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Erion, la realtà di cui faccio parte, è una organizzazione senza fini di lucro la cui missione è realizzare sistemi di Responsabilità estesa del produttore che puntino a minimizzare l’impronta ambientale della gestione del fine vita dei beni immessi sul mercato. Per questo, siamo molto sensibili a tutte quelle misure che possono favorire l’affermazione dell’economia circolare ed il conseguimento degli obiettivi climatici di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030.
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L’auspicio
Il nostro auspicio è che il prossimo Governo sia in grado di dare un forte impulso alle iniziative a favore del settore del riciclo, dell’eco-design e della decarbonizzazione dell’economia, perché non siamo i soli a ritenere che – almeno fino ad oggi – è mancata nei partiti una visione di lungo periodo, essenziale per raggiungere con successo gli impegnativi obiettivi fissati dagli accordi internazionali e dal Green Deal Europeo.
Quale evoluzione potremo aspettarci? Leggendo i programmi elettorali si trovano senza dubbio idee valide, ma nella grande maggioranza dei casi mancano indicazioni concrete sugli strumenti da adottare per raggiungere gli obiettivi.
Nel nostro ruolo di leader tra i sistemi collettivi dei produttori, quello che chiediamo è una politica concreta e credibile, capace di realizzare la transizione ecologica, sociale ed economica di cui l’Italia ha bisogno, facendo leva sulle competenze, sulla scienza e sulla partecipazione di tutti i soggetti interessati, a partire dalle imprese e dai cittadini.
Crediamo fortemente nelle rinnovabili, dove si può e si deve cambiare passo, e riteniamo che sia fondamentale una legge per la protezione del clima, che fissi target ambiziosi e definisca con chiarezza gli strumenti necessari a raggiungerli.
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L’economia circolare e la politica industriale
Per quanto riguarda l’economia circolare, settore in cui siamo protagonisti, si rende evidente la necessità di procedere dal “dire” al “fare”. Serve più coraggio nel realizzare rapidamente gli impianti di riciclo la cui assenza penalizza il nostro Paese e lo rende più vulnerabile in relazione all’accesso equo e competitivo ai mercati delle materie prime critiche. Occorre inoltre favorire, anche con incentivi fiscali, l’utilizzo di materie prime seconde per la fabbricazione dei prodotti così da incoraggiare nei consumatori – sempre più parte attiva nell’affermazione dei modelli circolari – acquisti a minor impronta ambientale e più elevata qualità ecologica.
Per fare queste trasformazioni serve una politica industriale di lungo periodo e un piano attuativo robusto e credibile che sia capace di accelerare sull’attuazione del PNRR, adeguandolo alle nuove sfide. L’emergenza energetica va affrontata adottando le rinnovabili anche come concreta misura contro la crisi geopolitica, introducendo al più presto un “tetto” sul prezzo del gas e sganciando il suo prezzo dal costo dell’energia, impegnandosi a operare in stretto coordinamento con i nostri alleati europei.
Mentre è positivo il fatto che nei loro programmi tutti i partiti affrontino la crisi energetica e, in misura minore, quella climatica, è altrettanto vero che il livello di priorità assegnato a questi temi e le proposte di azione siano piuttosto differenziati. Resta il fatto che, chiunque vada al governo del Paese si troverà ad affrontare i pesanti impatti della grande crisi climatica, strettamente connessa alla crisi energetica ed ecologica, con forti ripercussioni sull’economia e sulla società. Quando si dovrà passare dalle parole ai fatti, poco conteranno le dichiarazioni programmatiche. Sarà necessaria determinazione e preparazione, dimostrare di avere le idee chiare su come mettere in atto le soluzioni più efficaci, dotandosi delle persone e delle competenze giuste per massimizzare la possibilità di raggiungere i molteplici, complessi e interconnessi obiettivi che l’Italia e l’Europa hanno difronte. Obiettivi che – campagna elettorale a parte – non possiamo permetterci di mancare.
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