Quando si pensa a tanti inutili fogli stampati negli uffici di tutto il mondo il primo pensiero va naturalmente allo spreco di carta, ma non è l’unico aspetto ad avere un impatto sul pianeta, perché per stampare serve anche l’inchiostro. E se fortunatamente grazie al digitale si sta riducendo la quantità di carta consumata e sempre più spesso anche le case editrici usano carta riciclata, le cartucce delle stampanti restano uno di quei problemi piccoli a vederli singolarmente, ma che assumono dimensioni significative una volta sommati contando tutti i cittadini, le aziende e gli enti pubblici.
Con lo scopo di migliorare il riutilizzo e il riciclo delle cartucce per stampanti fino a riutilizzarle dieci volte e gestire in maniera più efficace le cartucce esauste in modo da ridurre gli sprechi è stato avviato il progetto Life New4Cartridges, finanziato dal programma Life20 dell’Unione Europea. L’evento di presentazione si è tenuto il 27 giugno a Milano e poi a Sesto San Giovanni, dove si trova la sede dell’azienda Eco Store, specializzata nella vendita di consumabili rigenerati per stampanti, uno dei partner del progetto insieme a Berg Phi, altra azienda nel campo del recupero delle cartucce di stampa.
Un fenomeno più esteso e con più impatti sull’ambiente di quanto si pensi
Prima di entrare nel dettaglio del progetto, è utile avere un’idea del fenomeno e di quali siano i principali impatti ambientali. Un singolo cittadino in una nazione dell’Unione Europea in media acquista, utilizza e getta una cartuccia per stampante all’anno. Se si sommano le aziende e gli enti pubblici, ogni anno vengono acquistate circa 370 milioni di cartucce. In Italia si stima che siano in uso 4,5 milioni di stampanti laser, con una vendita annuale di 900.000 dispositivi e un consumo di 7-8 milioni di cartucce laser. Ogni anno, circa 30 milioni di cartucce a inchiostro e 10 milioni di cartucce toner vengono gettate nelle discariche.
Eppure una migliore gestione sarebbe una necessità impellente per l’ambiente perché, sebbene siano molto piccole, le cartucce causano gravi impatti ambientali. È stato calcolato che ogni nuovo ciclo di utilizzo della cartuccia è responsabile di circa 0,48 kg di CO2eq e dunque contribuisce a un aumento potenziale del riscaldamento globale. C’è poi da considerare il notevole spreco di risorse e materiali, visto che una cartuccia è composta in media da 30 grammi di plastica e un grammo di metalli molto richiesti sul mercato, come rame e alluminio, che potrebbero essere riutilizzati grazie alla rigenerazione della cartuccia stessa.
Inoltre, i residui di inchiostro presenti nelle cartucce contengono diverse sostanze chimiche pericolose e tossiche che sono rilasciate nell’ambiente una volta dismesse e possono contaminare il suolo e l’acqua quando giungono in discarica. E anche nel caso in cui le cartucce vengano incenerite c’è il rilascio di composti organici volatili e metalli pesanti che inquinano l’aria. Perché una cartuccia si decomponga completamente, invece, servirebbero mille anni.
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Le barriere al riutilizzo: tecnologiche ed economiche
Insomma, riutilizzare le cartucce è sicuramente l’opzione migliore. Il potenziale per migliorare c’è, visto che i tassi di riutilizzo sono bassi: solo una su cinque, circa il 20% del totale, viene rigenerata: ma sono due gli ostacoli principali da superare. Il primo è legato alle attuali procedure di rigenerazione poco avanzate o scalabili. Infatti, nonostante le cartucce possano essere solitamente rigenerate fino a un massimo di tre volte, la pratica comune consiste nel rigenerarle una sola volta. Per rigenerare una cartuccia è necessaria una fase di pulizia che richiede molta acqua (70 ml per cartuccia), utilizza solventi chimici (2 ml per cartuccia) e spesso causa la dispersione incontrollata di residui di inchiostro nell’ambiente.
La seconda barriera è una conseguenza del mercato dei materiali di consumo per stampanti, che è dominato dagli Original Equipment Manufacturers (OEM). Per loro il riutilizzo non è certo economicamente vantaggioso e perciò c’è il rischio che mettano ostacoli alla rigenerazione. I produttori scoraggiano il ricondizionamento delle cartucce sostenendo che queste ultime offrono prestazioni inferiori rispetto alle nuove. Per ostacolare ulteriormente il riutilizzo, spesso introducono i cosiddetti “chip killer”, che rendono le cartucce inutilizzabili se alterate, impedendo così il riutilizzo.
Infine, attraverso i loro programmi di ritiro, gli OEM eliminano sostanzialmente una grande quantità di cartucce dal flusso di rigenerazione. Ecco dunque la necessità di cambiare il contesto: “Il progetto Life New4Cartridges – commenta Alessandro Gerardi, amministratore unico di Eco Store Srl – fornirà la prova di un approccio sostenibile ed economicamente vantaggioso per ribaltare il paradigma adottato dagli OEM”.
Il progetto Life New4Cartridges supera gli ostacoli
Se si vuole promuovere l’economia circolare, servono dunque nuove tecniche di rigenerazione e modelli di business più efficienti e scalabili. Il progetto Life New4Cartridges punta a superare questi ostacoli e a fornire una soluzione innovativa sia per l’upcycling delle cartucce riutilizzabili esauste, sia per il riciclo di quelle non più adatte al riutilizzo, perseguendo così una strategia zero sprechi. Gli obiettivi principali che i due partner di progetto, Eco Store Srl e Berg Phi, sono sostanzialmente tre. Eco Store svilupperà un processo di rigenerazione semi-automatizzato delle cartucce d’inchiostro in sostituzione dell’attuale flusso manuale, consentendo di riutilizzare la stessa cartuccia fino a dieci volte invece dell’attuale limite di tre volte.
L’altro obiettivo sarà migliorare il processo di pulizia al fine di eliminare i residui di inchiostro dalla cartuccia senza utilizzare prodotti chimici, grazie a una nuova procedura. Con il processo ideato dalle due aziende sarà possibile risparmiare il 99% del consumo di acqua, eliminare i solventi chimici e aumentare del 20-25% la capacità di riempimento del serbatoio d’inchiostro e delle cartucce. Infine le cartucce non più riutilizzabili saranno riciclate per produrre materie prime secondarie di alta qualità, attraverso una tecnologia sviluppata da Berg Phi.
“Grazie a questo progetto – conclude Alessandro Gerardi di Eco Store – la consapevolezza della società e dei consumatori potrebbe essere portata a un livello superiore e la discussione politica potrebbe essere focalizzata su un paradigma più sostenibile, cercando così di incoraggiare cambiamenti negli atteggiamenti dei consumatori, ispirare comportamenti più responsabili dal punto di vista ambientale e stimolare gli investimenti europei in tecnologie innovative eco-compatibili”.
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