclati. Ebbene sì! Portali al centro di raccolta oppure, come spiega Junker app, conferiscili insieme alle lattine e ai metalli. Non gettarli nell’indifferenziato: anche se sono piccoli, sono preziosi!
Cuscino da viaggio e mascherina per gli occhi… che fine fanno?
A dire il vero la risposta a questo quesito è un po’ complessa. Noi proviamo ad andare un po’ a intuito ricordandovi di controllare sempre cosa dice il sito o la app di riferimento del vostro Comune (e nel caso in cui abbiate informazioni certe… scriveteci!). Una banale mascherina per gli occhi solitamente è di stoffa e quindi ove si rompa e non sia più ricucibile, probabilmente potrà essere smaltita con i rifiuti tessili. Sul classico cuscino da viaggio a forma di U le ipotesi sono davvero molte. Se è uno in pvc gonfiabile, potrà essere buttato (da sgonfio) con molta probabilità nell’indifferenziato, divenendo un rifiuto di piccole dimensioni. Quelli invece con l’esterno di stoffa belli imbottiti – in base alla indicazioni di Junker app – rientrerebbero tra gli ingombranti e quindi andrebbero portati a un centro di raccolta.
Se però fosse uno di quei cuscini riempibili che oggi vanno di moda per risparmiare spazio in valigia? Di fatto potremmo equipararli ai marsupi e quindi se in buono stato potranno andare assieme al tessile e agli abiti usati. In cattivo stato o sporchi, nell’indifferenziato.
Powerbank! Mai senza. Ma se si rompe?
Un’altra immancabile compagna di viaggio solitamente è la batteria portatile. detta anche powerbank. Le gite giornaliere, la voglia di selfie o la necessità di rimanere connessi per le urgenze del lavoro fanno sì che solitamente si parta con almeno uno di questi dispositivi con noi. Se però si rompono, tocca ammettere che questi sono di difficile riparazione (per quanto potreste provare a chiedere al repair café più vicino, mentre assolutamente non è sicuro il provare a ripararli da soli a meno che non si sia dei veri esperti).
Ove non ci sia modo di far ripartire la batteria, dove si butta? Solitamente la parte esterna è in metallo o in plastica ma questo non ci deve indurre in errore! La risposta giusta è… che siamo di fronte a un vero e proprio RAEE: rifiuto da apparecchiatura elettrica o elettronica. Non andrà quindi né in plastica e metalli, né nell’indifferenziato. Potremo far valere la legge dell’uno contro uno quando ne acquistiamo uno nuovo conferendo il vecchio al rivenditore o, altrimenti, ricorrere alla normativa dell’uno contro zero visto che siamo di fronte a un piccolo dispositivo (sotto i 25 cm) e consegnarlo a uno dei megastore che sono obbligati al ritiro. Altrimenti vi è sempre la validissima ipotesi della consegna presso un centro di raccolta. Mai però lasciarli nel cassetto a prendere polvere. La scelta più ecologica infatti sarà sempre quella di conferirli per consentire di recuperare i preziosi materiali che sono all’interno e far smaltire il resto in sicurezza.
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Gli ultimi consigli sono per l’acquisto del nuovo
Ove ciò che buttate vada sostituito, ricordatevi di puntare sulla qualità e l’ecosostenibilità fin da ora, con un occhio al futuro. Preferite – laddove sia possibile – beni di facile riparazione, quelli per i quali esistono pezzi di ricambio. Puntate sulla robustezza e modularità, fate poi una ricognizione marchi che adottano pratiche sostenibili. Molti brand stanno adottando politiche di produzione più green, utilizzando materiali ecosostenibili, riciclati e offrendo tutorial o servizi di riparazione (come nel caso di Patagonia). Supportare questi marchi non solo incoraggia pratiche sostenibili, ma invia anche un segnale ai produttori tradizionali sull’importanza di cambiare strada e puntare dritti a modelli di economia circolare.
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