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domenica, Dicembre 15, 2024

I 10 anni del Festival di Giacimenti Urbani a Milano, tra riuso, cinema e meditazione

Dal 15 e fino al 26 novembre, a Milano (Cascina Cuccagna, Ex Macello e quartiere Molise-Calvairate) si tiene la decima edizione del festival di Giacimenti Urbani, con una mostra e un’asta, incontri e talk. Ne parliamo con Donatella Pavan, presidente dell'Associazione Giacimenti Urbani

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

A Milano dal 15 novembre scorso ha preso il via il 10° Festival di Giacimenti Urbani. Il festival – prodotto e ideato dall’Associazione Giacimenti Urbani nell’ambito della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) e di BookCity Milano – prosegue fino al 26 novembre (qui i dettagli) con un intenso palinsesto di eventi collettivi, una mostra e un’asta, incontri e talk di sensibilizzazione ambientale, appuntamenti BookCity Milano, laboratori, visite guidate e workshop, nei tre luoghi della città: la storica sede di Cascina Cuccagna, un ritorno all’Ex Macello e nel quartiere Molise-Calvairate.

Ne parliamo con Donatella Pavan, presidente dell’Associazione Giacimenti Urbani.

Donatella, il Festival di Giacimenti Urbani compie 10 anni. I compleanni sono sempre occasione di bilanci: vogliamo provare a fare un bilancio del festival?

Direi che l’urgenza che sentivo di occuparmi di riduzione dello spreco di risorse aveva un suo perché: in questi 10 anni di Festival e di storia dell’associazione Giacimenti Urbani – il nome nasce da un’intervista fatta da me per un femminile al direttore generale di Conai Giancarlo Longhi – sono tantissimi i fronti che abbiamo aperto per fare azioni di prevenzione e trovare nuove destinazioni d’uso all’esistente.

Abbiamo lavorato molto sul tema del riuso in alternativa all’usa e getta, con sperimentazioni sul riutilizzo del packaging, sul recupero di beni da destinare altrove – l’ultimo caso è la nostra attività all’Ex Macello di Milano dove abbiamo cercato di selezionare dei beni mobili da salvare prima delle demolizioni. A livello locale cerchiamo di mettere in connessione la domanda di chi ha bisogno con l’offerta di chi deve svuotare case, parlando di arredi, ma non solo.

Direi che quello che tentiamo di fare è di attivare delle azioni di sensibilizzazione e di economia circolare dal basso avendo come riferimento le più avanzate normative europee e internazionali sul tema riduzione dei rifiuti. Un po’ come era accaduto nel 2013, quando l’evento Giacimenti Urbani nasce proprio come uno dei tasselli della European Week for Waste Reduction.

Il decennale capita in una sorta di allineamento astrale: il voto (domani) al Parlamento europeo sul regolamento imballaggi (PPWR), la recente pubblicazione del decreto per la preparazione al riutilizzo e i lavori sul trattato globale sulla plastica. Partiamo del decreto: perché è importante che sia stato finalmente pubblicato? Che idea ve ne siete fatti?
Il decreto per la preparazione al riutilizzo è un passaggio normativo imprescindibile per poter davvero “fare economia circolare”. Ci è capitato qualche anno fa di collaborare con l’olandese Harvest Map, la piattaforma costituita da un gruppo di architetti dove è possibile cedere sottoprodotti di lavorazione e avanzi di magazzino. Noi ci siamo occupati di farne l’edizione Italiana: la cosa si è dovuta fermare anche perché il nostro quadro normativo rischiava di catalogare le azioni di mediazione come traffico illecito di rifiuti. Ora tutto inizia ad essere più semplice.

Altro tassello fondamentale, sul quale stiamo lavorando tanto, il tema del packaging monouso. Noi crediamo che sia obbligatorio rinunciare ad uno stile di vita usa&getta per le urgenze ambientali che incombono e siamo felici che ci venga in aiuto il Plastic Pollution Treaty con vincoli in merito, idem per il PPWR: se l’Italia non è ancora pronta per integrare anche il packaging riutilizzabile nella propria strategia di riduzione degli imballaggi, probabilmente sarà costretta a farlo comunque perché lo imporrà il Regolamento Europeo.

Leggi anche lo SPECIALE | Regolamento Imballaggi

Veniamo allora al Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR), al voto domani all’Europarlamento. Della proposta di regolamento in Italia si è parlato solo nella chiave di uno scontro tra riuso e riciclo. Perché secondo voi si è arrivato a questo scontro? Provocatoriamente: cosa è più importante, il riciclo o il riuso?  
Io credo che si sia arrivati a questo scontro perché il sistema di EPR italiano (Extended producer responsibility), che è stato sicuramente innovativo ed efficace quando è nato in piena emergenza rifiuti negli anni ‘90, non ha mai tenuto presente il tema della riduzione e si è sempre solo limitato a gestire raccolta e riciclo dei rifiuti. Mi sembra che forte di questo sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, l’Italia si sia arroccata su posizioni di conservazione dello status quo che va comunque rivisto.

Per noi tutte le R dell’economia circolare hanno valore, ma nell’ordine previsto dalla Gerarchia europea dei Rifiuti, dove la Riduzione e il Riuso vengono prima del Riciclo, e il Riciclo è sinergico alle prime due R.

Cosa vi augurate per il Trattato globale sulla plastica, su cui proprio in questi giorni a Nairobi sono riprese la trattative? 

Speriamo che sia davvero cogente ed efficace, e che entro il 2040 si riesca a tagliare la produzione di packaging in modo significativo.

Leggi anche: Sulla plastica progressi troppo lenti. Il report della Ellen MacArthur Foundation

Il festival quest’anno prevede anche dei momenti di meditazione. Perché meditazione in un festival che si occupa di economia circolare e riuso?

Perché dopo 10 anni di attività siamo giunti alla conclusione che non è possibile cambiare il mondo se ognuno non è disposto a cambiare se stesso ritrovando il legame profondo con il Pianeta in cui vive, la Natura/l’Universo/Anima del Mondo, in modo da aderire in modo più diretto e autentico alle proprie istanze.

Donatella, nel festival si parla anche di disaccoppiamento tra la crescita economica e il consumo di risorse. Una recente indagine ha coinvolgi gli scienziati che, da diversi punti di vista e da diverse parti del globo, si occupano di clima e ha fatto emergere i dubbi di questi ricercatori sulla possibilità di una crescita economica che sia sostenibile. Voi che ne pensate? La crescita senza fine può essere sostenibile?  
Io credo che la crescita senza fine non possa essere sostenibile, se per crescita intendiamo quel processo che prevede una continua estrazione di risorse – i processi estrattivi comportano oltre il 50% delle emissioni di CO2 -, viceversa se parliamo di una crescita che utilizza l’esistente, ciò che già è stato estratto e prodotto, allora io penso che ce la si possa fare. È chiaramente un cambio di paradigma, che io trovo una sfida affascinante.

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Durante il festival vi occupate anche di ecologia al cinema “dai Lumiére alla Marvel”
A dire il vero non ce ne occupiamo noi, ma siamo felici di poter ospitare la presentazione di alcuni appuntamenti BookCity Milano a tema ambientale, tra questi c’è “Ecovisioni” di Marco Gisotti – Ed. Ambiente. Che fa una rassegna di film dove ecologia e cinema vanno di pari passo. Parte proprio dalla considerazione che uno degli operatori dei fratelli Lumière in giro per il mondo, Kamill Serf, riprende un pozzo di petrolio in fiamme a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Si tratta di una semplice ripresa di 36 secondi, ma è quella che il cineasta e critico francese Bertrand Tavernier definì “il primo film ecologista mai realizzato”

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